L’uomo perfetto #16 La zarina di Kiev


Spiegare come l’uomo perfetto finì agli Eurovision Song Contest di Kiev del 2017 sarebbe una storia davvero lunga. Semplificando molto, potremmo dire che l’Ambasciatore Italiano a Kiev lo aveva invitato alla cena di gala in onore del concorrente italiano di quell’anno, Francesco Gabbani.

Fu così che una sera di inizio maggio, l’uomo perfetto sedette nel salone dei ricevimenti dell’ambasciata Italiana, in una Kiev molto più fredda della media stagionale. Erano presenti il cantante e la sua compagna, dirigenti Rai e diverse autorità locali. Ognuno conversava nella sua madrelingua, le interpreti traducevano.

Per qualche istante, l’uomo perfetto riuscì a proiettare il suo conscio fuori di sé. Osservò una tavola imbandita raffinatamente in uno splendido salone smanioso di ostentare lo sfarzo ereditato da oltre un secolo. Un uomo di quasi quarantanni sedeva in compagnia di persone a lui poco più che sconosciute. Tutti i presenti esibivano un sobrio sorriso. Il suo conscio di una ventina di anni più giovane non avrebbe mai potuto scommettere che una simile circostanza si sarebbe verificata.

Forse l’unico commensale che avrebbe potuto provare simili sensazioni in quel momento era un altro uomo, di un paio d’anni più giovane di lui, anch’egli italiano, seduto a pochi posti da lui.

La cena terminò senza che ci fosse alcun riferimento alle ostilità con la Russia. Gli intervenuti si alzarono in piedi. Fu in quel momento che una delle interpreti si levò con la sua statura al di sopra di tutti i presenti. Si sarebbe potuto pensare che la sua altezza fosse eccezionale, in realtà era quella dei presenti a non essere particolarmente rilevante. Tutti gli sguardi della sala si posarono su di lei e una genuina ilarità serpeggiò sulle guance degli invitati.

La destinataria di simili attenzioni godette di quell’attimo di celebrità e ruotando delicatamente la testa regalò uno sguardo di riconoscenza a tutti gli spettatori. L’ultimo a ricevere questo omaggio fu proprio l’uomo perfetto. I loro occhi si soffermarono per più di un istante e l’uomo sentì un piccolo brivido corrergli lungo la schiena.

L’uomo perfetto incontrò di nuovo l’interprete la sera della finale dell’evento. Il fato – o l’ambasciatore – aveva voluto che i loro posti fossero vicini. Lei gli disse che era convinta che Gabbani avrebbe vinto. Lui disse che qualora ciò si fosse verificato, lui non avrebbe più ostato mettere in discussione ogni sua affermazione. Le apparve un po’ nervosa, lui le chiese cosa la preoccupasse. “Se fossi un russo pazzo, questo è l’unico posto dove cercherei di fare un attentato.”

Gabbani arrivò sesto e i due ci scherzarono sopra. Si diedero appuntamento la mattina seguente, una domenica di nuvole cariche di pioggia. Lei si presentò con una giovanissima bassotta. Propose un itinerario turistico che poche settimane prima aveva condiviso con un noto architetto italiano.

Camminarono per molte ore. Parlava un ottimo italiano e illustrava lo stile architettonico delle chiese barocche. Citava a memoria le poesie di ŠevčenkoRaccontava la storia della città con particolari molto accattivanti. Riportò alcune delle sue recenti esperienze lavorative con italiani. Non faceva nulla per nascondere la sua ammirazione incondizionata per tutti i nati nel Bel Paese. L’uomo perfetto la punzecchiò estorcendole qualche esperienza negativa.

Lei lo accompagnò ad un monumento vicino al teatro dei pupazzi. Era un albero in metallo sui cui rami stavano diversi uccelli. A fianco alle radici una gallina sorvegliava un nido dove riposavano tre grandi uova. L’interprete tradusse la filastrocca e l’uomo perfetto osservò diligentemente tutte le azioni prescritte. Da ultimo trascrisse su un foglietto il suo desiderio e infilò il biglietto in una fessura del tronco. Lei non lo fece.

L’interprete chiese perdono per la sua sfrontatezza. Si azzardò a chiedere perché un uomo così intelligente da aver raggiunto posizioni di influenza politica in così giovane età non avesse una compagna per la vita. L’uomo perfetto sorrise lusingato. Apprezzò questo corteggiamento dal registro alto ma così diretto. Dopo un breve silenzio, lui le chiese se – potendo scegliere – avrebbe preferito sposare un uomo italiano ad uno ucraino. “è molto difficile trovare ucraini giovani e colti” – fu la sua risposta.

Quella sera l’uomo perfetto si imbarcò sul volo di ritorno per Bruxelles. Gli sbarchi nel Mediterraneo si stavano intensificando e tante persone morivano ogni giorno.

I due si sentirono al telefono diverse volte nei giorni successivi.

Poi subentrarono la razionalità e la routine.

Di quella scintilla non rimase che un biglietto di carta in un tronco di metallo.

Ma l’uomo perfetto non dimenticò la zarina di Kiev e fu riconoscente al buon Dio per avergli donato quell’incontro.

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