Ricordo di Keith Flint


Settembre 1997, iniziavo la prima media. Il mercoledì facevamo il famigerato “rientro”; all’epoca stare otto ore seduta alla stessa scrivania mi sembrava una tortura, un supplizio inaccettabile. Ciò che però rendeva il rientro interessante era l’ora di intervallo dopo pranzo: durante quei minuti, accompagnati solo da un grosso stereo che potevamo usare con cassette e CD, eravamo liberi.

Ed è lì che è successo. Lì, per la prima volta, Firestarter ha incontrato le mie orecchie. I The Prodigy erano già famosi, Voodoo People già girava in radio da anni, ma io non li conoscevo ancora. Per me da quel giorno, loro sono diventati sinonimo della musica anni ’90.

Ci sentivamo grandi ad ascoltare la musica, faceva sentire come quelli di terza. Al solito, come tutte le settimane, i miei mi avevano comprato un giornalino in edicola e avevo trovato la cartolina dei The Prodigy che era stata ovviamente attaccata al diario. Si, perché se non avevi in diario alto una spanna e pieno di poster e cartoline, non eri un figo.

Ci accingevamo ad accogliere il nuovo millennio ancora senza cellulare, ci chiamavamo a casa: le lunghissime telefonate con le amiche, durante le quali preparavi nello stereo la cassetta bella, quella registrata dalla radio con tutte le ultime hits, perché era importante avere la musica giusta durante la conversazione. Vuoi far mancare Breathe o Fuel My Fire dalle tracce?

Nel 1997 i The Prodigy erano al loro terzo album in studio, ma solo il primo con Keith Flint alla voce. The Fat of the Land è stata la consacrazione della band e l’album di maggior successo, anche se poi la loro carriera ha subito una battuta di arresto siccome Leeroy Thornhill si è lanciato anima e corpo nel suo progetto da solista come DJ, mentre Maxim e Keith Flint hanno abbandonato momentaneamente la band.

Noi intanto si cresceva: dalla musica ascoltata in classe nell’intervallo, si era passati ad uscire al pomeriggio, poi alla sera ed alla fine nel 2004 è finalmente arrivata la possibilità di prendere la patente. Avere la patente voleva dire essere liberi, avere la possibilità di fare tutto e il contrario di tutto; poco importava che la macchina fosse dei genitori.

Nel 2004 si è iniziato a frequentare le discoteche, i disco club e locali vari, si facevano lavoretti per raggranellare quei pochi soldi che servivano per uscire e togliersi qualche sfizio, comprare i CD. Quando è uscito Always Outnumbered, Never Outgunned la prima cosa che ho fatto è stata scartarlo, metterlo in auto, tirare giù il finestrino e andare dagli amici. Però c’era qualcosa di strano, nelle foto del libretto avevo visto Keith Flint ma era evidente che non cantasse mai; purtroppo i social non erano ancora così sviluppati, quindi non seppi quale fosse stato il motivo per cui Keith Flint non aveva cantato. L’album è stato comunque un successo: ha raggiunto la testa della classifica di quell’anno in UK, sesto posto in Italia.

Negli anni seguenti il ritmo di pubblicazione degli album è andato in crescendo: Invaders must die nel 2009, The day is my edemi nel 2015 ed infine No Tourists che sarebbe dovuto uscire nel 2017, ma ha tardato fino al 2018. In tutti questi album Keith Flint c’è sempre stato, si riconosceva la sua impronta dove passava.

Poi, il 4 marzo 2019, la notizia: Keith Flint è stato trovato morto nella sua casa nell’Essex, nel Regno Unito si parla della relazione finita con la moglie, si parla di suicidio, di droga.

Keith, solo tu sai cosa sia successo. Noi vogliamo salutarti rispettando quanto chiesto dai tuoi fratelli e ti auguriamo buon viaggio! Salutaci Kurt, Freddie e tutti i grandi che saranno con te ora.

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