La Corea del Nord usa gli stranieri contro le sanzioni
Il mondo ha una scheggia impazzita. O, meglio, una scheggia nucleare.
Le minacce che arrivano dalla Corea del Nord preoccupano non poco gli Stati Uniti, che fanno pressione sulla comunità internazionale per l’attuazione di sanzioni sempre più pesanti. Misure che non sembrano assolutamente confondere il sommo leader Kim Jong Un. Al potere dal 2011, il terzo della stirpe dei Kim, ha reso le politiche nordcoreane ancora più estreme dei suoi predecessori, applicando alla lettera il sistema “Songgun”, che prevede la supremazia dei militari sulle altre fasce della società. Non solo test missilistici, ma anche usura dei rapporti con i vicini di casa (Cina e Corea del Sud), attacchi verticali agli Stati Uniti e un’assenza di politiche economiche che permettano una svolta, anche sociale, nel Paese.
Dopo le esercitazioni del 6 gennaio nel Mar del Giappone, il 15 marzo è arrivato l’annuncio della KCNA, agenzia ufficiale del regime: la Corea del nord condurrà , «in un prossimo futuro», dei test nucleari e di missili balistici. Immediata la condanna dell’Onu e le relative sanzioni che prevedono tra l’altro ispezioni obbligatorie dei carichi che entrano ed escono dal territorio nordcoreano e l’esportazione di ferro carbone e altri materiali usati per finanziare programmi di missili nucleari o balistici.
IL NEMICO DEL MIO NEMICO E’ MIO AMICO
La situazione nordcoreana, lontana da soluzioni che prevedono il dialogo, destabilizza l’area asiatica. I rapporti con la Corea del Sud sono sempre più flebili. Seul ha deciso di interrompere le poche relazioni economiche che resistevano tra i due paesi. A gennaio, la Presidente sudcoreana Park Geun-hye, ha chiesto di riprendere i rapporti tra sei (le due Coree, Russia, Cina, Stati Uniti e Giappone), anche senza la presenza di Pyongyang, considerando che, le ultime prove di dialogo, si sono rivelate fallimentari. La Corea del Nord ha infatti ricevuto aiuti economici senza rispettare gli accordi sulla denuclearizzazione, effettuando, dal 2008, tre test nucleari, di cui l’ultimo proprio il 6 gennaio.
Con la Cina invece, la rottura delle relazioni è cosa recente. Lo storico alleato di Pyongyang ha iniziato l’inversione di rotta, dopo le ultime esercitazioni nucleari.
Il governo di Pechino, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu con diritto di veto, si oppone all’approvazione di misure unilaterali, «al fine di evitare un’escalation della tensione nella Penisola coreana». Situazione che, ovviamente, avrebbe un riflesso considerevole sul gigante cinese. La Corea del Nord, infatti, dipende in grande parte dagli aiuti alimentari cinesi. E la situazione economica, non certo in progresso, del Paese, è continuamente monitorata da Pechino. Un fallimento della Corea creerebbe infatti non pochi problemi alla Cina, che si vederebbe costretta ad affrontare un ingente flusso di profughi e al tempo stesso, perderebbe un Paese cuscinetto nella tensione armata con gli Usa. Il governo di Washington tiene infatti 30mila truppe in Corea del Sud. Ma le recenti prese di posizione di Pyongyang e gli effetti delle esercitazioni nucleari avvertite anche su suolo cinese, hanno generato un vero e proprio dibattito sociale che, ha iniziato l’allontanamento tra i due Paesi.
In questa condizione di crescente isolamento, a preoccupare è l’alleanza con l’Iran. Una recente analisi ufficiale di Washington desta non pochi sospetti sul passaggio di materiali e componenti da Pyongyang a Teheran. Materiali che servirebbero all’Iran per poter completare la costruzione di missili balistici, nonostante lo sviluppo iraniano sia ben più avanzato di quello nordcoreano. Una collaborazione non provata, ma temuta dagli Usa, che apre nuovi scenari bellici internazionali.
DIFFICILE ENTRARE, ANCORA PIU’ DIFFICILE USCIRE
<<Se i sudcoreani guardano verso il nord per prevenire un possibile attacco, i nordcoreani voltano loro le spalle: rispetto alla possibilità di un’invasione, è più grande il timore che i propri concittadini fuggano dal paese.>>
Chi è riuscito ad entrare in Corea del Nord e a raccontarla, fa parte di una piccola schiera di fortunati o folli, che provano a testimoniare l’esistenza di un Paese trappola per chi ci vive, ma fonte di curiosità per chi ne sta lontano. Nel 2013 le visite dei turisti sono arrivate a quota 6000. Non troppe, a dire il vero, ma in crescita. E sono sempre più numerose le agenzie di viaggio che propongono pacchetti per la visita del Paese.
Da trent’anni Songdowon ospita un campo estivo per ragazzi provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo iniziale era di fare spazio a circa 1200 ragazzi, numero oggi decisamente in calo, ma rimane uno dei ultimi esempi della tradizione dei paesi dell’ex blocco comunista.
Kim Dong Chul, Lim Hyeon-soo, Warmbier Otto Frederick. Tre nomi, tre persone con una sorte comune. In mano al regime di Pyongyang, sono stati condannati dal regime a pene durissime con l’accusa di atti ostili verso la Corea del Nord.
Otto Warmbier, studente di 21 anni dell’Università della Virginia, ha confessato alla Knca il 22 gennaio di «essersi impossessato di uno slogan politico preso da un’area riservata al personale» nell’hotel in cui alloggiava. Poi è arrivata la condanna: 15 anni di lavori forzati.
Non è la prima volta che il regime di Pyongyang usa la carta degli stranieri per rispondere alla dure sanzioni internazionali. Secondo il rapporto 2014-2015 di Amnesty International, la relazione del regime con gli stranieri è sempre delicata. Qualsiasi atto interpretato come incompatibile con le idee politiche o religiose dello stato diventa ragione di detenzione, molto spesso ingiustificata. Anche per questo il governo americano continua a sconsigliare qualsiasi tipo di viaggio verso la Corea del Nord.
Nel novembre 2012, Kenneth Bae viene fermato dalla polizia nordcoreana perché trovato in possesso di un hard disk contenente materiale che informa sulle condizioni di miseria e carenza alimentare di orfani nordcoreani. Accusato di voler rovesciare il sistema, viene condannato a 15 anni di lavori forzati.
Bae, insieme a Matthew Todd Miller (arrestato nell’aprile dello stesso anno dopo aver distrutto il suo visto turistico e chiesto asilo) e Jeffrey Fowle, è stato usato come merce di scambio con gli Stati Uniti, e rilasciato, insieme ai compagni di sventura, ad ottobre 2014. Anche dai loro racconti la ricostruzione dei campi di lavoro, in cui sono chiusi più di 120.000 detenuti e delle condizioni abominevoli a cui sono costretti.
Ma non ci sono solo i detenuti che hanno avuto la fortuna di tornare e hanno sollevato l’interesse dei governi e la mobilitazione delle organizzazioni umanitarie. Il regime nordcoreano è responsabile di una lunga lista di persone scomparse.
David Sneddon, studente americano di lingue, in scambio a Pechino, scomparve in Cina, a Shangri-La nel 2004, pochi giorno dopo aver chiesto un visto per la Corea del Nord. Una scomparsa che rimane ancora oscura.
Due anni prima il dittatore Kim Jong Il aveva confessato di aver rapito 13 cittadini giapponesi, otto dei quali non sono mai tornati a casa.
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