Lavorare in Germania a 23 anni ed essere felici – La storia di Federica


La fuga dei cervelli assale i giovani delle ultime generazioni. A volte però il trasferimento non è dettato dalla necessità, ma dalla passione. Questo è ciò che ci ha raccontato Federica Tupputi, ventottenne originaria della provincia di Torino che è andata a lavorare in Germania.

Vi starete chiedendo se c’è qualche connessione tra me e lei. Ebbene, sì: si tratta di mia sorella! Il motivo principale dell’intervista, però, è che abbiamo trovato nella storia di Federica tutto ciò che secondo noi incarna lo spirito millennial: il sapersi reinventare combattendo per realizzare i propri sogni.

Come ogni generazione, anche noi ci siamo dovuti scontrare con tante difficoltà socio-politiche (la pandemia non ci sta certo aiutando, così come la crisi economica degli ultimi dieci anni!). Per affrontarle, abbiamo ereditato la determinazione dalle generazioni precedenti – ad esempio, da persone come Fernando Buzzi, che è riuscito a fare della sua passione per la musica uno stile di vita conciliandolo con il lavoro e la famiglia. Così equipaggiati, abbiamo tentato di incanalare quella forza nel coraggio di intraprendere nuove sfide. Questo è lo spirito che anima anche noi di Discorsivo. E Marco Frongia, il nostro direttore, mi ha chiesto di condurre insieme questa intervista proprio a mia sorella: perché abbiamo pensato che Federica possa essere un esempio di quello che la nostra generazione può fare per trovare la propria dimensione.

Chi è Federica Tupputi? E quando ha deciso di lavorare in Germania?

La fuga dei cervelli assale i giovani da generazioni. A volte però il trasferimento non è dettato dalla necessità, bensì dalla passione. Questo è ciò che ci ha raccontato Federica Tupputi, giovane ventottenne che è andata a lavorare in Germania.

Federica Tupputi, 28 anni, lavora in Germania dal 2015 (Credits: Federica Tupputi)

Federica ha sentito fin da piccola la passione per la Germania. Ci ha raccontato di averla coltivata negli anni: “Il sabato mattina andavo al Goethe Insitut volontariamente a fare 5 ore di lezione. Avevo 15 anni, ed ero l’unica minorenne!”.

Dopo la maturità, gli studi universitari non portano i risultati sperati, ma proprio in quel momento arriva la sua occasione: “Tramite un conoscente ho avuto l’opportunità di andare a Monaco di Baviera a lavorare per un’attività appena aperta: una rivendita di pasta fresca”.

E qui inizia il viaggio di Federica: vivere e lavorare in Germania non è stato più solo un sogno, ma una realtà concreta e fruttifera. Federica ha infatti aperto partita iva e creato il proprio brand, FedericasFrischePasta.

Di seguito trovate l’intervista che io e Marco abbiamo fatto a Federica qualche giorno fa. Non aggiungo ulteriori spoiler! Buona lettura.

La nostra intervista a Federica

Alessia: Quanti anni avevi quando sei andata a lavorare a Monaco di Baviera?

All’epoca avevo solo 21 anni e avevo da pochissimo lasciato gli studi universitari.

Alessia: E sei rimasta folgorata…

Si, ho subito amato la Germania anche se personalmente non amo Monaco né la Baviera: una piccola cittadina circondata da piccoli paesi. Io ho sempre abitato in un paese nella provincia di Torino, quindi volevo vivere in una città! Infatti all’inizio avevo pensato di aprire la mia attività a Berlino, però mi sono resa conto delle spese troppo alte. Così mi è stato proposto di iniziare a Lipsia e ho accettato. A 22 anni ho aperto la partita Iva e iniziato la mia attività. Ho creato FedericasFrischePasta, un’attività che porto avanti ancora oggi con soddisfazione. 

Marco: Sei ancora a Lipsia?

No, perché purtroppo Lipsia rispecchia una città che deve ancora crescere tanto per diventare cosmopolita. I clienti scambiavano la pasta fresca che vendevo per sapone o cioccolatini! Ho sentito di tutto: persone che hanno cotto i cannelloni in acqua per 30 minuti e poi mi sono venuti a chiedere dove avessero sbagliato! Non è una battuta! È successo! Come quando una cliente mi ha raccontato di aver messo le tagliatelle nella vasca in ammollo… Tutto sommato quella di Lipsia è stata una bella esperienza perché mi ha fatto capire la cosa che più apprezzo della Germania: se c’è una regola viene seguita da tutti. Insomma, hai sempre la sensazione che lo Stato sia presente. Purtroppo non potevo rimanere a Lipsia perché il fatto che la gente non conoscesse il mio prodotto mi stava portando problemi economici. Mi sono dovuta spostare per forza.

Marco: Quindi dove sei andata?

Da Lipsia mi sono trasferita a Francoforte, o meglio a Offenbach am Main, nella prima cintura. La cosa incredibile è che tutto è avvenuto nel giro di una settimana. Ancora adesso ricordo il caos di quel periodo!

Federica vive ora a Offenbach am Main, una cittadina nei pressi di Francoforte.

Francoforte sul Meno (Credits: Federica Tupputi)

Sono venuta qui a Offenbach a cercare una casa da prendere in affitto, e cinque o sei giorni dopo avevo già fatto il trasloco. Devo ringraziare sicuramente la mia famiglia che mi ha supportato fisicamente e mentalmente, ma anche il pastificio che mi ha aiutato con la logistica: avevo 23 anni e prendere tutte queste decisioni in così poco tempo è stato molto complicato.

Alessia: Possiamo dire che tu hai vissuto la Germania dell’Est e la Germania dell’Ovest. Hai trovato qualche differenza tra le due?

