Questo non è il calcio che ci piace! Episodi da condannare


Il calcio giocato, negli ultimi anni, è stato messo da parte per dare spazio alle notizie di cronaca. Gli ultimi episodi, da condannare, sono l’aggressione ad un arbitro donna e il perenne virus ultras.

Il Calcio femminile, aggredita una direttrice di gara

Siamo a Monterchi, provincia di Arezzo, si gioca Junior Tiferno-Bastia, gara valida per il campionato Giovanissimi regionali. Tutto tranquillo durante i novanta minuti ma a fine gara accade l’impensabile. Al momento della consegna dei documenti ai dirigenti del Bastia, è nata una discussione su un’ammonizione e il padre del giocatore ammonito, avrebbe sferrato un calcio alla porta dello spogliatoio che ospitava la giovane arbitro, porta che poi ha colpito l’anca della ragazza. La ragazza è stata subita accompagnata al pronto soccorso dal padre, un ex direttore di gara. Dimessa, il giorno dopo ha presentato denuncia. I primi accertamenti sono stati eseguiti dai carabinieri presso lo stadio di Monterchi.

Un gesto che va assolutamente condannato a maggior ragione se fatto da un uomo su una donna e da un padre sotto gli occhi del figlio e di tutti gli altri ragazzi. E’ gente come questa che “educa” i nostri calciatori del futuro.

Il calcio in mano agli ultras

Domenica scorsa c’è stata Hellas Verona-Roma, vinta dai giallorossi 1-0, ma non è stato il campo il vero protagonista. Fuori lo stadio c’è stato uno scontro tra i tifosi veronesi e quelli romani. Il GIP ha convalidato l’arrestato di 21 tifosi della Roma. Ecco quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport in merito agli scontri: “I 21 ultrà giallorossi sono accusati di rissa aggravata, possesso, utilizzo e lancio di bastoni, mazze e oggetti atti a offendere e anche di travisamento. Hanno tra i 21 e i 45 anni di età e sono residenti nella capitale, oltre che in provincia (Ladispoli, Guidonia, Zagarolo e Cerveteri) e a Orbetello (Grosseto). Sette erano incensurati, altri 14 hanno vari precedenti penali; tre di loro avevano già scontato dei Daspo emesso in passato per fatti di violenza commessi in occasione di partite di calcio, uno era già stato sottoposto due volte al Daspo. Gli scontri erano stati programmati nonostante la Questura scaligera avesse predisposto un piano di sicurezza con percorsi protetti riservati ai 1800 romanisti. Domenica mattina 50 ultrà veronesi si sono spostati in modo compatto, impugnando pesanti tubi camuffati da asta da bandiera, coprendosi il volto con cappucci e sciarpe. Hanno così affrontato i giallorossi, lanciandosi reciprocamente addosso bottiglie e altri oggetti, poi hanno cominciato a picchiarsi selvaggiamente, a colpi di cinghiate. Gli scontri sono durati pochi minuti, fino all’arrivo della Polizia. Gli ultrà veronesi, conoscendo bene le strade, si sono dileguati, mentre i romanisti sono stati bloccati e arrestati. I veronesi sono riusciti a sfuggire anche all’arresto in flagranza differita, ma per loro scatteranno provvedimenti amministrativi e giudiziari. Per tutti gli indagati il Gip ha disposto la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Verona e del divieto di accesso alle manifestazioni sportive”.

Oltre agli scontri e ai disagi creati, quello che rabbrividisce sono le parole espresse dagli indagati durante l’udienza: “Noi ci meniamo di brutto, però dopo la partita tutto finisce e torniamo amici”.

Questo non è il nostro calcio!

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