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-Ho una nuova storia per te – disse il nonno.
Erano ormai diversi giorni che non vedeva il nipote e aveva avuto tutto il tempo per riflettere sulla prossima storia che gli avrebbe raccontato.
-L’ultima non era malaccio – disse il nipote, -Ma con questo non devi sederti. Puoi sempre fare di meglio.
-Lo so – disse il vecchio.
-Di cosa parla questa?
-Di gente che lavora.
Il nipote stava per dire qualcosa, ma il nonno lo zittì. –Ascolta…

C’era una volta Monica, una giovane donna di trent’anni con un figlio a carico (il cui padre era sparito) e che lavorava come cassiera in un supermercato. Non era il lavoro dei suoi sogni – era laureata in biologia e sognava l’insegnamento, inseguendo il miraggio di un concorso pubblico – ma meglio quello che starsene a casa. Una sera, poco prima che scattasse l’ora della chiusura, un cliente si presenta alla cassa con il carrello stracolmo di prodotti, lei li passa tutti davanti al lettore laser – bip, bip, bip – e alla fine, quando rialza la testa verso il cliente per comunicargli la cifra del totale, si vede puntare una pistola alla fronte.
-Io non pago – disse l’uomo. Lei si guardò intorno, vide che erano soli e pensò rapidamente che aveva due alternative: a) urlare e richiamare il suo capo dal magazzino in fondo, sperando che il tizio si spaventasse, non avesse il coraggio di sparare e fuggisse via, oppure b) non rischiare nulla e lasciare che si portasse via tutto senza fiatare.
-Per me va bene – disse lei all’uomo. -Vada pure.
Lui sgranò gli occhi per qualche secondo fissandola, poi allontanò la pistola e se la rimise in borsa.

-La ringrazio – fece lui e ricaricò tutto in fretta sul carrello e si diresse all’uscita. Pochi secondi dopo che era sparito, Monica si rese conto di un particolare che la colpì profondamente.

Tornata a casa, suo figlio e sua madre stavano guardando la tv.
-Ho deciso, domani torno in banca a chiedere di nuovo quel mutuo – disse alla madre.
-Sei pazza – rispose la madre, -Sai che non te lo daranno mai.

Ma Monica pensava al tizio del supermercato, e soprattutto al suo carrello. Le aveva puntato la pistola in faccia per non pagare, ma un euro nel carrello ce lo aveva
messo, per poterlo utilizzare. Era una questione di dignità, di apparenza. Quel particolare colorava di una luce diversa tutto il resto, la rapina restava tale, certo, ma c’era in ogni caso una dignità di fondo. Un limite che non era stato varcato. Domani mattina mi vestirò bene, pensò Monica, sarò sexy e affamata e farò colpo sul direttore. Gli mostrerò tutto il possibile e stavolta cederà, non come l’altro ieri, chiuderemo a chiave la porta dell’ufficio e dopo pochi minuti avrò il mio mutuo. Sarà facile. Tasso fisso, un sogno che si avvera. Ma dovrò dirgli che lo amo, sì, esatto. Ti amo. Non importa se lui non ci crederà, se capirà che non lo penso minimamente, dovrò dirlo ugualmente e allora sarò a posto, sarò serena con me stessa. Sarà quello il mio carrello della spesa. Proprio quello.

-Quindi alla fine lei fa un compromesso.
-Hai capito questo?
-Sì, circa. Lei capisce che difendendo la sua dignità ad oltranza non otterrà mai nulla, e allora fa come il ladro. Si corrompe, ma non del tutto. Mantiene una facciata.
Il nonno annuì. -Stai migliorando.
Il nipote sorrise distratto, perché stava pensando ancora a quella storia.

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