LECLERC – VETTEL: UNA CONVIVENZA TUTT’ALTRO CHE SCONTATA


La coppia di piloti della Ferrari è al centro di numerose voci e commenti da parte di diversi addetti ai lavori nel mondo della Formula 1: da un lato, un Leclerc in forte ascesa, dall’altro il recupero di un campionissimo come Vettel.

Attualmente il monegasco sta vivendo una popolarità inaudita e sconosciuta, ma, oserei dire, meritata: le due vittorie a Spa e a Monza, durante il primo anno in Ferrari, con una vettura palesemente non all’altezza delle ambizioni iridate di inizio anno, potrebbero sancire l’inizio di una folgorante carriera nella massima serie. D’altronde Leclerc si sta comportando come un campione: a Spa vince una gara senza sbavature attraverso il lavoro della squadra e del proprio compagno di squadra, mentre a Monza fa gran parte del lavoro sporco, tenendosi dietro un cinque volte campione del mondo a bordo della vettura più forte dell’intero schieramento. Aggiungo che, proprio come hanno sempre fatto i campionissimi di questo sport, ha dato mostra anche di tutta la sua malizia ed arguzia nell’evitare di tirare la scia al proprio compagno di squadra durante le qualifiche di Monza, gesto per il quale, certamente, nel retrobox, avrà provocato qualche accesa discussione in Scuderia Ferrari.

Questo perché l’altro pilota non è proprio un pilota qualunque: Vettel è quattro volte campione del mondo e sta vedendo sfumare tra le mani la possibilità di vincere un campionato con la Scuderia del Cavallino. Indubbiamente la sua abnegazione e senso di appartenenza ai colori della Ferrari è encomiabile, ma la crisi nella quale è piombato è privo di spiegazioni logiche. Non è un problema di guida, dal momento che, come ha recentemente sottolineato lo stesso Binotto in un’intervista, “non si deve insegnare a guidare ad un quattro volte campione del mondo”. Al momento attuale, Vettel soffre di “impazienza”: tanto più cerca di ottenere un buon risultato, tanto peggiore è il risultato. E’ dal 2016 che Vettel pecca di errori incomprensibili: come non dimenticare la trasferta tra Cina e Russia (due contatti con Kvyat alla prima curva) e a Spa nel 2016, a Singapore nel 2017 e nel 2018 a Baku, Paul Ricard, Hockenheim, Monza, Suzuka, Austin. Quest’anno ha commesso errori a Silverstone e Monza, tamponando o girandosi durante la gara.

Difficile pensare che la colpa sia sempre dell’auto e che Vettel faccia costantemente fatica ad adattarsi all’auto: è improbabile pensare che l’auto venga costruita senza ascoltare le richieste dei piloti, soprattutto quelle del capitano. Magari può capitare che l’auto abbia difetti differenti rispetto a quelli dell’anno prima, ma gli errori di Vettel sono costanti, sia con accanto Raikkonen che, ora, con Leclerc. Altrettanto difficile pensare che la Ferrari non lo aiuti dal momento che è il pilota di punta della squadra: ricordiamo che all’inizio dell’anno Binotto aveva chiaramente ed esplicitamente investito il tedesco del ruolo di prima guida, precisando che Leclerc avrebbe fatto da secondo.

Tuttavia è palese che il monegasco sia veloce e talentuoso, soprattutto nelle lotte ravvicinate con gli avversari: Leclerc, paradossalmente, ha fatto “bene” a ritagliarsi quella pole durante il sabato di Monza perché altrimenti non avrebbe potuto disputare la gara che voleva. Certamente, non è un bene per la Ferrari, soprattutto per il campionato costruttori, ma, almeno dal punto di vista del monegasco, l’azzardo ha ripagato.

Per il futuro, la convivenza sarà da gestire con attenzione: favorire il pilota più veloce o quello più anziano? Preferire le indicazioni del capitano o quelle del pilota del futuro? Solo la pista potrà determinarlo, in maniera inequivocabile.

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