Formula 1 e Formula E: confronto impari o un futuro prossimo?


Sabato, in Arabia Saudita, nel mezzo del deserto di Ad Diriyah, è andato in scena il primo E-Prix (Electric Grand Prix) con le vetture di nuova generazione, le Gen2. A vincere è stato Antonio Felix Da Costa su Bmw, davanti al campione in carica Jean Eric Vergne su Ds Techeetah e Jerome D’Ambrosio su Mahindra. Queste auto costituiscono il “nuovo” campionato completamente elettrico della Fia, sotto la presidenza dello spagnolo Alejandro Agag (in realtà, il campionato esiste da cinque anni, ma prima assomigliava ad un monomarca con auto “giocattolo”). Alcuni vedono un futuro alternativo alla Formula 1, altri pensano che la Formula 1 stessa sia destinata a diventare elettrica, io dico che se le premesse sono queste, l’idea di “Motorsport” (e sottolineo il “Motor”) la possiamo buttare direttamente nel ces…tino!

La Formula 1 è destinata a diventare elettrica? Apparentemente sì, ed il motivo è presto detto: perché le case automobilistiche sanno che dovranno costruire e mettere in commercio auto elettriche nel prossimo futuro, pertanto è necessario investire risorse nella ricerca e nello sviluppo di questa tecnologia. La Formula 1 ha già creato l’ibrido, coniugando motori V6 aspirati con sistemi di recupero dell’energia a batteria, ma sono moltissimi i dubbi che sorgono spontanei.

In primo luogo, le performance assolute. La Formula 1 dovrebbe essere la massima espressione del motorsport, tuttavia senza i motori “tradizionali” (alias, inquinanti), il sistema elettrico non garantisce minimamente prestazioni degne di nota. Ad esempio, le Gen2 arrivano al massimo a 280 km/h con un’accelerazione da 0-100 km/h pari a 3,5 secondi. Chiaramente, tanto più si investe, tanto più si perfeziona la tecnologia, ma, al momento, l’auto elettrica non è sinonimo di velocità. Ciò è anche confermato anche dal fatto che la Formula E corre su piste cittadine, tortuose, strette e brevi, a detta degli organizzatori “per avvicinare il grande pubblico alla tecnologia elettrica”. La realtà, a mio avviso, è ben diversa: correre su piste “vere”, tipo Spa, Imola od il Nurburgring sarebbe un “suicidio sportivo”, perché le attuali auto elettriche assomigliano più a dei grossi Kart che a delle Formula 1. Peraltro, le Gen2 non corrono su piste con grandi dislivelli: o in città o in mezzo al deserto (la salita massima che sarebbero in grado di affrontare, probabilmente, è quella di un cavalcavia…).

In secondo luogo, il format delle gare. La Formula 1 è, ormai da molto tempo, in crisi di spettacolo e di pubblico. A detta di alcuni esperti del settore, la Formula E rappresenterebbe una soluzione innovativa in grado di “svecchiare” la Formula 1. A mio avviso, no. Basta guardare un E-Prix per capire quanto sia lontano lo spirito agonistico e quanto sia, invece, molto più vicino il concetto di “spettacolo musicale” (o “pagliacciata”). A dire il vero, una gara di Formula E deve avere un buon Dj: il famoso rombo di motori non esiste, tutto è silenzioso. Alla partenza, per dire, il silenzio viene “coperto” da un incalzante rullo di tamburi! Se poi uno pensa che per tutto il fine settimana di gara, ci sono concerti e Dj set (forse perché così si avvicinano i “ggggiovani”), probabilmente la Formula E non è in grado di offrire molto di più sotto il profilo sportivo.

Non solo. Oltre alla musica, il vero problema della Formula E sono gli stratagemmi per ravvivare la gara. Uno si chiama Fan Boost: in sostanza, i primi tre piloti che ricevono più like e voti (“operazione simpatia”) ottengono potenza extra per poter effettuare un sorpasso o tentare un allungo rispetto ad un inseguitore. Viva la sportività, oltre al fatto che le operazioni di voto potrebbero essere falsate.

L’altro, ridicolo, sistema si chiama “Attack Mode”: i piloti devono obbligatoriamente transitare, per due volte a gara e a loro discrezione, su una striscia ben delimitata di circuito, posta fuori dalla traiettoria ideale, per ottenere due minuti di potenza extra. In pratica, i piloti corrono il rischio di perdere la posizione per transitare nella zona dell’Attack Mode, ma nei due minuti successivi, sfruttando l’energia aggiuntiva, potrebbero superare e guadagnare terreno sugli avversari. A detta degli organizzatori, questo sistema garantirebbe maggiori variabili e lo sviluppo di strategie differenti (considerando che le Gen2 non hanno pit stop, l’Attack Mode vivacizza la monotonia di una lunga fila indiana), ma, a mio avviso, ricorda tanto i videogiochi come Need For Speed.

In definitiva, la Formula E si atteggia a novità, ma non sembra essere né sotto il profilo sportivo né sotto il profilo tecnologico una soluzione o un’alternativa alla Formula 1. Almeno per ora.

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