Pretty Nice Girl – XX – Epilogo


La primavera arriva sempre all’improvviso; o forse no ma io, ogni volta, mi sorprendo ad avere troppo caldo nei miei abiti di tutti i giorni, a rientrare dall’ufficio col cielo ancora chiaro, a svegliarmi più di buonumore. E infatti, domani è il 21 marzo.
Finalmente.
Quest’anno febbraio è stato particolarmente lungo.
E faticoso.
Mi è anche spuntato il primo capello bianco, l’ha trovato sabato scorso Geoffrey, il parrucchiere. So che si dice che se ne togli uno ne ricrescono sette ma io l’ho fatto tagliare. Grazie, no per il momento. Per il momento ho avuto febbraio, i capelli bianchi magari un’altra volta.
Sabato prossimo, vado in campagna con Zoe e rimaniamo fino a lunedì: l’idea è di rilassarci, non pensare a niente e trascorrere tre giorni oziando e riflettendo su quanto sia meravigliosa la campagna all’inizio della primavera. Sempre che non piova, è ovvio.
Ma non pioverà, lo sento.
In questi tre mesi sono successe un sacco di cose importanti.
Prima di tutto Becks è partita per la Francia: chiama continuamente, pare la facciano lavorare molto ma si diverte anche tanto (nessuno nutriva il minimo dubbio in proposito), non prevede sortite prima di giugno ma, lavoro permettendo, io e Zoe vorremmo andare a trovarla per la fine di Aprile.
È partito anche Bradley, con Penelope. Confesso che, da quando è andato via, non ci siamo sentiti così spesso ma credo che stia bene. Ha trovato lavoro nella solita libreria e sta cercando di finire il suo libro, chissà che non trovi anche un editore. Ho molta fiducia in Brad e non ho mai dubitato del suo talento: ce la farà di sicuro.
Tra di noi le cose sono andate come dovevano, credo che ci siamo amati e molto. E non ce lo siamo mai detto ma lasciando scorrere il tempo sul nostro rapporto, abbiamo deformato quel sentimento in un’ambigua amicizia che era destinata a finire. O meglio, a cambiare, e così è stato. Abbiamo perso l’attimo e l’amore non ha tempo per i timidi.

Emma ha lasciato casa di Zoe e si è trasferita dal suo grande, segretissimo amore: Meredith. Meredith è una splendida quarantenne divorziata con due bambini, proprietaria della galleria d’arte dove – per inciso – è stata organizzata la prima mostra personale di Emma (grande successo di critica e di pubblico). I sotterfugi e le tensioni sono stati finalmente svelati nel corso di una cena catartica organizzata pochi giorni dopo. Certo, c’è voluto molto karma per interiorizzare la faccenda ma devo dire che l’hanno presa tutti sorprendetemente bene. Perfino Zoe e ora i suoi rapporti con Emma sono incredibilmente più civili. L’unico a non essersi ancora ripreso è il povero Peter che era davvero cotto di Emma e ritrovarsela lesbica e felicemente accoppiata nel giro di poche ore lo ha turbato molto. Povero caro.
Zoe e Will non si sono più incontrati e, dopo che le ho raccontato di Abby, la mia sfortunata, ricchissima e coraggiosa amica ha fatto appello al suo amor proprio e a tutta la sua indifferenza upper class sfoggiando una forza d’animo inimmaginabile, dopo tanti anni di fidanzamento. Lui, d’altra parte se n’è fatta una ragione, dimostrando un sorprendente senso pratico ed ora divide un lussuoso appartamento a Manhattan – affittato dal padre di lei – con la sua ex collega/nuova fiamma. Entrambi continuano a lavorare alla causa per la multinazionale statunitense, nello staff di Colin.
Io e Colin, a proposito, non ci sentiamo più. Non ci siamo nemmeno scambiati i regali di Natale. O meglio, lui mi ha fatto recapitare il suo con un biglietto in cui si scusava per non essere quello che io avrei meritato e in cui mi comunicava che il trasferimento a New York avrebbe assunto dei toni più definitivi di quanto non avesse sperato e dopo un paio di faticosissimi mesi di confuso tira e molla, mesi in cui sono stata garbatamente messa al corrente della mia condizione assolutamente marginale, rispetto al resto della sua vita e al suo lavoro, ho deciso – mio malgrado, ma tant’è – che non potessimo più andare avanti.
Senza speranza, non si fa molta strada e, tutt’ad un tratto, ogni speranza con lui è sembrata sfumare. Per Natale mi aveva regalato un braccialetto di Tiffany dall’aria molto preziosa. È ancora nella scatolina verde, chiuso nel mio armadio insieme al pacchetto arancione di Hermès.
Ma va bene, sto meglio e mi sto riprendendo. È stata dura, però, e mi sento invecchiata. Immagino che prima o poi capiti di sentirsi invecchiati.
È stata dura soprattutto perdere entrambi i miei punti di riferimento maschili praticamente allo stesso tempo ma credo di essere più forte ora. E più cinica ma non si può avere tutto.

Nel frattempo, mi preparo al weekend con Zoe che sarà soprattutto bucolico ma anche un pizzico sociale, visto che, a dirla tutta, lì troveremo Edward il vicino di maniero di Zoe, nonché suo vecchio compagno di scuola.
In pratica, dopo aver rotto con Will, a Natale, Zoe è andata a passare qualche settimana dai genitori e lì ha rincontrato Ed che, strano a dirsi, la venera e la adora più o meno da quando avevano 5 anni. Ebbene, a quanto pare, Edward ha un fratello incredibilmente simpatico, quindi passeremo parte del fine settimana ammirando insieme i contorni delle nuvole di inizio primavera.
Questo comporta una scelta accurata degli abiti da portare, ma ormai posso considerarmi un’esperta delle mise da weekend in campagna.
La settimana prossima, poi, ho un colloquio nella casa editrice che mi aveva segnalato Brad. È il secondo, in effetti, e per la prima volta dopo tanto, la prospettiva di riuscire a lasciare la Global sembra assumere sfumature realizzabili. Speriamo bene.
Matt, il mio magnifico fratello, presidia i mari col suo mitico luminare degli squali. Si è fidanzato con una ragazza indiana che studia medicina a Miami e io ho già comprato il biglietto aereo con partenza il 4 agosto: starò un mese con lui. Non vedo l’ora.

Gli ultimi mesi sono stati lunghi. Incredibilmente belli ma anche molto difficili. Da un po’ di giorni a questa parte ho la sensazione che le cose abbiano iniziato a girare su una frequenza più vicina alla mia indole. Mi sento ancora un po’ infiacchita per l’inverno sempre troppo vicino ma inizio ad intravedere le condizioni perché possa recuperare un po’ le forze e ho molta fiducia nel domani.
Ho capito che nella vita, spesso, non ci sono finali lieti essenzialmente perché non ci sono finali scritti. Le cose vanno come devono andare e le situazioni si evolvono in migliaia di sorprendenti direzioni. Lo sbaglio più grande che si possa fare è decidere che esista un solo sentiero di evoluzione e soffrire se non si realizza quello che ci eravamo aspettati. Bisogna essere capaci di godersi ogni sfumatura che il viaggio ci offre, perché ognuna è unica e probabilmente irripetibile: lasciare che un incauto e nebuloso obiettivo ci distolga dal vivere è uno dei più grandi errori che si possano commettere. Bisogna vivere con consapevolezza di sé e del mondo. Questo voglio fare e desidero essere felice.

Sarà una primavera luminosa.

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