Stop calling Putin a Machiavellian!


Putin’s authoritarian leadership is often compared to Machiavelli’s ideal ruler in The Prince. This is absolutely justified – but can serve as a potent excuse to violate human rights.

Rarely has a 500-year-old book such practical relevance in today’s global politics. When Niccolò Machiavelli published his treatise on ideal leadership, The Prince, in 1515, he could not have anticipated its impact half a millennium later. His essay on how to come to political power and maintain the stability of a rule was intended to serve an Italian duke, but a look eastward reverberates his writings. Today’s Prince wears a familiar face: That of Russian President Vladimir Putin.

In many articles and commentaries, Putin has been called a “mini Machiavelli” or “neo-Machiavellian” due to his quasi unrestricted authority which he has monopolized since he was first elected President in 2000. The comparison has become so widespread that Amazon even offers a copy of Machiavelli’s treatise with a cover picture of Putin. And although these articles often lack a thorough and analytical comparison of Putin and Machiavelli, they are absolutely correct.

Let us consider a few of the parallels between the Prince and Putin. According to Machiavelli, a powerful leader ought to “cunningly foster some opposition”: look at the rubber-stamp Duma. He should “make [citizens] believe by force” if they are no longer loyal: think of the war against Chechnya. He must “weaken the more powerful” neighbour states: consider the invasion in Eastern Ukraine. The ruler must demonstrate “grandeur [and] strength” at all times: remember Putin horse-riding in Siberia or navigating a submarine. Putin’s political oeuvre is not simply “neo” or “mini”: It is outright Machiavellian.

The Prince of Russia

There is however one major problem with a resemblance that spans over five centuries. Machiavelli holds values and mindsets of the 16th century – and if Putin follows his advice, this should make us worry.

For the Italian writer, the population merely was a mass of people that ought to be kept loyal and obedient – like a herd of sheep. Individual rights were unheard of, and women’s position in society was appalling in today’s standards (“fortune is a woman, and […] it is necessary to beat and ill-use her”). Every action of the leader should aim at maintaining the stability of the polity and his personal power.

For that purpose, Machiavellians believe that any means are justified: on the one hand the use of law, for example when Putin nominated Medvedev as successor in 2008, only so he could run for a third term in 2012. And on the other hand the use of force, such as in the case of Chechnya or Ukraine. In Machiavelli’s words, the ideal ruler understands to “do evil, when it is necessary”, also to his own people. Russia’s President clearly understands.

At best, Putin is flattered by the comparison with the Prince and considers it a global recognition for his consolidation of power. At worst, it serves him as an excuse to undermine individual rights even further in order to fulfil the requirements of a perfectly Machiavellian leader. The Prince is all about the maintenance of power at the cost of human rights and personal freedoms. Putin has mastered this discipline. But if we believe in the importance of individual liberal values and free speech, such leadership style cannot be supported.

The Russians are called to elect their next President on March 18, and there is little doubt that Vladimir Putin is set for a fourth term. In other countries, elections are a process of competing political forces which aspire for representation and participation. In Russia, they serve as demonstration of Putin’s popularity and public legitimacy. Six more years of Machiavellian rule cannot do its citizens any good. In fact, Machiavellianism is an outdated and backward concept that should not be regarded a virtue in the 21st century.

So, stop calling him a Machiavellian!

 


Traduzione in italiano di Erica Biggio

Smettetela di definire Putin un Machiavelli

La leadership autoritaria di Putin è spesso paragonata al Signore del “Il Principe” di Machiavelli. Questo è assolutamente giustificato ma può servire come potente scusa per violare diritti umani.

Raramente un libro di 50 anni ha avuto un natale rilevanza effettiva nella politica globale di oggi.

Quando Niccolò Machiavelli pubblicó il suo trattato sul signore ideale, il Principe, nel 1515, non avrebbe potuto anticiparne l’impatto a mezzo millennio di distanza.

