Euro 2016: il Portogallo è sul tetto d’Europa!


PORTOGALLO-FRANCIA: 1-0 (d.t.s.) di Eugenio Petrillo. Ultimo atto di questa meravigliosa avventura che è iniziata un mese fa tante idee e numerosi pronostici.Siamo partita da Francia-Romania a Saint-Denis e concludiamo con Portogallo-Francia sempre a Saint-Denis. È la finale, il match più atteso. Le due squadre protagoniste hanno avuto un percorso diametralmente opposto nel corso di questo Euro 2016. La Francia: eccetto un’insignificante pareggio con la Svizzera all’ultima giornata dei gironi, ha sempre vinto e ha dimostrato di essere la favorita numero uno sconfiggendo ed umiliando la Germania in semifinale. Il Portogallo: nonostante un girone più che mai agevole, ha faticato e si è qualificata all’ultimo respiro solamente come terza. Se non fosse stato per la vittoria in semifinale con il Galles, in questa competizione non ha mai portato a casa il risultato prima dei tempi supplementari o dei rigori. Guardando dunque il cammino delle due squadre e i giocatori a disposizione, l’esito più plausibile è quello della vittoria dei transalpini. Però si sa, il calcio è strano e come tante altre volte ci ha regalato sorprese a non finire. Per cominciare l’uomo più atteso dai portoghesi e da tutti gli appassionati di calcio, Cristiano Ronaldo, al 9′ dopo un duro contrasto con Payet rimane a terra dolorante e a metà primo tempo è costretto ad uscire dal campo tra le lacrime. La partita sembra mettersi ancora più in salita per gli iberici che comunque provano a fare il loro gioco più in ripartenza che in impostazione.I ragazzi di Fernando Santos provano a resistere comunque alle incursioni francesi provenienti soprattutto da Sissoko e Griezmann. La più grande occasione nei tempi regolamentari ce l’ha Gignac – appena entrato al posto di uno spento Giroud – che da centro area calcia in porta ma trova il palo che fa opposizione.Nei supplementari invece l’inerzia della partita cambia: i lusitani prendono coraggio e si fanno più pericolosi. La retroguardia di Deschamps inizia a tremare e anche la traversa colpita da una meravigliosa punizione di Raphael Guerreiro (lui e l’altro terzino Cedric mi sento di metterli tra i migliori in campo). Dopo un minuto arriva l’episodio che cambia e decide la finale: palla recuperata a centrocampo dalla Selaçao portoghese, azione personale di Eder (entrato al posto di un ottimo Renato Sanches), gran tiro da 25 metri e palla che si insacca in rete alla destra di Lloris.

È l’apoteosi più totale: il Portogallo è in vantaggio a 11′ dalla fine!
Fernando Santos aiutato anche da uno scatenato CR7 in panchina, gestisce magistralmente la difesa nei minuti finali e regala al Portogallo il primo titolo europeo della storia!
I portoghesi hanno giocato una partita perfetta sotto il punto di vista tattico e mentale: ripartenze nei tempi regolamentari con Quaresma, Nani, Joao Mario e Silva, mentre nei supplementari con la Francia più stanca e sulle gambe hanno provato a colpire come il miglior Rocky Balboa.
Complimenti davvero al Portogallo che ha ribaltato ogni pronostico giocando con un autentico spirito di squadra.
Per concludere una piccola ma importante riflessione: questa finale ha fatto capire a tutti che nel calcio talvolta esiste anche una “giustizia divina”. I portoghesi ad Euro 2004, da padroni di casa e da favoriti assoluti si sono fatti sconfiggere in finale dalla Grecia outsider. Questa volta i ruoli si sono ribaltati completamente, i lusitani e Cristiano Ronaldo (unico ancora presente dal 2004) si sono ripresi meritatamente quello che avevano perso in quella maledetta finale a Lisbona.

 

IL MEGLIO E IL PEGGIO DI QUESTO EURO 2016 secondo Simona Castoldi:

La tenacia dell’Italia, i miracoli sportivi di Galles e Islanda, le delusioni cocenti di Croazia e Spagna, il fallimento inglese. Euro 2016 ha lasciato tanti ricordi che ci accompagneranno almeno fino al prossimo Mondiale in Russia.

Il capocannoniere: Antoine Griezmann. Perdere due finali è già cosa drammatica, se poi si tratta di quella di Champions e dell’Europeo casalingo avercela un po’ col destino avverso è del tutto legittimo. Grizou però ci ha messo del suo. Rigore sbagliato contro il Real, occasioni gigantesche fallite contro il Portogallo. Le petit diable ha sfiorato il Pallone d’oro e si è fatto dimenticare in 240 minuti. Per digerire c’è un’estate a metà, poi il Cholo dovrà fare un mezzo miracolo.

Le lacrime: durante una competizione così, gioia e delusione diventano esasperate, ma raramente abbiamo visto così tante lacrime. Srna, Buffon, Modric, Barzagli e Ronaldo. Ricorderemo le loro, sopra tutte. Mentre nessuna goccia ha solcato i visi dei giocatori francesi, forse ancora incoscienti dell’occasione persa.

