Passaporto vaccinale: una speranza per tornare a viaggiare?


Per salvare l’estate, e il turismo, la Commissione europea lancia l’idea del passaporto vaccinale per poter permettere la libera circolazione delle persone dentro l’Unione Europea senza sottostare alle limitazioni sanitarie che i singoli Paesi impongono alle persone in entrata.

In Italia, al 18 aprile, la percentuale della popolazione vaccinata contro il Coronavirus è del 7,33 % secondo i dati del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministero della Salute. In Germania è del 6,48 %, in Francia del 6,27 % (Fonte: Our World in Data). Con la campagna vaccinale iniziata ufficialmente in Europa a fine dicembre scorso i risultati non sono sicuramente incoraggianti.

Con tutti i problemi relativi ad approvvigionamento delle dosi, effetti collaterali e una generale disorganizzazione e disinformazione, sembra lontano l’obiettivo previsto di raggiungere una percentuale di popolazione vaccinata tale che si possa tornare alla normalità.

Il passaporto vaccinale: da Israele a New York fino alla Danimarca

Già a partire dallo scorso febbraio, Israele ha istituito il proprio passaporto vaccinale, detto green pass.

Questo permette di muoversi liberamente all’interno dello Stato mostrando tramite app il proprio status di vaccinato. Il pass si ottiene dopo che aver ricevuto la seconda dose di vaccino oppure dichiarando di essere guariti dalla Covid. Similmente, anche città come New York e alcuni Stati europei come la Danimarca si sono dotati di questi strumenti.

Nella città di New York è stata sviluppata un’app per cellulari chiamata Excelsior Pass, dove si possono caricare tutti i dati sanitari dell’individuo. Inclusi tamponi e vaccinazioni. Basta mostrare il codice Qr che verrà poi validato. Qualche sperimentazione si è già avuta per una partita dei Buffalo Bills a gennaio, in cui i partecipanti sono stati monitorati per le due settimane successive. La percentuale di trasmissione del virus è stata dichiarata trascurabile.

La Danimarca invece ha proposto un vero e proprio passaporto vaccinale, in digitale o cartaceo, che permette di entrare in alcuni negozi o fare certe attività.

La proposta europea: il Covid-pass

Su questa onda anche l‘Unione europea sta pensando di istituire un passaporto vaccinale, soprattutto per salvare l’industria del turismo oramai al collasso.

Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea e commissaria alla concorrenza, afferma che l’occupazione di molte persone dipende proprio da questo.

Il passaporto dovrebbe entrare in funzione entro giugno e permetterà di non sottostare alle diverse regole sanitarie per chi viaggia attraverso l’Unione.

Le tre possibilità sono essere completamente vaccinati, essere guariti di recente dall’infezione o essere negativi a un tampone eseguito nelle 72 ore precedenti.

Le problematiche: etica, privacy, non contagiosità

Ovviamente non mancano i dubbi degli esperti, di diversa natura.

Innanzitutto vi sarebbe un problema etico: il passaporto vaccinale discriminerebbe chi non si è potuto ancora vaccinare. Non essendo una libera scelta, non si dovrebbero poter collegare diritti a questa condizione finché non saranno disponibili dosi per ogni cittadino. Per questo motivo anche l’Oms, per ora, ha sconsigliato l’utilizzo di questi mezzi, soprattutto per i viaggi internazionali.

Poi vi è una questione di privacy. I dati sanitari sono dati sensibili e mostrare a chiunque quando e che tipo di vaccino si è ricevuto può non essere proprio il massimo. La proposta europea sarebbe quella di mettere in condizione gli Stati di poter validare il certificato tramite un codice univoco e una firma digitale di cui sarà dotato. In questo modo gli Stati membri non tratterranno, né leggeranno le informazioni dei cittadini, ma semplicemente controlleranno la validità del documento tramite un dispositivo elettronico d’accesso detto gateway. 

passaporto vaccinale - protocolli per destinazioni sicure

(Credits:Foto di Klaus Hausmann da Pixabay)

Infine i dubbi più grandi rimangono sull’effettiva non contagiosità dopo il vaccino o la guarigione della Covid. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie afferma che non vi sono ancora abbastanza dati per dimostrare la non contagiosità dopo il vaccino, o per lo meno la sua durata.

Si sa solo che questa è a un livello inferiore, ma non si conosce con esattezza in che misura.

Il passaporto vaccinale italiano e la preoccupazione degli operatori turistici

Notizia di qualche giorno fa è la proposta del presidente del consiglio Mario Draghi di creare un pass italiano per permettere di spostarsi tra le regioni. Sul modello di quello europeo, dovrebbe permettere l’accesso a eventi, negozi, ristoranti, hotel.

La Confcommercio e la Federalberghi hanno però bocciato in pieno sia la proposta europea che quella italiana. Questo perché con la campagna vaccinale che prosegue a rilento si rischia di ridurre ulteriormente il flusso turistico, limitando la possibilità solo alle fasce protette che lo hanno già ricevuto.

La controproposta potrebbe essere quella di creare delle destinazioni turistiche sicure, con protocolli igienici severi e misure precauzionali – come sanificazioni e gel disinfettanti a disposizione degli ospiti. Queste misure sono già state in parte approntate la scorsa estate e credo che possano essere implementate e rese efficaci anche in questa stagione turistica.

Per fare in modo che viaggiare sia di nuovo un diritto di ognuno.

 

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