
Educazione sessuale in Italia (e non solo) – Paesi e culture a confronto
Riassunto della puntata precedente:
Nello speciale 2020 di Discorsivo ho iniziato ad affrontare il complesso argomento dell’educazione sessuale e affettiva. Ho raccontato come, insieme a mio marito, abbiamo scelto di parlare di riproduzione a nostra figlia di due anni.
Siamo hippie? Sconsiderati, esagerati, all’avanguardia, moderni? Le etichette sinceramente ci interessano poco, ma riteniamo che – per il mondo in cui crescerà la nostra bambina – sia fondamentale parlare e discutere apertamente di determinati argomenti.
La sessualità è uno di questi. E parlare di educazione sessuale, in Italia come altrove, è fondamentale.
Nella cultura mozambicana di ieri
Come ho già raccontato in altri articoli, vivere la realtà della coppia mista è spesso complicato. Jo, mio marito, si è formato in un contesto molto diverso dal mio. Temi delicati come questo possono rappresentare un terreno di scontro (o confronto, come preferiamo viverli noi).
In Mozambico, il momento della pubertà è considerato una fase di passaggio per le ragazze, ma non per i ragazzi. Le prime si sottopongono a riti di iniziazione da parte di madri, zie e donne della comunità di appartenenza; ai secondi non è riservata nessuna spiegazione sui prossimi cambiamenti del proprio corpo, il rischio delle malattie sessualmente trasmissibili o gravidanze indesiderate.
Alle ragazze si spiega, a grandi linee, cosa succederà. Dovranno scontrarsi con una presenza mensile difficilmente ignorabile. Dovranno fuggire dal rischio di un figlio indesiderato fuori dal matrimonio. Ai maschi, invece, non viene spiegato nulla. Tabula rasa. In compenso, fratelli e sorelle vengono divisi in casa una volta adolescenti: si può mangiare insieme, ma non si può condividere lo stesso spazio per dormire. Jo è cresciuto con i suoi zii, e non c’è mai stato un momento di confronto con loro riguardo questo ambito specifico, nemmeno una volta grande. Di certe cose non si parlava, punto.
Oggi, rispetto a quando mio marito era ragazzino, la situazione è in fase di evoluzione. Il Ministero dell’Educazione, insieme a diverse Ong, comincia a sostenere campagne di sensibilizzazione nelle scuole: è stata inoltre istituita Educação moral e civica, una materia che si pone come obiettivo quello di approfondire diversi temi, compresi quelli legati a sessualità e affettività.
Questo cambiamento, introdotto negli ultimi anni, ha già prodotto risultati significativi.

I rischi nelle gravidanze precoci, e di conseguenza perché è importante l’educazione sessuale, in Italia come altrove (Credits: Carola Astuni)
Educazione sessuale per promuovere la pianificazione familiare
Countdown 2030 è un consorzio di organizzazioni europee che punta a sviluppare progetti educativi per sostenere la salute sessuale e riproduttiva in diversi Paesi in via di sviluppo. Fra gli Stati partner, troviamo Danimarca, Germania, Olanda. Chissà perché, l’Italia non è presente nell’elenco dei 15 Paesi sostenitori… ma avremo modo di approfondire più avanti.
Sul sito dedicato, troviamo un articolo che racconta l’esperienza presso l’istituto Armando Emilio Guebuza di Maputo, capitale del Mozambico, dove alcuni studenti commentano: “Possiamo condurre una vita migliore se siamo informati”. Emerge, inoltre, come l’introduzione dell’educazione sessuale abbia diminuito drasticamente il numero delle gravidanze indesiderate fra le studentesse della scuola.
Tutto ciò non è per nulla scontato. Soprattutto se consideriamo che fare prevenzione risulta di vitale importanza – come riporta la dottoressa Liliana Praticò, della Ong Medici con l’Africa Cuamm – in un Paese come il Mozambico, in cui il tasso di sieropositivi risulta essere il 13,2% “con picchi in alcune zone fino al 26% della popolazione”.
E la fascia più a rischio è, appunto, quella giovanile.
Gli obiettivi a cui ambire
Io credo, tuttavia, che tutti vogliamo la stessa cosa: il benessere affettivo delle future generazioni. C’è chi ritiene sia sbagliato parlare apertamente di sessualità, chi supporta il contrario. Ma quali sono gli aspetti da tenere in considerazione?
Partiamo da un semplice concetto: quello di prendere coscienza. Se conosciamo, se interiorizziamo, abbiamo la possibilità di essere coscienti di ciò che viviamo in prima persona. Coscienza, però, di cosa?
- Consenso
- Rispetto verbale/psicologico
- Contraccezione
- Aspetti biologici del rapporto sessuale
Quattro macro aree che, interconnesse fra di loro, creano le basi per una conoscenza solida e matura. Da adolescenti, si sperimenta molto spesso senza alcun tipo di conoscenza. Questa ineducazione ha altissimi rischi, sociali ed emotivi.
Alcuni genitori pensano che non spiegando determinati argomenti, non affrontandoli, si “limiti” il terreno su cui i ragazzi si possano addentrare. Della serie “Non sdoganiamo il preservativo, se no faranno sesso con chiunque”.
In Italia (dati epidemiologici dell’Istituto superiore di sanità, non numeri giocati al Bingo) si registra dal 2000 al 2018 un raddoppio di casi di gonorrea e un numero quadruplicato di quelli di clamidia. Nel 2019 l’Hiv, nonostante un calo dei casi, viene diagnosticato in una fase avanzata. La fascia con più incidenza è quella giovanile e, nell’84,5%, si tratta d’infezione contratta tramite rapporti sessuali non protetti.

