Estopia – Capitolo XVI – Il Re


Capitolo precedente: L’Usurpatore

 

Quando i guerriglieri, guidati dal Vate Tystnad fecero il loro ingresso all’interno delle mura della città di Estopia, nessuno oppose loro alcuna resistenza. L’esercito rimaneva confinato nelle fortezze, in attesa di ordini dai generali che non arrivavano. Il castello, arroccato sulle pendici della montagna Nitbjorg sembrava illuminato da una luce sinistra soprannaturale e, al posto della bandiera reale, sul pennone più alto, era issato uno stendardo con i simboli reali che ardeva di un fuoco artificiale.

La schiera dei ribelli iniziò la sua salita verso la reggia senza che nessuno osasse avvicinarli.

All’interno della cittadella, in una sala spoglia, Lidia e Luthen sedevano alle due estremità di un robusto tavolo di legno. I loro volti esprimevano la fatica, mentale e fisica, accumulata in quelle giornate decisive ed erano immersi in una discussione fitta.

“Non ti permetterò di sacrificarla. E’ sbagliato, crudele e tu ne sei consapevole quanto me!”

“L’errore, sorella, sarebbe quello di opporsi al fato. E’ il nostro destino, il nostro scopo: proteggere questa terra e questa gente, ristabilire l’equilibrio su Henn, far sì che Estopia torni a prosperare nelle grazie degli dei. Il sacrificio del Ren Løfte è l’unica via. Lo sai da sempre, è per questo che l’hai portata fin qui.” Luthen abbassò la voce mentre pronunciava le parole successive. “Io…vorrei che ci fosse un modo per salvare Freyja ma non ne conosco alcuno. Non esiste un’altra via e io onorerò i miei doveri. Sono l’erede al trono di Estopia farò quello che il mio popolo si aspetta da me; io riporterò la serenità su questi luoghi, sigillerò le nuvole come fece il primo re e la Città della Pioggia tornerà ad esercitare il suo ruolo di guida mistica dell’intera di Henn. Costi quel che costi!”“Luthen, noi crediamo che sacrificare Freyja sia l’unico modo di agire perché è quello che insegna la tradizione. Ma essere Re, comportarsi da Re significa essere capaci di pensare in modo alternativo, un modo che sia soprattutto autonomo, oltre che superiore. Insieme possiamo trovare un’altra via, possiamo salvare questa terra e la sua gente senza spargere altro sangue.” Lidia, si alzò e, avanzando verso la finestra, si sporse fuori ad osservare il panorama. Un salto di più di cento metri separava il castello dal terreno sottostante, le sue pareti di pietra scendevano a picco fino ad affondare nel fianco stesso della montagna. Ai piedi della reggia, in basso nella valle, il labirinto di canali e torrenti riluceva attraverso la pioggia, nella luce del tramonto. Lidia continuò.“Non ti permetterò di sacrificare Freyja a un Dio sanguinario che è muto da secoli. Se questo luogo si deve salvare, lo farà grazie ad un altro tipo di magia.”“Attenta Lidia, la blasfemia si annida nelle tue parole ed è imperdonabile. Anche se tu sei mia sorella, io sarò Re e tu dovrai obbedirmi.”Lidia si voltò ad affrontare il giovane, i suoi occhi verdi fissarono il nero di quelli del fratello.“Mentre compivamo il nostro viaggio fin qui, mentre ero in disparte all’interno del tuo corpo, io ho sentito quello che tu sentivi. Io ho sentito che tu l’hai amata. Non la ami forse più?”Luthen esitò, scegliendo con cura le parole per rispondere.