Il suo scritto su come raggiungere il potere politico e mantenere la stabilità di un governo era stato concepito per servire un Duca italiano (Valentino<3), ma basta guardare ad est per veder riecheggiare le sue parole. Il Principe di oggi ha una faccia familiare: quella del presidente russo Vladimir Putin.

In molte cronache ed articoli Putin è stato chiamato il “piccolo Machiavelli” o il “nuovo Machiavelli” grazie all’autorità pressoché illimitata che ha monopolizzato fin dal suo primo mandato come presidente nel 2000. Questa comparazione è diventata talmente diffusa che Amazon ha messo in commercio una versione del trattato di Machiavelli con in copertina una foto di Putin. E benché spesso questi articoli manchino di una comparazione approfondita ed analitica dei due, sono assolutamente corretti.

Consideriamo alcuni dei parallelismi tra il Principe e Putin. Secondo Machiavelli un signore [..] deve nutrirsi con astuzia qualche inimicizia[..]: guardate questa Duma che approva senza opporsi. Il signore dovrebbe far sì che i cittadini siano [..] forzati a servirlo con fede [..] per rimediare alla mancanza di lealtà; pensate alla guerra in Cecenia. Egli deve inoltre […] ingegnarsi di indebolire i più potenti (stati) di quella (regione) [..] e adesso considerate l’invasione dell’Ucraina orientale. Il signore deve dimostrare forze e grandezza in ogni circostanza: tutti ricordiamo le immagini di Putin a cavallo in Siberia o al comando di un sottomarino. L’operato politico di Putin non è “piccolo” o “nuovo”, è esattamente machiavellico.

Il Principe di Russia

C’è comunque un grosso problema con una rassomiglianza che si estende attraverso 5 secoli. Machiavelli fa suoi valori e mentalità propri del XVI° secolo – e se davvero Putin sta seguendo i suoi consigli, questo è motivo di preoccupazione.

Per lo scrittore italiano il popolo è semplicemente una massa di persone che bisogna mantenere leale ed obbediente-come un gregge di pecore. I diritti individuali erano inaudito e la posizione delle donne nella società era terrificante secondo i criteri odierni ([..] la Fortuna è donna; ed è necessario, volendola tener sotto, batterla ed urtarla [..]). Ogni azione del Signore dovrebbe essere mirata al mantenimento della stabilità politica e del suo potere personale.

A questo proposito i machiavellici credono che il fine giustifichi i mezzi: da una parte, l’uso della legge, come quando Putin nominò Medvedev suo successore nel 2008, solo per poter correre un terzo mandato nel 2012. Dall’altra parte abbiamo l’uso della forza, come nei casi di Cecenia ed Ucraina. Come diceva Machiavelli, il leader ideale comprende il bisogno di fare del male, quando necessario, anche al proprio popolo. Il presidente russo ha chiaramente fatto suo questo concetto.

Nel migliore dei casi, Putin è lusingato dalla comparazione col Principe e la considera il riconoscimento globale al consolidamento del suo potere. Nella peggiore delle ipotesi, se ne serve come scusa per indebolire ulteriormente i diritti individuali per ottenere i requisiti del perfetto leader Machiavellico.

Il Principe parla tutto di come mantenere il potere, anche a costo di sacrificare diritti umani e libertà personali. Putin spadroneggia in questa disciplina. Se crediamo nell’importanza dei valori individuali liberali e della libertà di parola, questo tipo di leadership non può essere tollerato.

La popolazione russa è chiamata a votare il suo prossimo Presidente il 18 marzo, e nessuno dubita che Putin sia pronto per un quarto mandato. In altre nazioni le elezioni sono un processo tra forze politiche in competizione che aspirano a rappresentanza e partecipazione (alla vita politica del paese). In Russia servono a dimostrare la popolarità di Putin e come legittimazione pubblica. Altri sei anni di governo machiavellico non porteranno alcun beneficio ai cittadini. In effetti il machiavellismo è un concetto datato e retrogrado, che non dovrebbe essere considerato una virtù nel XXI° secolo.

Allora, smettetela di chiamarlo “Machiavelli”!

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