Manifesto in occasione della giornata di sensibilizzazione contro Hiv e Aids (Credits: Carola Astuni)
Educazione sessuale in Italia: il Belpaese della censura
L’educazione sessuale, se strutturata in termini e modalità adeguate, può non solo prevenire malattie, gravidanze indesiderate e relativo abbandono scolastico, ma anche discriminazioni e violenza, e può incentivare (addirittura!) la parità di genere. Da noi, però, non si fa abbastanza. Come mai? Perché ci ostiniamo a non guardare altri Paesi dove i risultati ottenuti sono eccellenti?
Perché l’Italia è un Paese bigotto. Tutto qui. E lo dico da cattolica, praticante. Ora, senza addentrarci in polemiche di sistema, cerchiamo di comprendere come arginare una piaga sociale di cui non si parla mai abbastanza.
Quasi dieci anni fa lo showman Rosario Fiorello, con il solito fare scanzonato, fece scalpore perché utilizzò il termine profilattico in prima serata su Raiuno e venne accusato di aver mancato di rispetto a famiglie e ragazzi (ma che, davero?!). Però la lap dancer che ci spiega come far la spesa no, mi raccomando.
L’educazione sessuale e l’esempio di Olanda e Germania
In questo servizio di Presa Diretta del 2016, Giulia Bosetti girò l’Italia analizzando quanto questa non fosse pronta a un approccio (qualsiasi!) all’educazione sessuale nelle scuole. La parte più interessante, a mio parere, è quella in cui vengono illustrati i risultati di anni di interventi svolti in Olanda e Germania.

Sex Education – Parliamo di educazione sessuale in Italia e altrove… parodiando il logo dei Sex Pistols! (Credits: Carola Astuni)
Rutgers, l’organizzazione che si occupa di fare formazione agli insegnanti in Olanda, partner della sopracitata Countdown 2030, sostiene che “i bambini si correggono con più facilità in caso di comportamenti scorretti (…), gli insegnanti notano che ci sono meno problemi fra maschi e femmine”. Inoltre, si è visto come l’età del primo rapporto sessuale si sia notevolmente alzata: 17 anni, la più alta in Europa. E la più bassa incidenza di gravidanze fra le adolescenti.
Il servizio venne posticipato in seconda serata perché “non adatto” a un pubblico più giovane. Nulla di scabroso, nessuna immagine sessuale è stata inserita affinché fosse necessario quello slittamento d’orario. Ma questo episodio la dice lunga sulle modalità d’approccio al problema: “Parliamone, ok, ma per carità: che non se ne parli troppo!”.
Numeri su cui riflettere
54 milioni di gravidanze indesiderate. 26 milioni di aborti, 16 dei quali sarebbero svolti in condizioni di rischio. 79mila morti materne.
Queste le cifre della mancata educazione sessuale. I numeri dell’ignoranza che portano a dolore, alla difficoltà delle famiglie, aumentando spesso la marginalità sociale in determinati ambienti e culture. Perché ci ostiniamo a eludere il problema? Quanti sono i genitori che mostrano e spiegano ai figli adolescenti come si usa un profilattico? (e perché quelli che lo fanno vengono additati come libertini, invece che come coscienziosi?)
Io ho paura di questo clima di omertà e del rimando. Mi spaventa perché solo il 15% delle donne in Italia sostiene di utilizzare il preservativo, esponendo se stessa e il partner a tutto ciò che un rapporto non protetto comporta. C’è chi non è d’accordo con la contraccezione dal punto di vista ideologico, del credo religioso. Ma preferiamo davvero non spiegare e continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, sperando che i nostri figli se la cavino? Che superino l’adolescenza senza troppi traumi?
No, io non ci sto. Non so se mia figlia aspetterà l’amore della sua vita per avere il primo rapporto, non so se farà incontri pericolosi o se mi racconterà quello che le passerà per la testa. Non so se ci terrà al corrente delle sue scelte, delle sue paure, dei suoi dubbi. Di dubbi ne abbiamo tanti, come genitori, come esseri umani. Ma una certezza voglio averla: quella di averle dato tutti gli strumenti a mia disposizione per scegliere.
E quella di continuare a combattere, anche con queste righe, affinché i genitori di domani si ricordino delle idiozie compiute da adolescenti, dei rischi corsi inutilmente perché non abbastanza informati.
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