Pretty Nice Girl – XII – Fiesta!


Riconosco che è una mossa poco coerente con il codice di condotta che mi sto imponendo nei confronti di Bradley, ma la prima telefonata che faccio, arrivata a casa, è per lui. Insomma, mi scoccia essere io a chiamarlo, quando è stato lui ad invitarmi ad uscire con il fratello di Penelope per poi darmi buca. Mi ricordo chiaramente quanto hanno insistito, tutti e due, al supermercato per convincermi e il fatto di non essersi disturbati nemmeno a farmi uno squilletto di conferma mi urta da morire, però…in fondo anch’io mi ero più o meno scordata.

“Pronto?” La voce assonnata di Bradley risponde al dodicesimo squillo.

“Brad…dormivi?” Grugnito d’assenso “Ma, sono le cinque del pomeriggio…come mai non sei in libreria?”

“E tu perché mi chiami a casa se pensi che sia in libreria?”

L’osservazione è sensata però…che acido!

“Stavo facendo un riposino…ieri sera ho fatto tardi.”

Mi chiedo come mai, negli ultimi tempi, quello che dice Bradley abbia la capacità di farmi imbestialire, anche una stupidaggine come questa, ho la sensazione che la stia dicendo apposta per provocarmi.

Però, non l’ho chiamato per litigare, devo essere superiore.

“Ehm…c’è mio fratello in città, è arrivato ieri e riparte fra pochi giorni. Stavo pensando di organizzare una piccola festa, una cena qui da me stasera…in suo onore, intendo. Mi chiedevo se a te e a Penelope facesse piacere venire.”

“Oh, cavolo!” Esplode Bradley; ecco, si deve essere ricordato del loro invito di sabato scorso e ora si sentirà un verme. È il solito vecchio distratto, in fondo, penso tra me.

“Cavolo, Phi…anche il fratello di Penny è in città e…beh, anche Pen aveva pensato di organizzargli una festa. Il punto è che siccome la casa di Pen è davvero minuscola si è deciso di farla qui da me ed è per stasera…”

Cosa?!

Che cosa?!

Mi sta dicendo che non solo il mio invito ad uscire è passato in cavalleria, ma che loro hanno organizzato un party a 50 metri da casa mia e non si sono nemmeno presi il disturbo di avvisarmi?! Sono livida di rabbia e credo che Matt se ne accorga perché mi strappa il telefono di mano e inizia a parlare con Bradley come se fossero vecchi amici.

Quando attacca, vengo messa a parte del fatto che la festa si farà da Bradley e che sarà in onore di entrambi i fratelli, che noi possiamo avvisare chi vogliamo e che ci dobbiamo preoccupare di portare alcolici e patatine. Al cibo pensano loro, faremo una cena in piedi: sarà il party della fratellanza, aggiunge e ride.

Chiamo le ragazze e riesco anche a parlare con Emma, un vero avvenimento. Do a tutte appuntamento da Bradley alle nove.

Ecco, organizzato, è stato perfino più semplice di quanto immaginassi: sono davvero portata per l’organizzazione degli eventi mondani, forse dovrei darmi alle pubbliche relazioni. E su questa considerazione esistenziale, trascino Matt a fare un po’ di rifornimento al supermercato.

Mio fratello mi fa spendere una fortuna in complicati liquori aromatici e bottiglie di birra, decidiamo di prendere anche un paio di bidoni di gelato variegato che piace sempre. Alle otto e mezzo ci presentiamo da Bradley con i nostri acquisti e l’intenzione di dare una mano. Bradley ci apre paonazzo e un po’ sudato.

“Scusate, sono alle prese con circa tre chili di maccheroni da scolare” Fugato l’ultimo dubbio, sta cucinando il timballo.

Mi guardo intorno: “Ma…sei solo?”

“Sìììì” Mi urla dalla cucina.

“E Penelope?”

“Aveva da fare…arriverà a momenti”

Ah! Non solo gli invade la casa per fare una festa in onore di quell’illustre sconosciuto di suo fratello ma non si disturba nemmeno per dare una mano! Che furbetta…

“Ciao Bradley, è un po’ che non ci si vede.” Matt si fa avanti e aiuta Bradley a versare una secchiata di pomodoro nel tegame.

“Oh, grazie…Beh, che dire Matt, sei cresciuto, devono essere passati due anni dall’ultima volta che ci siamo visti.”