“Quello che hai detto è vero, essere un sovrano significa saper scegliere e decidere con la propria coscienza. Ma essere un sovrano, Lidia, vuol dire anche sacrificare se stessi e quello che amiamo in nome di un bene superiore. E’ vero, il mio cuore ha accolto Freyja come un dono gioioso. E se io fossi stato un giovane qualunque e lei fosse stata una giovane normale, avrei benedetto il giorno in cui i miei occhi hanno trovato conforto nei suoi. Ma così non è e io devo agire come il mio popolo si aspetta che io faccia, come i miei antenati e gli dei che hanno concesso loro la grazia di regnare su questa porzione di mondo mi impongono di fare.” Fece una pausa, poi riprese. “Inoltre, sorella, Freyja non è la giovane ingenua che hai conosciuto da bambina, il Ren Løfte l’ha divorata, crescendo dentro di lei. Man mano che si avvicinava al tempio del Padre Flóð il suo spirito si è svegliato ed ha iniziato a crescere. Sono convinto che se incontrassi ora la tua Freyja, stenteresti a riconoscere in lei tracce della fanciulla che ti sta tanto a cuore.”Lo sguardo di Lidia si incupì, non si era aspettata che il fratello cedesse facilmente alla sua richiesta ma non sopportava che tentasse di propinarle quella insulsa propaganda a poche ore dalla sua ascesa al trono. “Devi liberarla, Luthen. Dove la tieni nascosta? Lascia che io la veda, per constatare da sola questo cambiamento di cui parli.”Una serie di rintocchi echeggiarono nella sala fredda, poi la grande porta di ingresso si aprì e l’incerta figura del Vate Tystnad avanzò zoppicando nella penombra, accentuando la curva della sua schiena quando giunse di fronte a Luthen. “Mio Re, avete sconfitto l’usurpatore e liberato il castello dalla immonda presenza del suo demone infernale: io proclamo la vostra gloria e quella di coloro che erediteranno il vostro sangue. Le genti di Henn ricorderanno il vostro nome in eterno come quello di colui che ha riportato la libertà nel regno.”Luthen lo affiancò e aiutò il vecchio a raddrizzarsi, per quanto possibile.“Grazie, sommo sacerdote.” Lanciò un’occhiata a Lidia che era rimasta in piedi accanto alla finestra. “Non sarei riuscito nel mio intento senza l’aiuto di mia sorella.”Il vecchio sembrò accorgersi di Lidia in quel momento e chinando il capo nella sua direzione aggiunse.“Ma certo, nobile principessa, Estopia ha potuto contare sul soccorso di due potenti protettori.”Lidia sorrise debolmente, gli occhi assenti.“Perdonatemi Maestà, il tempo è giunto perché riprendiate il comando del vostro esercito. Dobbiamo annunciare la cerimonia di investitura che si deve compiere al più presto: tutti gli abitanti di Estopia sanno che l’usurpatore non c’è più ma la gente ha bisogno di vedere che voi siete tornato per comprendere che d’ora in poi sarete voi la guida e lo scudo del vostro popolo.” Mosse qualche passo verso Luthen, porgendogli una fascia azzurra, riccamente decorata. “Mia figlia Astipalea vi manda in dono questa cintura, lei spera che vorrete indossarla sotto la spada durante la cerimonia.” Poi alzò lo sguardo ad incontrare quello di Lidia ed esitò, come rendendosi conto di aver interrotto un confronto tra i due fratelli. “Ma voi, Maestà, stavate conferendo con la vostra augusta sorella. Perdonatemi, con la mia impudenza ho interrotto il vostro convegno.” Nascose di nuovo lo sguardo sotto le folte sopracciglia.“In fondo, è soltanto un vecchio” pensò Lidia tra sé “La sua smania di potere lo condurrà forse al successo nell’organizzare l’unione tra mio fratello e la sua bella figlia. E’ già nelle grazie di Luthen e, certamente, le sue parole hanno alle orecchie di mio fratello un peso superiore alle mie. E’ ovvio che Luthen cerchi qualcuno che sia in grado di indirizzarlo, ora che non è più soltanto l’erede ma il vero Re. Ma tutto questo non ha importanza ormai, perché io ho fatto la mia scelta.” Si voltò verso Luthen. “Perdonami fratello se ti ho turbato con i miei dubbi. Inizia la preparazione per la tua cerimonia, il tempo è giunto. Domani all’alba ci incontreremo all’investitura.” I capelli serici ondeggiarono sulla sua schiena mentre lasciava la sala del trono seguita dallo sguardo di Luthen. “Sii mia alleata Lidia. Mi hai tenuto in vita per 13 anni, non voltarmi le spalle proprio a un passo dal compimento del mio destino.” Luthen non pronunciò queste parole, si limitò a pensarle, mentre accettava la fascia azzurra dalle mani di Tystnad.