Presidenziali francesi: la corsa di Marine Le Pen sulla scia di Donald Trump e della Brexit


“Nulla è immutabile. Quello che è successo stanotte non è la fine del mondo, ma di un mondo”. Con queste parole Marine Le Pen, leader del Front National, partito di estrema destra francese, ha salutato la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane lo scorso 8 novembre.

Il panorama politico internazionale è stato travolto da un’onda di cambiamento che ha acquisito forza con la vittoria nel referendum britannico del fronte Brexit, è stata alimentata dal trionfo di Trump e ora potrebbe influire in modo rilevante sull’esito delle elezioni presidenziali francesi in programma nel 2017.

Oggi gli Stati Uniti, domani la Francia”: questa la speranza di Marine Le Pen che punta a farsi portavoce della rabbia popolare contro l’élite, delle vittime della globalizzazione, dei disoccupati, della classe rurale e delle periferie la cui sicurezza è talvolta minacciata, alimentando così un sentimento di paura e intolleranza verso gli immigrati che vivono nelle stesse aree.

La carriera politica di Marine Le Pen è iniziata con l’ingresso nel 1986 nel Front National, partito al tempo guidato dal padre Jean-Marie Le Pen, poi espulso nel 2015 in seguito a dichiarazioni controverse sulla Seconda Guerra Mondiale e sulle minoranze francesi. Diventata presidente del FN nel 2011, Le Pen ha lavorato a un’umanizzazione del volto del suo partito accompagnata dalla volontà di mostrarne il vero programma senza la distorsione operata dai media.

fnlogoUn programma che si oppone alla globalizzazione e al libero commercio promuovendo il protezionismo e che punta alla riduzione dei flussi migratori con l’uscita dall’area di Schengen e la reintroduzione di controlli alle frontiere.

FN si caratterizza per un forte sentimento anti europeista: Le Pen vede nell’introduzione dell’Euro la causa dell’aumento dei prezzi e sta attualmente lavorando alla promozione di un referendum per l’uscita dall’Unione Europea.

A livello di politica internazionale auspica un’uscita dalla NATO e una distensione dei rapporti diplomatici con la Russia.

In campo energetico la leader di estrema destra si è più volte opposta agli aumenti delle bollette del gas e dell’elettricità, responsabili diretti del calo del potere d’acquisto delle famiglie dei lavoratori e della middle-class, chiedendo parallelamente anche la riduzione del 20% della tassa nazionale sui prodotti legati al petrolio e la rinuncia all’energia nucleare a favore di fonti meno pericolose.

Per ciò che concerne l’agricoltura Le Pen è schierata contro la politica agricola comune (PAC) dell’Unione Europea, in sostituzione della quale propone una politica agricola francese. Inoltre si dice a favore di un’indipendenza alimentare della Francia contro le multinazionali e ritiene l’Unione Europea, la FAO, le Nazioni Unite e il G-20 direttamente responsabili delle crisi alimentari in tutto il mondo.

Questi gli argomenti su cui punterà Marine Le Pen per affrontare la sua prossima sfida politica: la corsa alla presidenza francese. Gia candidata alle presidenziali del 2011, dove non passò il primo turno ottenendo il 18% delle preferenze, la leader del FN ci riprova, forte di una rabbia popolare che, in Europa come negli Stati Uniti, sta sovvertendo un sistema ormai sempre più distaccato dall’elettorato e sempre meno in grado di ascoltarne la voce.

fnimmigrazioneSecondo i sondaggi la candidata di estrema destra riceverà abbastanza consensi per arrivare al ballottaggio dove probabilmente si scontrerà con François Fillon, uscito vittorioso dalle primarie del centrodestra sconfiggendo a sorpresa il favorito Alain Juppé e l’ex presidente Nicholas Sarkozy. Il fronte socialista dal canto suo al momento, dopo la rinuncia alla ricandidatura di François Hollande, non ha ancora individuato il suo candidato.

Gli analisti allo stesso modo però concordano sul fatto che una sua vittoria sia altamente improbabile: difficilmente riuscirebbe a spuntarla sul “fronte repubblicano” che gli elettori di centrodestra e centrosinistra, unendosi, andrebbero a formare nel caso in cui la candidata del FN riuscisse ad approdare al secondo turno.

Ma come la vittoria di Donald Trump negli USA ha già dimostrato, la cosiddetta maggioranza silenziosa potrebbe nuovamente sovvertire i sondaggi e la demagogia e l’estremismo potrebbero ancora una volta infliggere un duro colpo a quel mondo e a quel sistema di cui Marine Le Pen per prima si augura il collasso.

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