Gp Monaco F1 2019: Hamilton è il principe, la Ferrari no


Incipit gran premio di Monaco 2019: disastro Ferrari in qualifica. A Leclerc non viene montato un treno di gomme nuove perché gli strateghi al muretto sono convinti di riuscire a superare il taglio della Q3 con il tempo ottenuto nel traffico ad inizio sessione. Risultato? Leclerc eliminato per 52 millesimi e partenza dalla 16esima posizione su una pista dove non si sorpassa. Superfluo dire che Leclerc era stato anche il più veloce nelle prove libere del mattino. Non è un’occasione sprecata, è proprio gettata deliberatamente alle ortiche.

Ora è necessario procedere con ordine perché occorre evitare di diventare un “leone da tastiera”, tuttavia le critiche da sollevare sono tante e da più parti si leggono e sentono le opinioni più disparate.

Chiedere le dimissioni di Binotto, a mio avviso, ora come ora, è fuori luogo. Non è lui lo stratega, lui ha curato la progettazione dell’auto: per queste responsabilità, potrà e dovrà rispondere Binotto. Essendo anche team principal, risponderà anche della gestione della Squadra corse, sia dal punto di vista manageriale che nei rapporti con stampa e Liberty Media. Non è soltanto lui a prendere le decisioni, esattamente come non lo faceva Arrivabene. Binotto dovrà eventualmente capire chi all’interno degli strateghi abbia sbagliato: Inaki Rueda era stato chiamato proprio per risolvere gli atavici problemi di comprensione delle strategie, Jock Clear è l’ingegnere di pista di Leclerc, entrambi a capo di un folto gruppo di ingegneri che analizzano la mole di dati ai computer.

Ecco, forse il problema sono i (troppi?) dati dei computer. E la mancanza di buonsenso. Da casa, bastava guardare la classifica dei tempi, perfino da sdraiati sul divano, per capire che era un azzardo considerevole cercare di passare il taglio della Q3 con un solo tentativo, peraltro compiuto con il traffico e su una pista che migliorava di minuto in minuto per via della crescente gommatura. Basti pensare che Vettel stesso ha dovuto ricorrere ad un giro in più per qualificarsi (al netto della leggera toccatina alla curva del tabaccaio, senza conseguenze). E questo, mi permetto di osservare, non è la solita critica de “eh, ma è facile criticare dalla poltrona, non sei un “tecnico”, con il senno del poi è facile”: sbagliato, perché da appassionato posso ricordare che questo errore/orrore, alla Ferrari, è ormai ricorrente nel corso di questi ultimi anni. Senza poi dover scomodare i casi in cui il muretto Ferrari ha “perso la testa” con la pioggia, casi nei quali sono state compiute figuracce ancora più grandi (Giappone 2018 dice qualcosa?).

La domanda più logica, pertanto, sorge spontanea: in che modo è anche solo concepibile vincere un campionato mondiale se vengono compiuti errori così gravi da una squadra, peraltro, così blasonata come la Ferrari? La Mercedes (ricordo, per coloro che criticano e vogliono “le teste”, che la Mercedes è zeppa di tecnici ex Maranello come Aldo Costa, Lorenzo Sassi, James Allison) non ha nemmeno bisogno di affannarsi per ottenere la prima fila: non ha avversari, o meglio, li ha perché hanno licenza di correre sullo stesso circuito lo stesso giorno del calendario. Hamilton ha conquistato la pole pur compiendo un erroraccio alla Rascasse: questo la dice lunga sul vantaggio che l’inglese possiede su tutti gli avversari, Bottas in primis, incapaci di eguagliare il suo ritmo nonostante gli errori. Mercedes garantisce una vettura dominante, spettacolare, spaziale: perché mai Hamilton dovrebbe lasciarla per accasarsi alla Ferrari, a questa Ferrari, incapace di schierare due (DUE) vetture, in seconda o terza fila (la prima non la prendo neanche in considerazione data la manifesta superiorità delle Frecce d’Argento).

Aggiungo una chiosa (prima di vedere la gara): che senso ha comportarsi in questo modo con Leclerc? Il giovane monegasco è un talento cristallino, già impensierisce un campione come Vettel, e la Ferrari lo usa come una pedina? Vorrei solo evidenziare la dichiarazione di Toto Wolff al termine delle qualifiche: “Peccato per Leclerc, è un grande pilota (…) Non so cosa sia successo alla Ferrari, Charles voleva tornare in pista e non glielo hanno permesso”. Non so perché, ma sono convinto che l’attuale Ferrari sarebbe perfettamente in grado di lasciarsi sfuggire una delle poche cose positive capitate ed azzeccate negli ultimi anni a Maranello, soprattutto se tirano al ragazzo tiri mancini come quello di sabato, nel Gp di casa.

LA GARA: la gara di Monaco ha ribadito un concetto ormai noto: Leclerc è un talento ed il suo stile di guida è un toccasana per l’attuale Formula 1. In 8 giri ha mostrato una classe sopraffina, un’aggressività nei sorpassi pari al solo Ricciardo, ma con un’originalità ed un estro visti raramente nella storia della Formula 1.

A Monaco, tuttavia, ha rivinto Hamilton, con una gara disputata “col freno a mano tirato”: in sostanza, per quasi 50 giri, ha girato con le stesse gomme, tenendosi dietro un osso duro come Verstappen. Per Leclerc, invece, ha piovuto sul bagnato: dopo due sorpassi stupendi, da salto sul divano, al tornantino del Loews e alla Rascasse, ha tentato di superare Hulkenberg. Purtroppo per il monegasco, la sua Ferrari urta il guardrail interno con la posteriore destra ed il cerchio si rompe, causando una foratura dello pneumatico che, a sua volta, sfascia il fondo della vettura. Esito? Ritiro.

Vettel, dal canto suo, fa il compitino: arriva secondo, ma più per i demeriti degli avversari (penalità di Verstappen e tattica suicida di Bottas) che per la propria bravura nella guida (o meglio, già il fatto di non essersi girato è un successo). La Ferrari deve fare qualcosa per migliorare la vettura perché, attualmente, non è da podio. Verstappen ha dimostrato, a Monaco e nei precedenti Gp, che la SF90H ha gravi problemi nella gestione delle gomme, impedendo a Vettel e Leclerc di lottare non solo con Mercedes, ma anche con Red Bull.

Hamilton ha meritato la vittoria: è stato aiutato dalla fortuna, ma si sa che la fortuna arride agli audaci.

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