“Domani, quando il sole sarà alto e splenderà sul tempio attraverso la pioggia, io vi consegnerò il sigillo reale. Dopo che tutto il popolo avrà riconosciuto ed acclamato il proprio sovrano, durante i riti di ricongiungimento con il dio Dreki, offriremo il Ren Løfte in cambio della salvezza di Estopia e della terra di Henn. Io officerò la funzione ma sarete voi, Maestà, che dovrete consegnare al Drago tetracefalo la vita del Pegno, trafiggendo il suo cuore con la lama che esisteva prima della creazione del mondo, la lama forgiata dal dio Flóð e consegnata agli uomini perché la usassero per onorare lui e suo padre.” Il vecchio osservò Luthen soppesando le parole che doveva pronunciare. “Sarà forse la prova più difficile che affronterete nella vostra vita, mio Signore, sono vecchio abbastanza per comprendere la differenza tra combattere contro uno spettro e sacrificare una fanciulla indifesa. Ma questa è l’unica via e voi dovrete trovare la forza per percorrerla.”Luthen guardò il sacerdote. Non si era reso conto che avrebbe dovuto prendere la vita di Freyja con le sue mani e capiva che quella avrebbe potuto rivelarsi una prova ben più ardua di quanto non temesse. Ma si limitò a dire.“Farò quello che gli dei si aspettano da me. E la misericordiosa Ai avrà pietà della mia anima.” E, con un gesto definitivo, congedò il Vate tornando a sedersi al tavolo vuoto. Lidia rientrò nella spoglia stanza che occupava in una delle torri della reggia. Si trovava in un’ala del castello al limite dell’abitabile ma lei l’aveva scelta appositamente perché lontana dagli alloggi reali e non poteva sopportare l’idea di avere degli agi mentre con tutta probabilità Freyja marciva al buio in qualche sotterraneo dimenticato. Si accostò all’unica finestra della sala circolare e guardò il sole tramontare lento oltre le nuvole che si estendevano fino in fondo all’orizzonte. La finestra era priva di vetri e le gocce di pioggia sottile si raccoglievano in una piccola pozza ai suoi piedi. L’aria della sera era fredda e umida ma la fanciulla sembrava non avvertire la temperatura scendere e rimase ad osservare l’orizzonte appoggiata al muro di pietra mentre l’orlo della sua tunica si inzuppava. Solo quando fu completamente buio, Lidia si voltò verso un piccolo tavolo accostato alla parete ed accese la lampada a olio, poi si sedette su uno spoglio sgabello davanti a quella luce fioca e, appoggiata la testa sulle braccia, si addormentò. Imprigionata nella sua oscura prigione, la lunga catena d’oro a bloccarle la caviglia, anche Freyja sedeva al buio. Aveva pianto a lungo, per l’incredulità, il dolore, la sorpresa di vedersi catturare quasi sotto gli occhi di Lidia e Luthen. In fondo al proprio animo aveva sempre saputo che esisteva un motivo oscuro per quel suo viaggio. Nel momento in cui aveva varcato il confine di Estopia aveva sentito svegliarsi dentro di sé nuovi e sconosciuti sensi. Il viaggio con Lidia e Luthen l’aveva abituata alle rivelazioni, ad accogliere senza domande le svolte più incredibili dalla realtà, così aveva accettato quella nuova consapevolezza e l’aveva sentita crescere giorno dopo giorno all’interno del proprio corpo. Ma quando Astipalea aveva lasciato che i Ribelli la circondassero, la legassero e la nascondessero in un sacco nero, il suo terrore era stato superato dallo stupore del tradimento. Si portò una mano al