Sì, sicuramente. Tutta la parte burocratica di apertura della partita Iva l’ho affrontata nella Germania dell’Est. Ricordo perfettamente che tutto era strutturato: per ogni certificato, autorizzazione, documento che dovevo richiedere c’era un ufficio preposto. Nella parte Ovest per esempio questa organizzazione non l’ho trovata. Vi faccio un esempio: a Lipsia c’era l’ufficio per fare l’iscrizione alla camera di commercio per licenza di vendita al mercato, mentre a Francoforte ho trovato un generico ufficio per l’iscrizione alla camera di commercio.

Marco: Tornando alla lingua: il tuo approccio con il tedesco è avvenuto da piccola. Com’è ora tornare a parlare italiano per te?

Parlo molto in italiano perché la mia è un’attività familiare: del resto mio padre lavora con me. La cosa che veramente trovo complicata è fare lunghi discorsi: come per esempio quest’intervista! Tutte le parole tecniche di cui abbiamo parlato fin qui (come per esempio gli uffici) io di solito le dico in tedesco, ormai, anche nel parlato corrente – sebbene non sia madrelingua tedesca e non lo parli alla perfezione! Mi rendo conto che faccio tanti errori anche in italiano, perché magari nella mia testa traduco dal tedesco all’italiano… o addirittura dal tedesco all’inglese e poi all’italiano!

Marco: Hai iniziato a lavorare in Germania cinque anni fa: c’è stato un momento in questi anni in cui ti sei detta “Ok, è fatta: finalmente sono dove devo stare e sta andando tutto bene”?

Sì, proprio l’anno scorso: stavo facendo una degustazione al mercato e mentre parlavo con una mia cliente e ho visto la sua lista della spesa cartacea… e che i miei prodotti ne facevano parte! Poi li ho visti nella lista della spesa di un’altra cliente, e ora accade tutti i giorni. Devo dire che è gratificante entrare nella routine delle persone. Un’altra cosa che mi ha fatto capire di essere entrata nella quotidianità di molti è stato quando le persone hanno iniziato a riconoscermi. Un giorno ero a fare un aperitivo in centro a Francoforte con degli amici in un locale italiano, esce il cuoco dalla cucina e dice “Ma tu sei Federica, quella che vende pasta fresca al mercato a Offenbach? Sai che ho comprato da te la scorsa settimana perché abbiamo fatto una degustazione?”

Alessia: I social ti aiutano a farti riconoscere?

Moltissimo! Soprattutto per la comunità italiana il social più importate è Facebook: sono entrata a far parte del gruppo Italiani a Francoforte e, tramite un sistema di donazioni, mi aiutano a sponsorizzare la mia pagina. Invece la comunità tedesca mi segue molto anche su Instagram.

Marco: Cosa funziona di più con il pubblico? I social oppure l’italianità del tuo brand?

Di sicuro la cosa che colpisce di più è l’alta qualità dei miei prodotti, ma il fatto che sia accompagnata all’italianità e alla gestione familiare sono la carta vincente. Credo di essergli diventata simpatica, perché quando la mia famiglia è stata separata per le restrizioni da Coronavirus i clienti mi hanno chiesto tutti i giorni come stessi e come stessero i miei parenti in Italia!

Marco: Parlando del tuo rapporto con i clienti, ormai abbiamo capito che ne ha di fedelissimi. Come funziona il tuo rapporto con loro?

I clienti fissi ormai mi chiamano per nome ed è una cosa molto carina da parte loro. Federica in tedesco non è facile da pronunciare. I miei clienti fissi invece hanno imparato e ormai lo scandiscono bene. Sono anche gli stessi clienti che hanno il mio contatto Whatsapp e a cui io invio le ricette. Altri ancora si sono iscritti alla newsletter sul mio sito e ricevono le mie ricette settimanalmente o comunque mi chiedono consiglio quando acquistano. Per esempio: c’è una signora che abita nel mio quartiere e viene spesso al mercato per comprare. Mi chiede sempre: “Ma tua nonna che sugo sceglierebbe per questa pasta?” e allora io mi invento qualcosa! Cerco comunque di rimanere nell’ambito delle cose facili, perché ho capito in questi anni che i tedeschi amano le cose semplici ma gustose. Anche un semplice sugo di pomodoro può essere ideale!

Marco: E riescono a seguire le tue istruzioni?

Certo, devi spiegarglielo in ogni passaggio: la cottura e il condimento della pasta non sono propri cultura tedesca, così come noi in Italia non abbiamo la cultura delle patate come loro qui! Hanno tipi di patate che io non avevo mai visto! Un’altra cosa molto gratificante che fanno i clienti affezionati è inviarmi le foto dei piatti di pasta cucinati da loro. Inoltre In questo periodo di lockdown ho aperto anche il servizio di consegna a domicilio. Moltissimi hanno ordinato ripetutamente e ciò significa che si stanno fidelizzando.

Marco: La classica domanda di chiusura è: progetti per il futuro?

Ce ne sono in realtà: vorrei continuare questa attività nel futuro, ma siccome mio papà andrà in pensione a brevissimo dovrò prendere delle decisioni su come proseguire. Di sicuro voglio ampliare anche la gamma dei prodotti che vendo! Il problema è che ogni ulteriore passo richiede ancora più coraggio di quello che ho avuto fin qui. In questo periodo così complicato poi mi spaventa un po’, mi prendo ancora un po’ di tempo per riflettere sul da farsi.

 

Federica ci ha salutato dicendoci che consiglia ai ragazzi italiani di non rassegnarsi e li sprona a essere indipendenti e intraprendenti. Noi ci siamo divertiti molto nell’intervistarla e speriamo che questo racconto possa ispirare qualche giovane italiano pieno di entusiasmo come Federica.

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