L’età della catastrofe, l’età dell’oro e la frana


I giorni più lunghi del secolo breve di Andrea Coccia, con una prefazione di Marco Missiroli.

Lunghi e breve, due attributi in antitesi. Un secolo breve, trascorso velocemente. Due conflitti mondiali, distruzione e crisi economiche. Poi la ricostruzione, il benessere e le conquiste in campo scientifico e tecnologico. Come si conclude il XX secolo? Con attacchi terroristici, un disastro nucleare, la fine di un’epoca politica e di una nazione. Ma anche giù un muro!

Giorni lunghi, densi di avvenimenti accaduti a migliaia di chilometri di distanza. In paesi diversi. Fatti accaduti a personaggi noti. Ma anche a donne e uomini sconosciuti. Fatti importanti, fatti banali. Cosa c’è di strano? Tutti sono avvenuti contemporaneamente.

Qui adesso…

Quotidianamente compiamo azioni secondo la nostra routine. Incontri che possono o no cambiare la nostra vita. Perché in quel determinato istante…

Ma a quanti di noi è capitato di pensare: “cosa sta accadendo in questo preciso momento in un’altra qualsiasi parte del mondo?”. 

…altrove adesso

È possibile annullare il tempo? Così è nato il libro di Andrea Coccia. Da un’idea semplicissima come lo spiega Marco Missiroli autore della prefazione.

[…] un’idea semplicissima e stupefacente: prendiamo un giorno in cui un evento sta succedendo, ma non fermiamoci li. Spostiamo la nostra coscienza e confrontiamolo con altri fatti intimi e storici che si stanno consumando in quell’attimo esatto. Diventiamo partecipanti di una simultaneità che produce una rivoluzione: io spettatore riesco a essere ovunque e assistere al flusso che sta cambiando più Storie. Io, spettatore, divento la Storia. Cosi comprendo che c’e il Tempo di adesso, e c’e  il Tempo di un altro adesso. E  più  di una macchina del tempo […].

E la Storia?

Ancora Missiroli ci risponde.

Siamo sempre stati abituati a intendere la Storia come una linea da studiare, da sfogliare, da seppellire nel miglior modo possibile. I giorni più lunghi del Secolo breve rimescola le carte e ci restituisce una materia vitale, nuova […]. Succede in ogni pagina di questo libro rivelatorio, che è capace di mostrarci come il nostro presente sia la sommatoria non di tanti passati, ma di innumerevoli altri presenti.

[…] Andrea Coccia cancella i confini del qui e ora per estenderli al qui e altrove.

Dialogo con Andrea

Abbiamo posto all’autore alcune domande.

A proposito della citazione di Borges: Il nostro destino non è spaventoso perché irreale; è spaventoso perché è irreversibile e di ferro.

Un poeta e la sua concezione del tempo, possiamo ricordare un’altra sua citazione: “[…] ogni scrittore crea i suoi precursori. La sua opera modifica la nostra concezione del passato, come modificherà il futuro”.

Parole che sembrano adatte per il Suo libro. Le Sue considerazioni in merito?

La concezione del tempo di Borges è bellissima e vertiginosa. Perché postula l’inesistenza del passato e del futuro e la sola esistenza del presente. Nel testo da cui ho preso la citazione iniziale, Borges cita una frase perfetta di Schopenhauer. «La forma dell’apparizione della volontà è solo il presente, non il passato né il futuro; questi non esistono se non per il concetto e per l’incatenamento della coscienza, sottoposta al principio di ragione. Nessuno ha vissuto nel passato, nessuno vivrà nel futuro: il presente è la forma di ogni vita, è un possesso che nessun male può strapparle».

Il tempo della narrazione

Per questo nei miei racconti la Storia è raccontata sempre e solo al presente. E si intreccia con altre decine di presenti con la s minuscola. Tutto esiste solo nell’istante in cui accade e, minuto dopo minuto. Mentre i fatti che più hanno marchiato la Storia del secolo scorso accadono, l’infinità del mondo accade senza sosta, imperturbabile. Questa imperturbabilità, incrociata al fatto che esistiamo contemporaneamente a tutto e che quindi la nostra importanza è praticamente nulla, trovo che sia molto consolante.

Le tre parti in cui è suddiviso il libro e i relativi titoli

Le tra parti in cui è diviso il libro sono prese dal libro di Hobsbawm, Il secolo breve, libro che mi ha chiaramente influenzato anche per il titolo. Sono le tre fasi in cui lo storico britannico ha diviso il 900. E le ho usate perché mi affascina la traiettoria che descrivono – l’età della catastrofe, l’età dell’oro, la frana – sostanzialmente una grande occasione persa, cosa che per me è il Novecento. Dopo i due più grandi conflitti mondiali e dopo il boom economico che ci ha permesso di reinventare il mondo, almeno sulla carta, siamo franati sul benessere. Ci siamo intrappolati in una palude che ha disgregato il tessuto sociale e ha reso tutti i nostri presenti sempre più soli.

