Eurobasket 2015 – La battaglia d’Europa in vista di Rio


thPartiamo subito forte: quello di settembre non sarà un Europeo di basket come tutti gli altri. Logico, perché la quantità di stelle sarà talmente elevata che non permetterà alcuna distrazione. Logico, perché qualifica direttamente o indirettamente alle Olimpiadi, che per tutti quegli che ne sono inclusi ma che non si chiamano “calcio” restano la manifestazione per eccellenza dove portare e far fruttare i propri talenti. Logico, perché questa volta, più di ogni altra nel recente passato, le squadre che possono arrivare a Rio sono una decina. Tutte agguerrite, tutte feroci.   L’Italia s’è vista Cominciamo dagli Azzurri? D’accordo, togliamoci subito il dente. La truppa di Pianigiani parte con aspettative alte, altissime, forse le più alte del recente passato, dove la portata di quel “recente” si estende fino all’Europeo di Roma del ’91. Nel nuovo millennio i risultati sono stati addirittura agghiaccianti, e la luce in fondo al tunnel si è cominciato a vederla solo ad Eurobasket 2013, quando tutte quelle assenze prima ci trasformarono in una squadra in missione per smentire i critici, poi ci appiedarono quando la benzina finì, com’era logico che succedesse unendo i fattori “massacrante torneo” e “panchina corta”. Ora però tocca non nascondersi, perché a generazione attuale è alquanto gagliarda: Belinelli, Bargnani, Gallinari, Datome, Gentile, Hackett, Aradori, Melli sono ragazzi esperti che hanno calcato i palcoscenici più importanti del basket mondiale, Cinciarini è la guida spirituale (lui, nato a Cattolica…), Polonara, Della Valle e Cervi sono i giovani in rampa di lancio. Mancano i lunghi, a parte Cusin? Sì, ma è una costante del basket moderno, dove il centro alla Shaquille O’Neal che va avanti a spallate non è più di moda, in quanto le difese tendono a occupare gli spazi in area e a concedere il tiro dalla media e dalla lunga distanza, e Cusin con il suo dinamismo può risolvere alcuni problemi e mascherarne altri, ma in questo senso l’atipicità di Bargnani di essere un lungo che mette palla per terra e ha il range di tiro di un esterno sarà cruciale. Siamo corti sotto ma grossi in mezzo, e anche questo risulterà un fattore determinante, specie se i mismatch verranno sfruttati adeguatamente, ma su tutti conterà la capacità di difendere, di non lasciare andare una palla che sia una, perché una squadra con queste potenzialità offensive per arrivare a Rio (questo è l’obiettivo) deve giocoforza essere prima di tutto solida dietro.

“Allons enfant de la Patrie…”

