Ode alle materie inutili nella scuola secondaria


Alzi la mano chiunque abbia sentito dire almeno una volta la frase “perché devo studiare queste materie inutili?”.

Tutti d’accordo direi.

Ecco io non lo sono. Molte delle materie che vengono considerate inutili dai ragazzi (e dai genitori) hanno un’importanza fondamentale per diventare cittadini consapevoli. Per sviluppare opinioni personali valide e ancorate alla realtà. Per sviluppare le menti di ragazzi e ragazze che diventeranno uomini e donne, che voteranno, entreranno in politica, inventeranno nuove tecnologie e magari “salveranno il pianeta”. Per combattere l’analfabetismo funzionale.

Volete sapere perché? Facciamo qualche esempio.

A cosa serve la chimica? A nulla, direte voi. Io voglio fare l’impiegato a cosa mi serve sapere la tavola periodica?

Serve perché con le basi della chimica saprai che anche il mercurio è “naturale”, come la maggior parte delle sostanze chimiche, in quanto presenti in natura. Saprai che una cosa chimica non vuol dire brutta e artificiale, ma semplicemente formata da sostanze chimiche. Saprai che proprio quelle sostanze chimiche che si chiamano H2O e NaCl sono l’acqua e il sale. Saprai che l’acido citrico è semplicemente quello che c’è negli agrumi. Saprai che un semplice atomo in più o in meno può rendere una sostanza tossica o totalmente inoffensiva. Conoscerai la vera utilità dei vaccini e la vera inutilità dell’omeopatia.

A cosa serve la fisica? A niente! Cosa me ne faccio di mille formule per calcolare numeri senza significato?

Serve perché se sapessi cos’è l’accelerazione centripeta e la sua relazione con la velocità, sapresti perché prima di una curva stretta bisogna sempre rallentare e forse salverai la vita di qualcuno. Sapresti che la Terra è sferica e non piatta, se solo conoscessi la gravità e le migliaia di anni di studi, osservazioni e ricerche. Saprai che il sole è una stella, così come miliardi e miliardi simili nella nostra galassia. Saprai che è meglio mescolare la pasta con un cucchiaio di legno piuttosto che di metallo. Saprai cambiare sistema di riferimento e andare oltre alle tue percezioni, perché il mondo, l’universo non girano intorno a te e se tu vedi la terra piatta non è detto che lo sia davvero.

E le due ore alla settimana di ginnastica? Ne vogliamo parlare? Faccio già 4 ore di basket e 3 ore di arrampicata su roccia, devo ancora sbattermi a giocare a pallavolo coi miei compagni?

Se solo cambiassi il tuo sistema di riferimento, o meglio, lo allargassi solo un pochino, capiresti che ci sono ragazzi che provengono da famiglie che non hanno abbastanza soldi per mandare un figlio a calcio e quelle sono le sue uniche due ore alla settimana di attività fisica. Se solo sapessi che in Europa ci sono Paesi in cui altro che due ore a settimana, se ne fanno pure quattro. E sono tra i più avanzati del continente. Se solo sapessi che l’attività fisica regolare previene l’obesità, le malattie cardiovascolari, problemi respiratori e tanto altro. Poi quando avrai 50 anni non ti lamentare della sanità che, ormai al collasso, non avrà soldi per farti andare dal cardiologo: forse quelle due ore a settimana, gratis, a scuola, 35 anni fa, ti avrebbero risparmiato una vita intera di farmaci per l’infarto.

Va bene ma allora, la musica?

E se ti dicessi che ci sono evidenze scientifiche, concrete, che la pratica e l’ascolto musicali entro i 14 anni modificano il cervello e sviluppano in modo sostanziale le abilità linguistiche dei ragazzi? La memoria? Tutte cose fondamentali per andare bene a scuola.

Non parliamo poi della storia dell’arte. Ma come si fa anche solo a pensare di poter togliere la storia dell’arte in Italia, la culla dell’arte e della cultura europee, per poi lamentarsi della gente che dipinge murales sulle statue, incide le iniziali sulle mura del Colosseo o porta a casa un pezzo di Pompei?

E allora mi chiedo: perché queste materie vengono percepite come inutili, una perdita di tempo, irrilevanti? Forse è perché lo scopo ultimo dell’insegnamento di queste materie non è chiaro neanche ai professori. Forse bisognerebbe che loro per primi capissero davvero a cosa serve la scuola, per poi farlo capire ai ragazzi.

La scuola forma cittadini. Quelli che tra 10 anni pagheranno le tasse, creeranno imprese, voteranno, decideranno il futuro del nostro Paese. Se formiamo una generazione che non conosce le basi della fisica o della chimica, non daranno importanza all’arte e alla storia dell’Italia, non avranno sviluppato un vocabolario linguistico vario e non avranno imparato a comprendere il significato di un testo, come possiamo immaginare il futuro dell’Italia?

E allora forse, in quell’ora di storia dell’arte, si potrebbe far capire ai ragazzi quanto l’arte abbia un valore, anche economico, fondamentale. Forse, nell’ora di chimica si potrebbe insegnare ai ragazzi come leggere le etichette degli alimenti e i bugiardini dei medicinali. Forse, nell’ora di fisica si potrebbe parlare dei fenomeni reali e quotidiani per poi arrivare alle leggi che li governano. Forse si dovrebbe imparare anche un po’ di diritto, perché è impensabile che si mandino a votare diciottenni che non hanno idea di cosa sia la Costituzione.

Quanto dovrebbe durare una giornata di scuola? Ore ed ore, e non basterebbero mai. Oppure, si potrebbe rendere la scuola più efficiente. Come? Cambiando l’idea che gli insegnanti hanno della mente: forse non è una scatola da riempire di informazioni, ma il mezzo che ci permette di conoscere il mondo e di agire consapevolmente all’interno di esso.

In fondo, quel che pensano i ragazzi è vero: a cosa serve sapere la formula della velocità quando non so perché si va a votare?

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