“Già…ragazzi, posso rendermi utile?” Sfilo il cappotto e mi rimbocco le maniche: è una cena sportiva, jeans, una camicia: una volta tanto, mi sento molto…intonata.

“Sistema le birre sul balcone e comincia ad apparecchiare, se vuoi. Qui ne avremo per un’altra decina di minuti.” Guardo l’orologio: siamo un po’ in ritardo ma possiamo stare tranquilli, nessuno arriva in orario ad una festa, non è di moda.

Non ho nemmeno finito di formulare questo pensiero che suona il citofono.

“Vai tu?!” Gridano dalla cucina, per cui apro e mi metto sulla porta ad aspettare. Spero che sia Zoe, così mi aiuta.

Non è Zoe, è Penelope che esce dall’ascensore indossando una minigonna che mette in mostra le sue gambe sottili e toniche. Dietro di lei escono due ragazzi, uno moro e molto scuro di carnagione (deve essere il fratello) e l’altro alto e biondiccio.

“Ciao Ophelia! Como stai?” La sola vocetta di Penelope che agisce come un trapano sul mio cervello cervello mi irrita – sono davvero pessima – ma le vado incontro sorridendo.

“Ciao Penelope, tutto bene, grazie. Lui è tuo fratello, immagino…”

“Sì, lui è Xavier. Sono molto contenta che vi conosciate ho parlato tanto di te a Xavier…”

Come sarebbe a dire che gli ha parlato di me? Ci saremo viste si e no per 10 minuti in tutto, da quando si è messa con Bradley.

“Piacere di conosserte Ophelia”. Il fratello belloccio di Penelope si avvicina e mi stampa due baci sulle guance rivolgendomi un’occhiata lasciva che mi confonde e mi imbarazza un pochino.

“Ciao…Ehm, lui è un altro fratello?” Balbetto indicando il biondino appena uscito dall’ascensore.

“No, no lui è Sergej, è nel corpo di ballo con me. In realtà Sergej è un primo ballerino…” Penelope ridacchia, inspiegabilmente divertita per questo lapsus.

Mentre gli stringo la mano non posso fare a meno di constatare che Sergej è alto e muscoloso, con un naso un po’ storto che gli conferisce un’aria interessante. Oddio, tutti questi incontri sul pianerottolo mi hanno già scombussolata, rientro che mi sento un peperone ma tanto nella cucina di Bradley fa un caldo tremendo e nessuno farà caso ai miei pomelli rossi. Ho bisogno di un sorso di vino. Mentre finiamo di sistemare il soggiorno, gli invitati iniziano ad arrivare. Rebecca e Zoe vengono da sole.

“Will aveva da lavorare…” Si scusa Zoe.

“Non c’è problema. Venite, beviamo qualcosa alla salute del nuovo progetto di ricerca di mio fratello.”

“Che progetto?” Rebecca dà una gomitata a Matt.

“Studierà gli squali su una piattaforma nell’oceano!” Dico orgogliosa.

“Wow, sul serio? Deve essere molto emozionante!”

“Beh, non è esattamente così: più che altro studierò l’habitat dei grandi squali e i pericoli che ne minacciano l’ecosistema…”

“Su una piattaforma? Per quanti mesi?”

“Non starò proprio su una piattaforma, diciamo che parte delle ricerche si svolgerà nella base di Key West e parte in mare, ci sposteremo su dei motoscafi da pesca grossa…”

“Grandioso, Key West: il paradiso dei surfisti!” Trilla Zoe. “Trish, chi sono quei due figoni intorno a Bradley?” Indica Sergej e Xavier.

“Il fratello di Penelope e un suo amico; venite, ve li presento. Piuttosto, lei l’avete vista?”

“No, ma se conosce tutti ragazzi così carini è la mia nuova migliore amica!” Esclama Rebecca, poi mi guarda e aggiunge sorridendo “Senza offesa!”

Mentre ci avviciniamo, Xavier si produce in una delle occhiate languide che, a questo punto mi sembra di capire, lo contraddistinguono. “Che hai da guardare?!” Vorrei gridargli ma faccio finta di niente.

“Ragazzi, volevo presentarvi le mie migliori amiche: Zoe, Rebecca questi sono Xavier e Serge…”

“Sergej” Mi corregge gentilmente.

