GRAN PREMIO D’ITALIA F1 2019: LECLERC PORTA DI NUOVO LA FERRARI ALLA VITTORIA A MONZA


A Monza, vince Charles Leclerc. Dopo Spa, il giovane monegasco conquista la seconda vittoria in carriera (consecutiva, soltanto in otto prima di lui ci sono riusciti), davanti alle due Mercedes di Bottas ed Hamilton, riportando la Ferrari alla vittoria nel Gp d’Italia dopo l’impresa di Fernando Alonso nel 2010. La gara merita di essere vista perché, soprattutto per i ferraristi, è stata di un’intensità incredibile: Leclerc ha resistito per tutti i 53 giri agli attacchi di Hamilton, prima, e Bottas, poi. Quarto Ricciardo e quinto Hulkenberg, entrambi su Renault, mentre Vettel ha concluso la propria gara a Monza in 13esima posizione a causa di una penalità inflittagli dopo un errore (l’ennesimo) alla Ascari durante il sesto giro. Ma procediamo con ordine ad alcune considerazioni.

In primis, le qualifiche. Sabato pomeriggio, a Monza, è andato in scena uno spettacolo osceno, soprattutto per un pubblico appassionato come quello italiano (non oso immaginare la rabbia del pubblico per aver pagato centinaia di euro per una scena del genere). Durante l’ultima sessione, gli ultimi nove (Raikkonen è uscito in testacoda alla Parabolica), in sei minuti e 35 secondi, non riescono ad uscire in tempo utile per concludere l’ultimo giro alla caccia della pole. Motivo? Nessuno voleva fornire la scia agli avversari, di conseguenza tutti i piloti hanno fatto melina fino al traguardo (soltanto Sainz è riuscito a fare il suo giro, senza però migliorare la sua posizione di partenza). Uno spettacolo ridicolo, con nove titoli mondiali che hanno preferito far una figura misera piuttosto che dimostrare il loro valore. A mio avviso, Vettel, che aveva accusato Leclerc di eccessiva lentezza nei sorpassi (il monegasco, che era in pole, avrebbe dovuto concedergli la scia), ha ben poco da recriminare dal momento che il tempo c’era per uscire: chiaramente il gioco di squadra è importante (a Spa, Leclerc ha vinto grazie a Vettel), tuttavia la colpa per l’intera situazione non è di Leclerc, ma della squadra che non ha ordinato ai piloti di uscire subito per tentare l’assalto alla prima fila.

In gara, a Monza, Leclerc ha sfoderato tutta la sua classe. Lotta, grinta e tenacia. Ha resistito in rettilineo agli attacchi delle Mercedes, dotate di DRS: nonostante l’ala mobile (sistema, a mio avviso, da abolire, perché semplifica il sorpasso, trasformandolo da arte del rischio a mero atto meccanico, repetita iuvant), né Hamilton né Bottas sono riusciti a scalzare Leclerc dalla prima posizione. Encomiabile, inoltre, la difesa su Hamilton alla Roggia: con un leggero spostamento verso destra, ha difeso la posizione sull’inglese, costringendolo a prendere la via di fuga per evitare di perdere troppo tempo. A mio avviso, la Federazione ha fatto bene a non penalizzare (a differenza di quanto accaduto in Canada, purtroppo) Leclerc, rispolverando (giustamente) la bandiera bianco/nera, paragonabile all’ammonizione nel calcio (alla seconda bandiera bianco/nera scatta la squalifica dalla gara). A parti invertite, con Hamilton nelle vesti del difensore, si sarebbe parlato dell’astuzia del campione, della malizia del cannibale, dell’esperienza di cinque titoli mondiali: bene che sia stato un giovane di 21 anni a compierla quella manovra, lo spettacolo nelle prossime stagioni è certamente garantito. Aggiungo, peraltro, che penalizzare Leclerc per una mossa come la sua, sarebbe stato profondamente ingiusto e dannoso per la Formula 1: a Monza non sono avvenuti contatti tra le vetture né Leclerc ha spinto l’avversario fuori dalla pista, anzi, ha difeso tenacemente la propria posizione (Verstappen docet). Non basta avere l’intenzione di compiere il sorpasso o affiancare l’avversario per avere diritto automaticamente alla sua posizione: qualora Hamilton avesse affrontato all’esterno la chicane della Roggia e ci fosse stato un contatto, allora forse sì che si poteva propendere per una penalità ai danni del ferrarista, ma non si è verificato nulla di tutto ciò.  Hamilton ha perso un duello corpo a corpo: fino a qualche gara fa, Hamilton diceva di essere felice di poter battagliare con i giovani come Verstappen o come Leclerc; ora che i duelli li perde, Hamilton dichiara di voler “chiarire privatamente” la questione. Una scena che potrebbe ricordare molto quel colloquio bordo pista tra Senna e Schumacher in occasione del Gran Premio di Francia del 1992…