 

Le invasioni di campo. Fortunatamente il rischio attentati si è risolto in un nulla di cronaca, ma a tenere viva l’attenzione degli steward ci hanno pensato le numerose invasioni di campo. Memorabile il tifoso croato sceso a festeggiare il gol di Modric contro la Turchia. Anche l’unico reso protagonista dalle telecamere. La regia ha infatti deciso di non regalare nemmeno quei quindici secondi un po’ wahroliani di celebrità a chi, il campo, forse non lo vedrà più nemmeno dagli spalti.

Ibra. Se ne va senza lasciare traccia, perso in una squadra inadatta e contro avversarie più coraggiose. Zlatan attira l’attenzione su di sé solo con conferenze stampa orchestrate ad hoc, ma non rivela la sua destinazione fino alle ultime gare del torneo. Troppo limitato dai compagni, incapace di essere trascinatore. Euro 2016 ci lascia un Ibra che non vorremmo mai vedere. Fortunatamente, manca poco all’inizio della Premier.

Le acconciature. I capelli biondo ramato di Fellaini, le abituali decorazioni della testa di Pogba, la bandiera croata sulla testa di Perisic. Alla fine sul gradino più alto del podio sale la foglia tatuata sul capo del trivela Quaresma.

I calci d’angolo di Harry Kane. Come sempre gli inglesi, autoironici, ci lasciano ricordi indelebili. Nonostante le brutte figure e l’eliminazione precoce, non ci scorderemo mai di uno dei più grossi interrogativi di questo torneo: perché Hurricane batte i calci d’angolo? La risposta resta chiusa nella mente di Hodgson, che lascia la Nazionale, forse più completa e ricca di talento, a bocca asciutta.

I commentatori. Un pensiero va a chi ha dovuto vedere il torneo sulla Rai. Ci eravamo disfatti di Salvatore Bagni, ma evidentemente nella tv pubblica li scelgono con oculatezza. Oltre al tormentone “palla dietro, palla avanti, palla al terzo”, utilizzato dai commentatori fino allo sfinimento, la finale è stata memorabile. In campo L’oris, Gabriel Silva e Girò, probabilmente un parente transalpino del Marò Girone, così soprannominati da Alberto Rimedio e Walterone Zenga, che ha sostituito il Trap al commento tecnico. Certo, ci sono infinitamente mancati i suoi “vai vai vai, sì, sì”. Inspiegabile poi, in mezzo a tanto talento, la passione esagerata mostrata ad ogni gara per William Carvalho.

La rovesciata di Shaqiri. C’è chi avrebbe pagato all’Inter per vedere un gol del genere. Chi se lo sarebbe invece aspettato. La rovesciata dello svizzero rimane tra le cartoline dell’Europeo, che ci ha regalato gol bellissimi. Il tacco di Ronaldo, la magia di Hamsik, il tiro di Payet, il pallonetto di Griezmann. Noi, da buoni nazionalisti, per una volta ci ricorderemo del gol di Giaccherini e del rigore di Bonucci. Scusate se è poco.

Cristiano Ronaldo. Alla fine, il protagonista assoluto è l’uomo più atteso. Ma il calcio ci regala una storia che nessuno avrebbe saputo scrivere al fischio d’inizio di questo torneo. Incapace di segnare e autore di partite quasi disastrose, Ronaldo risorge nei momenti decisivi, ma scompare nella finale dopo una botta che fa troppo male per restare in campo. Allora, la narrazione si ribalta. E alla fine è il Portogallo a trascinare lui, facendogli credere che i suoi compagni sono in grado, anche da soli, di arrivare al sogno. La vittoria è bellissima lo stesso, anche se negli spogliatoio fino ai supplementari la rabbia era stata più forte. Cristiano dedica la vittoria ai profughi, invita la moglie di Borgonovo in tribuna, piange di rabbia, di gioia, segna di tacco, si arrabbia. L’immagine di Euro 2016 è sicuramente la faccia di Cristiano Ronaldo.

I rigori di Zaza e Pellé. Se ci basterà qualche mese, almeno fino all’inizio della Serie A per digerire l’eliminazione, serviranno anni per dimenticare il modo in cui è avvenuta. Dopo aver tenuto testa alla Germania e avere la partita in pugno ai rigori, ci hanno pensato Zaza e Pellé a generare l’inguardabile. Vittime sui social per giorni, ma memorie del tifoso italiano per sempre.

Il gruppo. Se qualcuno ogni tanto si dimentica che il calcio è uno sport di squadra, questi Europei gliel’hanno ricordato. Dalla geyser dance, allo spirito gallese, da una super Italia alla sfortunata Albania, gli Europei di Francia hanno dimostrato che il vecchio l’unione fa la forza non è poi così superato. Lo hanno dimostrato le due finaliste, così come i fallimenti di Russia e Inghilterra. Senza collaborazione e sacrificio per il compagno non si va avanti. Dopo la meravigliosa favola del Leicester, anche il Portogallo ci ha regalato, ancora una volta, la magia del calcio.

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