“E così tu sei un Étoile…” Si intromette Zoe.

Mi raccomando, faglielo capire che ho subito spiattellato tutto! Anzi, già che ci sei, digli pure che lo trovo affascinante e che mi sembra di riuscire a percepire, sotto la sua camicia degli addominali d’acciaio.

Lui ride, educatamente. “No, sono un primo ballerino, non un Étoile, mi sono diplomato all’Accademia del Bolshoi, a Mosca.”

“Oh, quindi sei russo?” Squittisce Rebecca.

“No, sono nato qui ma mia madre è di San Pietroburgo e a dieci anni mi ha fatto tentare l’esame per l’accademia. Sono rimasto a Mosca fino ai ventitré anni. Poi mi hanno offerto un posto da primo ballerino nella Compagnia della scuola di Penny e sono rientrato.”

“Affascinante, e quanti anni sono che vivi qui?”

“Sono con il Royal Ballet da quasi cinque anni…”

Bella mossa, Zoe: a dir poco sagace! Così ora sappiamo che il ragazzo ha ventotto anni.

Quindi, è deciso, Sergej deve essere la reincarnazione di un principe russo, una cosa d’altri tempi; il fratello di Penelope, invece, sembra un deficiente totale, non fa altro che pavoneggiarsi, scoccare in giro occhiate di fuoco e ridere neanche fosse ubriaco. Oddio, per le occhiate non nascondo che potrebbero anche farmi un po’ piacere, dopotutto è un bel ragazzo, anche se non è proprio il mio tipo…

E poi io ho Colin, non mi interessano altri uomini.

Non li guardo nemmeno.

E comunque mai e poi mai potrebbe interessarmi quel fesso del fratello di Penelope, concludo, con soddisfazione, fra me.

Intanto, arrivano altri ospiti e la serata procede alla grande e ho l’impressione che Matt si diverta. Anche Bradley sembra più rilassato del solito e riusciamo perfino ad intavolare una semi-conversazione armoniosa, cosa rara ultimamente.

Verso le undici, una scampanellata.

Vado alla porta e mi trovo davanti Emma vestita come non l’ho mai vista. Cioè, non indossa niente di eclatante, ma è proprio questo il punto: ha un paio di pantaloni neri non stracciati né borchiati e sopra ha un golf azzurro a collo alto, moooolto sobrio (che ha tutta l’aria di essere di cachemire), i capelli sono raccolti, sul viso ha pochissimo trucco e, cosa fondamentale, non c’è traccia di matita nera intorno agli occhi.

Non credo di averla mai vista senza matita gli occhi.

“Emma…ciao, come stai” Sono un po’ perplessa e lei coglie la mia occhiata stupefatta perché si affretta a schermirsi:

“Scusa, sono stata ad una cena di lavoro. Volevo avvisarti ma non trovo più il cellulare” Poi si guarda intorno. “Tuo fratello?”

“È di là, ci sono tutti, vieni.” Mentre ci incamminiamo le do una leggera pacca sulla spalla. “Ti trovo molto elegante, questo golf è carinissimo.”

“Me l’hanno regalato.” Risponde evasiva, ma qui gatta ci cova. Le cose sono due: o questo è un ultimo disperato tentativo di non farsi cacciare di casa da Zoe oppure questa è una novità che ha a che fare con il misterioso gallerista.

Quando vedono Emma, le ragazze hanno più o meno la mia stessa reazione. Zoe sembra perfino turbata.

Emma abbraccia Matt. “Ciao ragazzino, è un bel po’ che non ci si vede!”

“Ehi, ma tu non eri una dark impenitente?”

“Lascia perdere, offrimi una birra piuttosto e parlami un po’ di questi squali” Mentre Emma e Matt si allontanano insieme Zoe sembra svegliarsi da uno stato di trance.

“Dì un po’, cosa sai di questa storia?”

“Quale storia…era ad una cena di lavoro…”

Zoe non sembra convinta ma non chiede altro e io ne approfitto per infilarmi in cucina a rifornire un po’ i beveraggi. Mentre traffico con il frigorifero una voce mi fa sobbalzare.

“E così tu e Bradley vi conoscete da molto tempo.”

Mi giro e Sergej è mollemente appoggiato allo stipite della porta. La sua figura elegante mi fa, per un momento, saltare un battito. Cerco di raddrizzare la schiena e assumere un portamento leggiadro.

