La deriva autoritaria del governo di Maduro.


370.000 immigranti venezuelani sono entrati in Colombia e quasi 30.000 in Spagna, solo nel 2016. È l’effetto Maduro, o meglio l’effetto di una politica socialista inetta di una decina d’anni a questa parte, che ha svuotato le tasche dei cittadini con un’inflazione sempre più crescente e avvelenato gli animi per le ingiustizie di cui si è macchiata. Per ingiustizie s’intende l’incarcerazione di oppositori politici del governo e di manifestanti e, soprattutto, la recente mossa del presidente Maduro.

In un piano che non può che portare alla dittatura piena, questa mossa di Maduro è stata scegliere i membri di una assemblea costituente che si è installata questo giovedì, per modificare la costituzione attuale nel corso dei prossimi due anni. L’obiettivo è permettere al presidente di assumere poco a poco i pieni poteri, e mettere a tacere il parlamento, che ha sempre cercato di opporsi a lui, e a Chavez prima di lui. Nonostante gli scontri violenti e le proteste di molti parlamentari, già ieri la nuova assemblea costituente ha cominciato a imperversare con risoluzioni che hanno il sapore di manovre autoritarie, come la rimozione della procuratrice Luisa Ortega Díaz, che è considerata uno degli avversari principali di Maduro. La decisione è stata difesa dalle parole di accusa di Maduro nei suoi confronti, che la descrivono come facente parte dei movimenti di ribellione.

Il colpo di stato è un’opzione estrema ma desiderata da molte parti all’interno del paese, in primis dalla popolazione, esasperata per le condizioni di vita, che, appunto, costringono molti ad emigrare. Recentemente, un gruppo di militari ha tentato di metterla in pratica, senza riuscita, andando subito incontro all’arresto.

La vicenda del Venezuela sta richiamando l’attenzione delle potenze mondiali in maniera sempre più forte, sia le scelte antidemocratiche del governo socialista sia il trattamento violento degli oppositori. Un’altra ragione è che il Venezuela è un paese molto ricco, per quanto possa sembrare un paradosso considerando la mancanza di necessità basiche come cibo e medicinali per la popolazione, perché è molto ricco di petrolio, e una deriva autoritaria probabilmente avrebbe anche ripercussioni economiche a livello internazionale.

maduroProprio per questi motivi, sia gli Stati Uniti che l’UE si sono pronunciati contro gli eventi recenti mettendo ben in chiaro la loro disapprovazione e valutando sanzioni molto forti per il paese. L’associazione Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale, è sul procinto di sospendere il Venezuela “per il mancato rispetto della clausola democratica”.  Arrivano molte minacce e critiche, quindi, all’operato di Maduro, che si spera possano sortire qualche effetto. Fra queste anche quelle di attivisti e giornalisti, come la famosa blogger Yoani Sánchez, molto critica del suo paese (Cuba) nel suo blog, ma anche del Venezuela, che con questo tweet esprime il pensiero e la determinazione di molti ad opporsi a Maduro: “[…] sono cubana, vivo nella Havana e non voglio petrolio venezuelano se è frutto della mancanza di libertà del suo popolo”.

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