Spicchi di Ozzano


Il simbolo del Gira Ozzano

Il simbolo del Gira Ozzano

Breve preambolo: l’idea me l’ha buttata lì un sabato di maggio quella stravagante lucidità incarnata che risponde al nome di Giovanni Sommavilla. Sul treno in viaggio verso Parma, meta di un pranzo/riunione di redazione dove il concetto di “pranzo” ha finito chiaramente con il farsi preferire, il magister di Discorsivo mi fornisce uno spunto notevole. Nel mezzo delle chiacchiere sui massimi sistemi giornalistici e bloggeristici, a un certo punto mi dice più o meno testualmente: “Sai, sarebbe bello anche riuscire a dare una voce al basket minors, oltre a quello professionistico”.

Ora, si possono dire tante cose di chi scrive, ma non che sia uno che lascia cadere uno stimolo, soprattutto quando è a) assennato e b) valido. Quella frase, ha ronzato in testa fino a pochi minuti prima di imprimere sulla tastiera l’articolo che state leggendo. Perché effettivamente in quattro anni e mezzo di “Tiri Liberi” ci siamo occupati di Serie A, Eurolega, NBA, persino Legadue qualche volta, ma mai minors. Peccato veniale, se vogliamo, ma il pensiero che i mezzi di comunicazione non debbano interessarsi solo di ciò che fa “odiens” non ci abbandona. Così, abbiamo provato a colmare il gap.

Dopo questa veloce premessa, partiamo a raccontare.

Gira e ri… Gira

Ozzano dell’Emilia è un comune dell’hinterland bolognese. Un bel paese, ancora Emilia ma con lo sguardo già rivolto verso quell’est che dopo pochi chilometri vuol dire Castel San Pietro, vuol dire Romagna. Allo stesso tempo però San Lazzaro di Savena, dove Dante collocava uno dei limiti di Bologna, non è distante, è lì, giusto ad un passo. Logico che a questo punto Ozzano sia terra di confine, di passaggio, dove cose straordinarie possono accadere, e non a caso da quelle parti la chiamano Ozzangeles. Tipo che una squadra di provincia (letteralmente) rimanga per anni nei campionati professionistici e semiprofessionistici del basket italiano senza chiamarsi Cantù.

Il Gira è stato un mito. Di più, è stato il mito di un mito: una squadra nata da un gruppo di giovani cestisti che nel ’46 chiedono al commendator Pirazzini, a capo di una società di ciclismo, di sostenerli, e la proposta arriva nella sede della società stessa, il bar del Teatro Comunale dove le ruote erano un culto e Girardengo un divo. Pirazzini accetta, ci mancherebbe, a patto però che la squadra indossi il colore arancione simbolo del suo sodalizio ciclistico. La leggenda può dunque cominciare

Sono i tempi di Santa Lucia, della Sala Borsa, e di un basket che inizia a emettere i primi vagiti del Dopoguerra. La A arriva nel ’48 ma ovviamente in città c’è la Virtus fa corsa di testa, ma non così tanto, e a un certo punto nel ’54 arriva persino il secondo posto dietro la Borletti Milano. Poi però i mezzi sono quelli che sono, le squadre si professionalizzano, e gli arancioni rimangono un filo indietro. Saliscendi tra prima e seconda categoria, qualche nome che diventerà famoso come Bariviera o Sacchetti, qualcuno che lo era stato come Bob Elliott o Steve Hayes, fino al ’79, quando la retrocessione porta la società a rinunciare all’iscrizione in A2. E qui la storia prende una svolta.

La squadra si trasferisce a Osteria Grande, frazione di Castel Pietro, il campionato è la D, la palestra locale non è il Madison Square Garden ma potrebbe andare peggio, “potrebbe piovere”, e invece c’è metaforico sole e calore della gente, e alla fine arriva la promozione. Succede che però la vicina Ozzano nel 1987 costruisce un palasport, uno bello, moderno, e ci sarebbe da occuparlo con una squadra, meglio se ambiziosa. La società girina, così, prende di nuovo la via Emilia, stavolta in senso opposto, e com’è come non è trova terreno fertile per i propri obiettivi, la serie C sta un po’ stretta ma con Massimo Magri arriva quasi subito il salto in B, e nel frattempo imprenditori locali si stanno impegnando per garantire la sostenibilità economica dell’intera struttura societaria, si cerca un legame sempre più stretto con le realtà cittadine dell’amministrazione pubblica che dell’industria privata, si allestisce un settore giovanile e, insomma, si programma per rimanere e poi magari anche per migliorare, come nel caso della promozione in B d’Eccellenza arrivata sotto la guida di coach Massimo Bernardi nel 1996.

La scomparsa può attendere

Tra la fine dello scorso millennio e l’inizio di quello attuale il Gira che fa i playout e si salva (nel 2000 no ma viene ripescato) o fa i playoff e non sfigura. Tutto questo, almeno, dura fino al 2010, anno in cui con una squadra composta prevalentemente da giovani e allenata da Stefano Salieri chiude terza la stagione regolare e si ferma solo di fronte alla Fortitudo che poi vincerà la finale e… beh, il seguito è una brutta storia che è meglio archiviare.

Oddio, non che agli arancioni vada meglio, in realtà. Sì, perché in quell’estate irrompe sulla scena Claudio Sabatini e afferma di voler fare della società ozzanese il serbatoio della sua Virtus. Risultato, squadra retrocessa nel campionato 2010/2011 e Mister Futurshow che a fine giugno chiude bottega insieme con gli storici imprenditori vicini al Gira, Vacchi e Di Giansante. La società viene divisa in due, il settore giovanile e la squadra senior, il cui titolo viene rilevato dalla Fortitudo Bologna che fa capo a Gilberto Sacrati.

Una seconda scomparsa, pare. E pare male, perché comunque i girini sono tali letteralmente (perché facenti parte del Gira) e metaforicamente (perché piccoli), e sono vivi. Nel frattempo, ad Ozzano tra gli anni Settanta e gli Ottanta sono nati i Flying Balls, squadra dilettantistica. I soci fondatori hanno avviato corsi di minibasket, si sono dati un’organizzazione e la “prima squadra” ha iniziato progressivamente a scalare il basket nostrano: new-flying-balls-ozzanoamatori, poi seconda divisione, prima divisione, promozione, serie D, e su, fino alla C Gold del 2015. E mentre su qualche maglia del minibasket compare ancora la gloriosa torre arancione del Gira, un po’ di romanticismo ci abbraccia lo stomaco. Giusto un po’.

Sono biancorossi e non più del colore della palla a spicchi, hanno nome inglese non più cognome italiano, ma poco importa. Ozzano è tornata ad avere una compagine senior, e le ambizioni sembrano quelle del primo Gira locale: Masré arrivato da San Lazzaro ha mano da fuori, l’ala Cutolo per la categoria è un bel regalo, Magagnoli dalla Virtus Bologna promette bene e l’anno in Pontevecchio non può che aver giovato, Agusto è una presenza nei pressi del canestro, così come Morara appena arrivato dalla Virtus Spes Imola. Sempre sotto le plance, da segnalare l’arrivo di Martini, che porta sì fisico ma soprattutto DNA ozzanese avendo fatto le giovanili del Gira.

La tradizione buddhista parla di un ciclo vitale che non si esaurisce mai, e viene rappresentato come una ruota. Guarda caso, una ruota che Gira.

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