Ogni capitolo descrive due giornate consecutive, perché questa scelta?

Ho cercato sempre di raccontare la storia di ogni singolo “Giorno più lungo”. Intendendone la durata come quella della linea narrativa principale. Ogni tanto ho avuto bisogno di 48 ore, ogni tanto di 36. Raramente sono state nelle 24 mi sembra. In ogni caso, la durata di ogni singolo capitolo non è stata frutto di un ragionamento. Ma semplicemente di adeguamento alla realtà storica. Nessun giorno è più importante di altri, come nessun personaggio è protagonista.

Abbiamo notato uno stile diverso nel racconto della strage di Bologna, una maggiore carica emotiva ed emerge in modo forte il destino che segna le vite.

Quel racconto è stato scritto il giorno prima dell’anniversario di qualche anno fa per essere pubblicato su Linkiesta e probabilmente risente la carica emotiva dell’anniversario. In più, per motivi personali, è una data a cui sono più legato delle altre.

Ha associato a tale giorno non un racconto lungo ma una frase molto incisiva di Stephen King: perché questa scelta?

La scelta di quella frase è indipendente dal racconto che la precede o che la segue, come tutte le altre. Le citazioni sono state scelte per interrompere il flusso monotono dei racconti e dare, in poche frasi, punto di vista di personaggi coevi che gettassero spunti di riflessione ulteriori. La scelta dei nomi è puramente legata alla mia formazione, non c’è ovviamente nessuna pretesa di universalità in quella lista.

Un notevole lavoro di ricerca è associato alla scrittura del libro. Episodi romanzati ma non troppo..…

Come scrivo nella nota introduttiva del libro, è tutto vero. Ma contemporaneamente niente lo è. È un paradosso, ma è proprio così. Tutti i dettagli che racconto sono veri.Ii dialoghi sono l’unica parte sceneggiata, ma nemmeno sempre. La contemporaneità dei fatti anche è abbastanza fedele alla realtà. Ma evidentemente qualche libertà narrativa c’è stata.

Il Suo libro potrebbe essere adottato nelle scuole di istruzione secondaria superiore come integrazione ai testi ufficiali di storia. Il linguaggio è diretto e coinvolgente e potrebbe stimolare i ragazzi a cogliere i collegamenti tra gli avvenimenti, imparare a creare tali collegamenti e ragionare non a compartimenti stagni ma ampliando i loro orizzonti non solo riguardo alla storia…Cosa ne pensa?

Sarebbe bellissimo. Sfonda una porta mai progettata. Se quando ero al liceo mi avessero dato in mano la sceneggiatura del Novecento raccontata come se fosse un action movie e in cui si passa da Churchill ai Beatles e da Gorbachev ai Simpson mi sarei esaltato. Spero che questo libro finisca in mano a qualche insegnante e che se ne appassioni. Sarei curioso di sapere se la mia impressione è vera.

Ha previsto di continuare la narrazione e arrivare fino agli anni attuali?

No, il libro da questo punto di vista è limitato alla durata del Secolo breve, ovvero 1914-1991. Nel futuro non posso escludere di aggiungere dei capitoli e infittire la trama.Ma di sicuro a livello temporale non si andrà oltre. Ho in mente un progetto che riguarda altre date ma non so se lo farò mai.

Non è un manuale di storia, non è un saggio letterario, non è un romanzo

Andrea ha ideato una macchina del Tempo…letteraria. Una linea narrativa che unisce e collega persone e fatti.

Una narrazione sostenuta da un linguaggio semplice ma estremamente efficace e diretto. La sintassi usata da Andrea dà la sensazione della contemporaneità del Tempo. Tale effetto è dato dalla sistematica ripetizione di avverbi, lemmi e voci verbali. Ogni capoverso inizia con un avverbio, una preposizione o una locuzione avverbiale che richiama il concetto del Tempo. Nel frattempo, anche, intanto, quella notte, nello stesso momento, la mattina, mentre, nello stesso istante, in quelle tesse ore, quando….

Pagina dopo pagina tali espressioni provocano nel lettore la forte percezione di una Storia globale.

Un libro da leggere tutto di un fiato. Ma non solo. Il lettore si stente coinvolto. Gli sembra di vivere quegli avvenimenti. Oppure di spiare e origliare i dialoghi e i commenti.

Io sto facendo…tu stai facendo…

Ma soprattutto una narrazione che insegna a creare collegamenti e riflettere. Nello stesso  esatto istante…

Andrea Coccia (1982)

Giornalista freelance. È socio fondatore di Slow News, primo progetto di slow journalism italiano nato nel 2014. Nel 2005 ha fondato la rivista letteraria indipendente El Aleph. Dal 2012 fa parte del collettivo L’antitempo (41° Premio Forte dei Marmi per la Satira Politica, 2013). Dal 2013 al 2018 ha curato la pagina culturale de Linkiesta.

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