In casa Ferrari, l’entusiasmo per la vittoria di Leclerc è palpabile, ma già il team radio di Binotto al fresco vincitore rivela l’altro lato della medaglia: “Charles, oggi sei perdonato”. Già, perdonato per l’aver disobbedito all’ordine di “tirare la scia” al proprio capitano, Vettel. Proprio il pilota tedesco della Ferrari incappa nell’ennesimo errore di guida, alla curva Ascari, quando (da solo e senza la pressione di avversari alle calcagna) si gira in testacoda: nella foga di ritornare in pista, non guarda chi sopraggiunge e rischia di scontrarsi con la Racing Point di Stroll, bravo ad evitarlo pur perdendo il controllo della propria auto. Stroll, subito, via radio, definisce Vettel come un “idiota”: peccato che mentre dice questo, nel tentativo di riprendere la corsa, a sua volta, neanche lui controlla chi sopraggiunge, così costringe l’incolpevole Gasly ad allargare la propria traiettoria nella ghiaia della via di fuga. Morale? Penalità di dieci secondi di stop and go per Vettel e drive trough per Stroll.

Come commentare Vettel? L’errore di guida è, ormai ed ahinoi, diventato una routine: evidentemente soffre la pressione psicologica, vuole dimostrare di essere ancora un campione, ma tanto più cerca di strafare, tanto più peggiora le cose. L’errore gravissimo è quello di aver guadagnato la pista mettendo a repentaglio la vita degli altri piloti: rischiava realmente di innescare una carambola, ad una settimana dal tremendo incidente di Hubert a Spa. Non è ciò che ci si aspetta da un quattro volte campione del mondo. La Ferrari ora si deve interrogare se tenere Vettel: il contratto per il 2020 esiste e lo vede ancora nel ruolo di prima guida, ma dopo questa doppietta di vittorie per Leclerc, il suo status vacilla più che mai. Leclerc sta salendo persino nel cuore dei tifosi, al contrario di Vettel che, dispiace dirlo, sembra essere sceso in un vortice di insicurezze e di paure. Alcuni dicono che Vettel sia stato messo in questa situazione proprio da Leclerc, dal momento che non lo aiuta in qualifica o in pista, ma, anzi, duella con lui o lo “condanna” a partire in quarta posizione come a Monza. A mio avviso, i risultati evidenziano una realtà difficile da ammettere: Vettel continua a commettere errori, nonostante Binotto lo difenda e sostenga pubblicamente; Leclerc, dal canto suo, sta dimostrando una maturità agonistica ed una freddezza degna dei grandi campioni. La Ferrari sa che deve recuperare un pilota come Vettel, ma, a mio parere, non deve tarpare le ali ad una giovane promessa dell’automobilismo come Leclerc.

E mi permetto una chiosa finale: quelle urla via radio di Leclerc, a fine gara, di liberazione, mi hanno messo gli stessi brividi di quelle altre urla, diventate leggendarie, di quel pilota brasiliano con il casco giallo durante il giro di rientro del gran premio del Brasile ’91…

E quelle di Leclerc:

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