Effetto Bilbao – Come l’architettura può stimolare il turismo


Si parla di effetto Bilbao dopo l’inaugurazione nella città basca, il 19 ottobre 1997, del museo Guggenheim.  Opera dell’architetto nordamericano Frank O. Gehry, questo non solo segna lo spartiacque per quel che riguarda la riqualificazione urbana, ma scardina l’idea stessa di museo.

Il tutto grazie a un edificio.

Che cos’è l’Effetto Bilbao?

L’espressione Bilbao effect è quel processo per il quale delle architetture spettacolari contribuiscono allo sviluppo economico della città. Prima dell’avvento del Guggenheim, Bilbao era un polo industriale in declino, con un alto tasso di disoccupazione e di tossicodipendenza.

bilbao - il museo visto dal fiume Nervión

L’esterno dell’edificio è ricoperto da squame di titanio (Credits: David Vives da Pixabay)

Il primo anno di apertura del museo fece registrare circa un milione e mezzo di visitatori – il triplo dei di 500mila previsti – fino ad arrivare, nel 2017, a generare un indotto turistico di circa 400 milioni di dollari.

Ovviamente non è solo merito del museo, ma di una serie di politiche lungimiranti attuate dall’amministrazione locale per riqualificare la città. Questo effetto riguarda il saper attrarre beni immateriali, come pubblicità e flussi culturali e re-inserire la città nei circuiti internazionali innescando un circolo virtuoso di crescita.

La messa in scena dell’architettura

Per descrivere l’architettura del Guggenheim di Bilbao bisogna spesso affidarsi a metafore, in quanto il suo fascino è anche nella volatilità della sua immagine. Alcuni ci vedono un pesce, un fiore, una nave fantasma, una nuvola o un corpo in movimento.

Non potrebbe essere altrimenti per un capolavoro dell’architettura decostruttivista – di cui però Gehry non si sente un rappresentante – dove le regole compositive vengono, apparentemente, abbandonate. Non c’è relazione tra forma e funzione, manca ogni riferimento a una coerenza strutturale che per forza di cose rimane nascosta.

bilbao - l'ingresso del museo

Davanti all’ingresso del museo si trova la più famosa delle 8 copie dell’opera “Maman” di Louis Bourgeois, un ragno in bronzo alto 10 metri (Credits: javier alamo da Pixabay)

Ma è proprio in questa ambiguità che sta la forza del museo: ognuno gli attribuisce l’immagine preferita e la visione di Gehry è piaciuta all’ex direttore della fondazione Guggenheim, Thomas Krens. Krens affermò che il museo di Bilbao sarebbe diventato l’esempio di quello che una istituzione museale dovrebbe essere nel XXI secolo.

Si fa spazio in questo periodo l’idea di un museo in franchising, come una catena di fast food che concede il marchio a diverse filiali nel mondo. Pensate ad esempio al nuovo Louvre di Abu Dhabi, progettato da Jean Nouvel, o al nuovo Guggenheim, sempre nella città araba e sempre progettato dallo stesso Gehry, attualmente in corso di completamento.

Altri esempi di effetto Bilbao

In tutto il mondo si è provato o si sta provando a replicare l’effetto Bilbao. Come visto sopra, si punta spesso alle grandi firme dell’architettura internazionale per spettacolizzare intere parti di città.

Puppy di Jeff Koons fa la guardia davanti al museo (Credits: Fernando Villadangos da Pixabay)

Pensiamo – per esempio – a Salerno, dove sono stati chiamati a lavorare Zaha Hadid, David Chipperfield, Jean Nouvel, Ricardo Bofill, Massimiliano Fuksas, Santiago Calatrava e Richard Rogers. Ma quello che funziona su di un determinato territorio (avvertono gli economisti) non sempre si può esportare in un altro.

Per questo è importante studiare a fondo i fattori di successo che hanno funzionato per Bilbao – e non solo i numeri – per poter ricreare buoni progetti, indipendentemente dalla firma dell’architetto.

Pintxo e stelle Michelin: l’importanza della gastronomia

Ma come sempre in questa rubrica non ci limitiamo a descrivere la bellezza di una città senza dare uno scorcio alla sua offerta enogastronomica, sempre importantissima. Sapevate infatti che i Paesi baschi hanno la più alta concentrazione di stelle Michelin pro capite al mondo? La tradizione culinaria, che ha qui radici molto profonde, ha saputo rinnovarsi con proposte di livello altissimo.

Simile alle tapas spagnole (delle quali avevo parlato in questo articolo) nelle vetrine dei bar di Bilbao potrete trovare i pintxo – o pincho – degli stuzzichini che accompagnano di solito l’aperitivo. I più tradizionali sono costituiti da una fetta di pane con sopra i più svariati ingredienti come olive, formaggi, salumi, pesce, tortilla di patate. La regola è che devono essere mangiati in un boccone, massimo due.

Ma data la sua versatilità e la teorica infinita combinazione possibile di ingredienti, per molti chef è diventato un esercizio di creatività.

Scoprire Bilbao bar dopo bar, o pintxo dopo pintxo, sarà un modo molto divertente di vivere la vostra avventura nei Paesi baschi.

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