collo. L’orecchio aveva smesso di sanguinare  ma il suo abito e la pelle erano incrostati di sangue. Aveva pianto a lungo, Freyja, nell’oblio di quell’attesa infinita: aveva gridato, aveva implorato. Era crollata esausta e aveva dormito, perdendosi in quel buio assoluto. Ora sedeva, le gambe incrociate, in qualche punto della caverna, sentiva la roccia fredda sotto la stoffa leggera del vestito ed il silenzio rimbombare in un ruggito continuo. Tenne gli occhi chiusi e la snella figura di Lidia si materializzò nitida nella sua mente. Anche Lidia era seduta, su uno sgabello nel mezzo di una stanza dalle pareti di pietra. I suoi occhi rilucevano nella penombra come quelli di un felino nella notte. Erano segnati e stanchi ma decisi e sembravano fissarla attraverso la cortina del pensiero di Freyja. Improvvisamente Freyja ebbe la sensazione lacerante che la sua anima lasciasse il suo corpo e si frapponesse tra esso e la visione di Lidia. L’anima di Freyja era maestosa e splendente. I lunghi riccioli  dorati ondeggiavano come onde marine, il suo capo era incoronato di stelle e la sua pelle era luminosa come l’aurora del nord. L’anima di Freyja avanzò verso Lidia, nella stanza fredda.“Lotta per me.” Ordinò senza muovere le labbra e la sua voce aveva un tono argentino sconosciuto. Nelle mani stringeva una lama di cristallo trasparente e Freyja sussultò quando la vide avvicinarsi a Lidia. L’anima di Freyja accarezzò il volto pallido di Lidia, che alzò su di lei i suoi profondi occhi verdi. Poi la figura fece correre una mano tra i lunghi capelli di Lidia e, afferrata una ciocca lucida, la tagliò. Ciocca dopo ciocca, continuò a tagliare i capelli della giovane, in silenzio. La stanza era fiocamente illuminata da una misera lampada e dallo splendore emanato dalla pelle di quella figura spettrale e Freyja vide le lacrime rigare le guance di Lidia. Sussultò di nuovo, cercando di muoversi per fermare quella che sembrava, in tutto e per tutto, una vera emanazione del suo spirito. Era un sogno talmente vivido…Quando la figura smise di tagliare, il manto nero dei capelli di Lidia era sparso ai suoi piedi. L’Anima di Freyja abbassò le mani e fece un passo indietro per consentire a Lidia di alzarsi. Poi girò attorno allo sgabello e tagliò la tunica di Lidia all’altezza delle spalle, lasciando che anch’essa scivolasse a terra. Lidia rimase nuda al centro della sala. I capelli neri sembravano ora quelli di Luthen, il suo corpo magro riluceva nella luce dell’Anima e i suoi muscoli asciutti contratti per il freddo. L’Anima completò il suo giro fino a fronteggiarla e, sollevando la mano, la posò al centro del petto di Lidia. Dal suo palmo si sprigionò una luce talmente intensa che Lidia chiuse gli occhi e, per un momento, la stessa Freyja non vide nulla. Poi, quando la luce si fu dissolta e l’Anima ebbe allontanato la mano, Freyja scorse un simbolo argenteo sulla pelle dell’amica. Era un simbolo sconosciuto per Freyja, come il carattere di una lingua arcana che Freyja mai avrebbe saputo interpretare eppure, non appena i suoi occhi si posarono su di esso, Freyja ne riconobbe il significato preciso di Eroe. Quell’antico simbolo evocava un senso di appartenenza e di sacrificio che, pur non riuscendo a comprenderli fino in fondo,  Freyja seppe essere inestinguibili.

Il viso di Lidia appariva trasfigurato quando la luminosa figura dell’Anima vi si accostò, unendo le proprie labbra alle sue. La luce che emanava dall’Anima avvolse Lidia e, improvvisamente come era apparsa, la visione svanì lasciando Freyja senza fiato, immersa nel buio della caverna.

 

Capitolo successivo, finale: La Regina

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