“Beh, sì, da qualche anno…dai tempi dell’università. Invece tu conosci Penelope da molto?”

Lui si avvicina per aiutarmi con le bottiglie.

“Da quando lei è entrata nella Royal Ballet School: capita che ci incontriamo ogni tanto, ma in realtà io conosco Xavier da più tempo…abbiamo degli amici in comune.”

Bene, mi sembrava uno troppo interessante per essere pappa e ciccia con quella mocciosa.

“Oh, capisco.” Dico, cercando di nascondere la soddisfazione. “E così, tu balli…io adoro il balletto, ogni tanto vado anche a teatro…sai, ho sempre pensato di essere una ballerina mancata…” Dico tutto d’un fiato, arrossendo un po’.

“Hai il fisico, infatti” Sorride lui. “Hai delle linee molto  proporzionate e leve aggraziate…”

Oddio, cos’è, un complimento? Il mio rossore aumenta mentre ci  immagino fluttuare, ispirati, nel pas de deux di Romeo e Giulietta. Ho sempre desiderato una di quelle strepitose coroncine di fiori…Il solo pensiero mi fa sghignazzare come una cretina e quando me ne rendo conto è già troppo tardi: Sergej mi guarda di traverso. Ecco, ora penserà che sono una spostata.

“Se ti piace tanto la danza, potresti venire ad assistere a qualche allestimento della mia compagnia…magari una sera che sono anch’io in scena.” Meno male, non mi ha preso per una svitata. Forse pensa  che sia un’artista, d’altronde si sa che gli artisti sono persone eccentriche.

“Oh…sì, volentieri! Mi piacerebbe davvero molto”

All’improvviso, una vocina nella mia testa inizia a borbottare qualcosa di poco gradevole: forse Sergej vuole provarci, forse io sto flirtando, forse dovrei dirgli che sono già impegnata con un altro, così, tanto per evitare equivoci.

Ma sarò proprio così impegnata, in fondo? Dopotutto la situazione con Colin non è chiarissima e da quando è partito mi ha chiamato solo una volta.

Più o meno, insomma.

“Ehm, Sergej, sono davvero, davvero onorata dal tuo invito, sono sicurissima che danzi divinamente” E non solo… “Ma devo dirti che io sono già impegnata…” Accidenti a me e ai miei stupidi sensi di colpa!

“Ah, hai un ragazzo?”

“Beh, più o meno…cioè, mi vedo con qualcuno…”

“E come mai lui non è qui, ora?”

“Beh, vedi lui adesso si trova negli Stati Uniti, per lavoro…” Mi sento una deficiente, speriamo che non mi fraintenda. E mi sento un po’ scema anche a fare tutte queste storie…in fondo io e Colin ci siamo incontrati fisicamente tre volte!

“Capisco, deve essere un uomo molto impegnato.” Sorride. “E anche fortunato.” Aggiunge abbassando un po’ la voce.

Non ci posso credere.

Ecco, ti pareva?! Per mesi ho passato le serate ad ingozzarmi di timballi di maccheroni qui da Bradley o a casa davanti alla tv e, poi, in meno di venti giorni, mi trovo a dover gestire quest’abbondanza di fenomeni! Il problema, nella vita, è che non c’è mai equilibrio.

“Mi dispiace molto…avrei voluto tantissimo venire a vederti…” Faccio mogia.

“E allora vieni, non sono certo geloso!” Mi da una leggera schicchera sul naso. “Adesso ci conviene portare di là queste bibite prima che evaporino”.

E così dicendo afferra un po’ di bottiglie e torna in soggiorno.

Come minacciato nel pomeriggio da Matt, la serata termina in discoteca. Mentre ci dimeniamo in pista inizio a sudare e sono costretta a legarmi la camicia in vita, sotto fortunatamente, mi ero messa un top di strass senza spalline. Dopo un po’, però la mia totale mancanza di allenamento (e le svariate birre che ho bevuto) hanno la meglio e sono costretta a ripiegare su un divanetto laterale. Gli altri non sembrano accusare la stanchezza e per un po’ rimango a contemplarli mentre ballano, accaldata e con le palpebre sempre più pesanti.

D’un tratto, una scossa vigorosa mi risveglia dal torpore in cui devo essere scivolata. Mi giro di soprassalto, è Sergej.

