Tempi morti


LA VITA NON E’ MAI FINITA era lo slogan con cui, da anni, le più importanti associazioni pro zombie si battevano perché ai non morti fossero riconosciuti gli stessi diritti e le stesse opportunità dei vivi. Erano cittadini di seconda classe, se non di terza perché perfino gli zingari e i clochard sembravano godere di maggior considerazione rispetto a loro, e questo nel ventunesimo secolo non era tollerabile. Per questo Damiano aveva deciso di dare un segnale concreto. Recuperare gli zombie sbandati, toglierli dalla strada e ridare loro una dignità e un prestigio sociale. Aveva iniziato con Ferdi, un giovane zombie sulla ventina che aveva trovato in via Garibaldi, accucciato sul marciapiede con le braccia a ciondoloni e il volto butterato e in parte sbranato, fermo in un’espressione di attonito disprezzo per il mondo. Aveva un cestino sul davanti, con dentro pochi spiccioli e un cartello nel quale con grafia malferma spiegava che non trovava lavoro e che in qualche modo doveva pur campare. Aveva nche un cane, un cucciolo di bastardino chiaro che gli sedeva accanto per intenerire i passanti e che non abbaiava mai.

-Eccoci qui – disse Damiano introducendolo nel grande ufficio. Ferdi si muoveva piano, a scatti, trascinando i piedi sul pavimento come se da un momento all’altro fosse sempre sul punto di inciampare da solo e capitombolare per terra. I suoi occhi fissi e senza espressione sembravano confusi e disorientati.

-Sieda, prego – disse Damiano indicando una poltrona davanti alla sua, sulla quale lo zombie si accomodò lentamente, emettendo qualche verso gutturale.

Ora veniva il difficile. Il problema principale dei colloqui con i non morti, infatti, era che toccava all’esaminatore porre tutte le domande, mentre le risposte dello zombie consistevano in semplici cenni del capo o in versi incomprensibili o ancora in cupi gorgoglii accompagnati da rigurgiti di saliva o sangue. Anche l’abbigliamento non era il loro forte ed occorreva chiudere un occhio, a meno che non si fosse amanti di uno stile urbano e trasandato, con abiti lacerati e sporchi di sangue secco e chiazzati qua e là da macchie puzzolenti di unto, sudore e urina.

-Lei è disoccupato? – chiese l’esaminatore.

Cenno del capo, dall’alto al basso. Sì.

-Bene. E quali sono state le sue precedenti esperienze lavorative?

Lui prese a gorgogliare, poi emise suoni striduli come urla soffocate sotto un cuscino, brevi o più lunghi a seconda dei concetti che voleva esprimere.

-Certo – annuì Damiano. -Vedo che non è stato con le mani in mano.

Altro suono stridulo, accompagnato da cenno del capo. Questo tizio è più brillante di quel che sembra, pensò l’esaminatore, mentre segnava tutto su un blocco per appunti.

-Pensa di essere adatto per questo lavoro?

Le domande continuarono, Ferdi acquistava sempre più sicurezza e ora rispondeva con piglio più deciso, lasciandosi andare anche a qualche divagazione e considerazione personale. Alla fine del colloquio Damiano lo ringraziò e gli disse che gli avrebbero fatto sapere entro brevissimo tempo, si salutarono e Ferdi uscì dall’ufficio in modo lento e dinoccolato come vi era entrato.

 

-Come è andato il colloquio?

-Bene – rispose Damiano. -E’ un ottimo profilo.

-Ti rendi conto di quello che stai facendo? Ti metterai tutti contro, lassù – disse Marchetti, indicando il soffitto con il dito e increspando le sopracciglia bianche come la neve.

-Oh, tranquillo, capiranno anche loro al momento giusto. La mia è una tattica nuova, e hanno bisogno di tempo.

-Gli altri non lo accetteranno, lo sai. Lo prenderanno in giro, gli renderanno la vita impossibile.

-Sì, è vero. Ma lo faranno solo per invidia, invidia e paura che riesca meglio di loro nel lavoro, perché lui sarà il più bravo di tutti, credimi.

-Non puoi saperlo.

-E invece sì. Hai presente il motto dell’azienda? Pompe funebri Salvati, SEMPRE CON TE. E chi meglio di lui si adatta al nostro slogan?

-Uno zombie – sbuffò Marchetti.

-Esatto! E’ morto, ed è tornato dalla morte! Ti rendi conto? Chi meglio di uno come lui può relazionarsi sullo stesso piano con i familiari dei defunti… diventerà uno di loro, vedrai, non lo vedranno nemmeno come un addetto, ma come un riferimento. E’ perfetto per noi.

-Tu dici? – chiese Marchetti.

-Certo. Fidati di me.

-Fagli avere un abito dignitoso, almeno.

 

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Tempi morti diFabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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