La Francia è illegale. Detto così, papale papale, e non potrebbe essere diverso. Ha vinto l’Eurobasket 2012, è arrivata terza l’anno scorso, e ha un girone dove l’unica preoccupazione sarà decidere la contendente tra Bosnia, Finlandia e Israele, considerato che la Russia si sta facendo fuori da sola visti i problemi in federazione e nell’assemblaggio e gestione della squadra stessa. (Piccolo inciso: le cose forse miglioreranno ora che il nuovo presidente è Andrei Kirilenko, passato direttamente dal campo alla scrivania, e da italiani fa specie pensare che il vertice russo ha giocato in NBA e in Eurolega e ha 34 anni…). La Francia è illegale perché Parker, Batum e Diaw non li si regala a nessuno in generale e figurarsi a questi livelli, perché Diot, Gobert e Lauvergne sono in ascesa e perché “non bisogna mai sottostimare il cuore dei campioni”. Dietro di lei fa capolino la Serbia: gente dura i serbi, che farà pesare la propria altezza media e la propria tradizione, che chissà perché nelle grandi manifestazioni riescono sempre a trasformare in convinzione, come se Korac, Delibasic, Bodiroga, Danilovic e Savic fossero ancora lì a giocare con la canotta blu addosso accanto ai loro eredi. L’uomo da guardare sarà ovviamente Teodosic, che prima o poi dovrà smetterla di diventare evanescente quando il gioco si fa.. d’oro, e risultare finalmente determinante, ma forse questa è la volta buona, specie se avrà al suo fianco gli ottimi Nemanja Bjelica e Bojan Bogdanovic. Per portare a casa il titolo dovranno essere coinvolti i lunghi, tutti sopra i 2.10, Erceg, Milutinoc, Stimac e Raduljica: se succede, la finale è già scritta (appunto Serbia – Francia) e le altre giocano per bronzo e per il preolimpico. I bookmakers, noti per prenderci, danno la Spagna favorita, e tal a noi torna in mente quella famosa scena della prima puntata dello Sherlock targato BBC, quando il protagonista manda ai giornalisti presenti alla stazione di polizia svariati sms con mittente anonimo e la scritta “WRONG!”. Questa minidivagazione serve a dire che la Spagna resta un avversario duro, talentuoso, che ha punte di diamante di pura saggezza cestistica come Rodriguez, Pau Gasol, Reyes e Fernandez (se solo frenasse le asinate…), ha l’incoscienza che osa di Llull e Mirotic ma è tremendamente, maledettamente, innegabilmente corta. Marc Gasol, il vero ago della bilancia, non c’è, così come Navarro che resta sfisicato per la NBA ma ha un talento che a 35 anni ancora illumina gli occhi di chi lo guarda e di pallacanestro ne capisce (quindi non quelli che si fermano al trinomio schiacciata – stoppata – tripla per valutare la bravura di un giocatore). Claver e San Emeterio sono le alternative più credibili a un roster che per il resto è composto da ragazzi che ancora non hanno conquistato la ribalta internazionale. E che difficilmente la conquisteranno in un torneo che il quindici giorni propone a chi vuole arrivare in fondo nove gare.

Tutti contro tutti

Per il resto, all’orizzonte come si diceva paiono esserci solo squadre agguerrite. La Lituania dei vecchi draghi Lavrinovic, Javtokas, Kalnietis, Maciulis, Pocius insieme ai nuovi (ma già rodati) Valanciunas e Motiejunas; la Croazia, che affida le sue speranze alla nuova generazione di Heznoja e Saric ma intanto li circonda con Stipcevic, Ukic, Rudez, Bogdanovic e Simon; la Slovenia, che nel rinnovamento è stata invece meno parca (anche a causa degli infortuni, va precisato) ma che comunque sappiano tutti che affiderà il proprio ultimo tiro a Zoran Dragic o Klobucar; la Turchia, che ha vari NBA (Ilyasova e Aldemir) e un naturalizzato (Bobby Dixon) ma ancora non la capacità di raggiungere risultati in un ambiente che non sia il proprio; e la Grecia, che i sopra citati bookmakers danno addirittura tredicesima nella corsa per il titolo ma che ha composto un organico di tutto rispetto: le punte saranno Spanoulis, Bourousis e Kaimakoglou, a portare l’acqua di penseranno Perperoglou, Koufos, e Printezis, e dalla panchina Antetokoumpo e Calathes porteranno imprevedibilità e Nikos Zisis ordine. Quali saranno le nazionali Cenerentola? La Germania, forse, che dovrà dimostrare di non essere dipendente in toto da Nowitzki e Tibor Pleiss (occhio ad Elias Harris); probabile la Lettonia dei frombolieri Blums e Janicenoks e del gigante Freimanis; forse la Georgia con Markoishvili, Sanikidze, i centri Pachulia e Shermadini e il fedele naturalizzato Pullen; e una tra Belgio, Finlandia e Polonia, con quest’ultima che finirà presumibilmente per farsi preferire. Una cosa è certa: andare a Rio sarà l’obiettivo dichiarato di tutti, e la voglia di Brasile non farà recedere nessuno. Dal 5 settembre un fantasma si aggirerà per l’Europa: sarà quello della palla a spicchi.

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