“Ophelia! Cos’hai, non ti senti bene?” Sembra preoccupato.

Cerco di sedermi composta: non devo avere un’aria molto da ballerina, ora.

“Sergej, sei tu. No, sto bene, sono solo un po’ stanca…”

Provo ad alzarmi ma barcollo e lui mi sorregge.

“E credo di aver bevuto un po’ troppo”. Aggiungo imbarazzata.

Da dietro la spalla di Sergej spunta la faccia di Xavier con il solito sguardo da pervertito.

“Forse dovresti prendere un poco de aria, Ophelia.”

Che fastidio, questo parla come la sorella! “Se vuoi, te posso acompagnare…” Ma pussa via, maniaco!

“Non c’è problema, Xavi, la accompagno io.”

Sergej mi guida verso l’uscita del locale mentre Xavier rimane a guardarci con un’espressione contrariata.

Mio salvatore! Mi appoggio al suo braccio mentre ci facciamo strada tra la folla e, appena varcata la soglia, una ventata fresca mi riempie i polmoni.

“Stavo soffocando!” Esclamo sollevata, respirando profondamente.

La nottata è fredda e io sono in canottiera, Sergej si sfila la giacca e me la mette intorno alle spalle. A questo punto, però, è chiaro che io ho bevuto davvero troppo e mentre lui mi circonda con le braccia per sistemare il blazer, ho la sensazione di sporgermi un po’ troppo in avanti e…lui mi bacia.

O lo bacio io, insomma, la differenza non è così netta, fatto sta che per un istante piuttosto lungo rimaniamo avvinghiati in una stretta convulsa, finché non ho la decenza di staccarmi.

Sono senza parole.

“Scusa…” Mi dice scrutandomi con i suoi occhi limpidi.

Occhi da ballerino!

“No, scusa…scusa tu! Non so cosa mi sia preso, sul serio…non ce l’hai con me, vero?” Ecco, la solita assurdità da dire.

“E perché dovrei, anzi…” Scoppia a ridere. “Quando ti pare!”.

Rido anch’io, meno convinta e per un po’ rimaniamo lì al freddo, in silenzio. Poi, grazie al cielo, esce Matt con in mano la mia camicia.

“Phi, ti cercavo! Che hai, stai male?” Me la porge e io restituisco la giacca a Sergej. “Hai lasciato questa sul divanetto.”

“Sto bene, sono solo stanca morta…che dici se andiamo a dormire?”

Matt lancia un’occhiata inquisitrice a Sergej. “Sì, anche gli altri stanno andando via…Tu rimani?” Lo squadra.

“No, vado, sono in macchina con Xavier. Ti aspetto a teatro, Trish, se vuoi puoi anche venire a vedere le prove del prossimo spettacolo. Chiedi a Penny, ok?” Io annuisco, lui mi strizza l’occhio e rientra.

In macchina, Matt borbotta indagatore: “È successo qualcosa con Nureyev?”

“Ma ti pare?!”

“Ti guardava in un modo…”

“Che modo?! Matt, ho un mal di testa incredibile: in due giorni sei riuscito a farmi ingerire tanto alcol che, se adesso andassi in letargo, mi basterebbe per svernare! Ora, non potremmo andare a casa senza tante storie? Ti sarei grata…”

“Ah, adesso diventa colpa mia se ti ubriachi e fai la gatta morta con gli amici gay della fidanzata del tuo spasimante…”

Ha fatto un giro un po’ contorto ma…ho capito bene?! Ha detto gay?!

“Scusa? Chi sarebbe omosessuale?”

“Il fratello di Penelope, me l’ha detto Bradley. Oltre al fatto che ci ha provato con me più o meno per tutta la sera…”.

Cosa?! Xavier sarebbe gay?! Ma se non mi toglieva gli occhi di dosso…

“Pare sia pazzamente innamorato di quel Dimitri.”

“Sergej!”

“Sì, come si chiama, sembra che lo adori…”

“Ma…Sergej non è gay…”

“Questo non te lo saprei dire…forse è bisessuale, Bradley non l’ha detto.”

D’improvviso mi è sparito il mal di testa e mi sento sveglissima: sono scioccata, come posso aver frainteso fino a questo punto?!

“Bradley te l’ha detto?! Come sarebbe…?”

“Boh, gliel’ho chiesto, me l’ha confermato.”

“Ma…ma…voleva pure che ci uscissi insieme a questo Xavier! Lui e la sua stupida fidanzata hanno perfino insistito…”

“Che ti devo dire, può darsi che non lo sapesse. E poi, comunque, mi pare che alla fine non ti avessero nemmeno invitato alla serata in suo onore, no? Magari era per questo.”

Mi sento umiliata, non so perché ma non posso farci niente e, se non fosse così tardi penso che chiamerei Bradley per dirgliene quattro. È davvero insensibile, eppure mi conosce! Non posso credere che sia così cambiato, eravamo amici e ora…Mi sento un groppo in gola ma decido che è per l’ettolitro di alcol e, fino a casa, non dico più una parola.

La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa perforante. Matt è già in cucina che fa colazione.

“Ti ho preparato un po’ di tè, etilista!” Sghignazza, seduto alla penisola.

“Grazie ma c’è poco da fare gli spiritosi: pensa al mio povero fegato…” Mio fratello esplode in una sonora risata.

“Certo, povero fegato…ti ricordi che siamo a pranzo da mamma e papà? Ti faccio presente che sono già le 11 e un quarto”

“Oddio, è vero…noooo, non ce la faccio…dobbiamo anche guidare…” Piagnucolo cercando di non scottarmi con il tè.

“Se è solo per quello, posso guidare io. Il punto è che se non ci diamo una mossa non arriveremo mai in tempo per il pranzo.”

“D’accordo, mi vesto…hai bisogno del bagno? Vorrei fare una doccia e vedere se riesco a gestire questo mal di testa.”

Mi infilo in bagno e ne esco dopo una mezz’ora abbondante, in ritardo ma decisamente più rilassata. Il tragitto fino a casa dei miei si consuma con qualche considerazione sulla serata di ieri. Matt si è divertito e io sono soddisfatta; a parte la défaillance con Sergej è andato tutto bene. Alla questione Xavier, mi impongo di non pensare.

Quando manca poco all’arrivo, il mio cellulare inizia a squillare.

“Pronto?”

“Phi!”

“Colin! Dove sei?! Come stai?” Esplodo.

“Bene, Trish, tesoro, scusami se non ti chiamo spesso ma non hai idea di che ritmi stiamo tenendo qui…il caso è molto più complesso di quanto credessi.”

“Ma figurati, non ti preoccupare…piuttosto, raccontami qualcosa. Come stai? Quando torni?”

“La prossima settimana dovrei riuscire a rientrare un paio di giorni…non vedo l’ora di riabbracciarti. Mi manchi molto…mi dispiace che non possiamo viverci l’inizio di questa storia come due persone normali…”

Oh, mi ha chiamato tesoro, mi ha detto che gli manco, ha detto che vorrebbe stare con me e poi…è una mia impressione o il mio cervello ha registrato le parole inizio e storia? Nel cuore avverto una sensazione di calore.

“Non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana, allora…fammi sapere quando dovresti arrivare esattamente.”

“Sì, certo, ti chiamo appena so qualcosa di più preciso.”

“A presto” E attacco, raggiante.

Matt mi guarda mentre guida.

“Era il tuo fidanzato?”

“Non è il mio fidanzato…e comunque sì, era Colin”

“Sai, ieri ho parlato un po’ con Bradley, ha detto che questo Colin è un damerino.”

Hanno parlato parecchio, ieri sera!

“Bradley dice un sacco di stupidaggini. Farebbe meglio a preoccuparsi di quella bamboccia che si porta in giro, invece di parlare male delle persone che frequento io!”

Potrei aver usato un tono un filino aspro

“Forse hai ragione, però, sai, credo che il tuo amico sia un po’ geloso.”

“Ancora con questa storia Matt? Mi sembrava ne avessimo parlato a sufficienza…”

“Non ti agitare, non voglio aprire un dibattito. Dico solo che se davvero sei convinta che Bradley per te provi solo amicizia…beh, potresti rimanere sorpresa, prima o poi”.

Il resto del viaggio ce lo facciamo in silenzio ma ormai sta diventando un’abitudine.

Il pranzo dai miei si svolge come tutte le altre volte che li andiamo a trovare: mia madre cucina solo lo stretto necessario per non morire di fame e passiamo la maggior parte del tempo a discutere sui condimenti e a centellinare l’olio nell’insalata. Venendo, io e Matt abbiamo comprato una torta gelato e mio fratello sceglie il momento di servirla per annunciare il suo progetto di tesi. La notizia viene accolta tiepidamente, con parziale indifferenza, o almeno questa è la sensazione che ho. I miei sono persone un po’ strane, a volte iperapprensive, altre volte molto distaccate. Sia io che Matt, ci abbiamo fatto l’abitudine, ormai, però rimango un po’ male nel constatare quanto poco trasporto riescano a dimostrare nei confronti di un figlio che vedono così di rado.

Il programma iniziale prevedeva che ci fermassimo entrambi a dormire dai miei ma, alla fine della giornata sono già insofferente.

“Vuoi andare via, eh?” Matt si viene a sedere sul divano, accanto a me con una rivista specializzata sul mare e un tovagliolo in cui nasconde dei biscotti con gocce di cioccolato.

Conscia della mia possibile defezione, gli rivolgo un’occhiata colpevole.

“Vai, se vuoi. Io rimango: lunedì mi accompagna papà all’aeroporto”

Mi sento molto in difficoltà: non mi va di svignarmela lasciando qui mio fratello con cui, tra l’altro, chissà quando ci rivedremo, però la sola idea di svegliarmi presto anche domani che è domenica (mio padre non ha perso l’abitudine di entrare in camera ad aprirmi la finestra alle otto, ogni volta che rimango a dormire qui) e rimanere tutto il giorno a farmi interrogare su cosa faccio, chi frequento e che prospettive ho per il futuro, mi atterrisce. Esco sempre piuttosto prostrata da queste sedute di aggiornamento parentale.

Mia nonna è in campagna, in visita da una sua vecchia amica (mia nonna è sempre un po’ cerimoniosa nella gestione dei rapporti sociali), quindi non c’è speranza che ci venga a trovare, però…sono davvero un’egoista: non vedo i miei da quasi un mese, mio fratello dopodomani riparte e io, che a casa non ho niente di particolare da fare, sto arrabattando tutte queste storie.

Basta, ho deciso: rimango. Correrò il rischio di trascorrere una piovosa domenica chiusa in casa a bere tè davanti a Discovery Channel. Che poi non sarebbe neanche tanto male se non fosse per tutte quelle domande difficili. Ai miei non entra in testa il senso di disperazione che provo nei confronti del mio lavoro e delle mie prospettive. E forse io non gli ho del tutto perdonato l’avermi spinto a scegliere la facoltà di Economia e, sbagliando, gli attribuisco parte della colpa per la mia mancata realizzazione professionale e personale.

“No, resto, mi fa piacere passare un po’ di tempo tutti insieme”. Sorrido e prendo un biscotto dal cartoccio che Matt nasconde in mano.

“Non farti vedere da mamma…”

E con aria furtiva, mastichiamo forsennatamente biscotti al cioccolato, stando attenti a non sbriciolare sul divano. Esattamente come 10 anni fa.

È proprio vero che certe cose non cambiano.

La domenica arriva e, dopo aver passato metà della mattinata a chiacchierare e l’altra metà a giocare a carte con mia madre, pranziamo tutti insieme ed io mi rimetto in macchina.

Matt ha promesso di tornare prima dell’estate e io mi prendo l’impegno di andare a trovarlo appena la situazione in ufficio si chiarisce un po’ e, comunque, entro la fine di marzo.

Mentre guido verso la città, pioviggina e io vengo assalita da un senso di angoscia profonda all’idea di dover andare in ufficio domani. Senza contare che, non vedendo Robert per tre giorni interi, iniziavo quasi a disintossicarmi.

Solito buio, solita collaudata tecnica di alienazione e arrivo sotto casa come un automa. Salgo e mi metto a sistemare il caos lasciato da mio fratello, il pomeriggio passa in un lampo, odio la domenica.

Verso le otto decido che i tempi sono maturi per prepararmi un bel piatto di pasta con il nuovo sugo pronto funghi e tartufo che ho preso la scorsa settimana al supermercato: ho deciso, la serata sarà dedicata ad approfondire temi di attualità e cultura, cioè, vedrò le vecchie puntate del mio serial televisivo preferito su Netflix.

Alle undici, satura di carboidrati e di televisione, sprofondo in un sonno senza sogni.

 

Photo by Fidel Fernando on Unsplash

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