Tra la Classica ed il Blues: Ritchie Blackmore


Di nuovo, ben ritrovati cari lettori. L’ultimo numero del 2014 lo dedicheremo ad un altro grandissimo chitarrista, che ha forgiato l’epopea del rock, ma soprattutto della chitarra elettrica. Se pensiamo ai Deep Purple, è praticamente impossibile non ricordare (chitarristi e non) la formazione di questa storica band con Ritchie Blackmore. Grande e talentuoso, Ritchie sa suonare molti stumenti ed è appassionato di generi musicali diversi tra loro, come il rock ‘n roll, la musica medievale e la musica classica. Prima membro di una serie di piccole band, entrò a far parte dei Deep Purple tramite l’amicizia con Jon Lord (celebre tastierista dei Deep, scomparso qualche tempo fa). Dopo aver militato diversi anni in questa celebre band, Ritchie fondò nella metà degli anni 70 anche i Rainbow e successivamente i Blackmore’s Night, dove il chitarrista si cimenta in strumenti medievali, tra rivisitazioni di brani storici dei Deep Purple e musiche antiche, accantonando in parte l’uso della chitarra elettrica.

LE INFLUENZE: Subito dopo che ebbe iniziato a suonare la chitarra, all’età di 10 anni, Ritchie prese lezioni di chitarra classica per circa un anno. Piu’ tardi, fu allievo di Big Jim Sullivan (maestro anche di Jimi Page) , un suo vicino che lavorava come chitarrista di sessione per professionisti.
Tra i chitarristi preferiti di Blackmore nel periodo in cui stava imparando a suonare vanno annoverati James Burton, Scotty Moore, Hank Marvin, Duane Eddy e Jimmy Bryant con Speedy West. Blackmore rimase particolarmente impressionato dal modo impetuoso di suonare la chitarra di Les Paul. Tra le sue influenze ricordiamo il chitarrista jazz Wes Montgomery, Jimi Hendrix e Duane Allman della Allman Brothers Band.
Blackmore ammise che quando i Deep Purple si stavano formando, fu profondamento ispirato dalle lunghe canzoni della durata di 8 minuti dei Vanilla Fudge. Durante i tardi anni 70, si appassiono’ anche alla musica di Jethro Tull, dei Cream e dei Procol Harum.
Tuttavia, la musica classica rimane il suo materiale preferito. Gli piace particolarmente la musica medievale, rinascimentale e da camera e preferisce i quartetti alle orchestre. Egli ha sottolineato come il suo background classico abbia esercitato una notevole influenza sul suo modo di comporre canzoni.

APPROCCIO STILISTICO ALLO STRUMENTO ED ALLE TECNICHE: Blackmore è stato uno dei primi chitarristi rock a fondere l’emotività del blues con motivi d’influenza classica. I suoi suoni armonici e modali minori davano al suo modo di suonare un sapore distintamente “europeo” che contrastava nettamente con gli stili pentatonici minori preferiti dai chitarristi americani rock e blues. In un’intervista Blackmore infatti diceva che trovava il blues troppo limitativo e la musica classica eccessivamente virtuosa e, sebbene fosse legato a questi due stili, si sentiva parte di entrambi ed allo tempo legato a nessuno dei due.
Blackmore ama l’improvvisazione ed ammette di odiare dover suonare due volte lo stesso assolo. Durante i suoi spazi musicali, Ritchie fa un ampio uso di andamenti pentatonici minori, simili a quelli suonati da molti chitarristi blues, ma allo scopo di ottenere una certa varieta’ compositiva, aggiunse alla scala note quali quarte, seste e settime. Queste note aggiuntive conferiscono un gusto Dorico al suo modo di suonare, mentre molti dei suoi andamenti sono suonati interamente in modo Frigio.
Per ottenere maggiore tensione, sposta interi patterns su e giu’ per la tastiera in meta’intervalli.
Spesso nei suoi assoli compaiono arpeggi a tripletta ascendenti e discendenti, i quali conferiscono una spiccata atmosfera classica di chiara influenza Bachiana. In studio, egli ripercorre spesso due volte i suoi assoli ad arpeggio con una terza o quinta armonia diatonica.
Ritchie sostiene di amare suonare in chiave di Fa e Re minore, e molte delle canzoni che ha scritto per i Deep Purple e per i Rainbow sono effettivamente composte in queste chiavi. Tuttavia, molto del suo lavoro e’composto anche in chiave di La minore e di Si minore . Il suo notevole affidamento alle scale minori e’ un’altro attributo che conferisce al suo modo di suonare un sapore che risente dell’infuenza classica.
Senza dubbio, l’educazione classica di Blackmore ha costituito il fattore piu’significativo per lo sviluppo della sua tecnica. Alcuni dei suoi tratti comprendono il suonare con tutte quattro le dita della mano sinistra, la sua tecnica ben sviluppata di vibrato a mano sinistra, e il suo efficace uso di schemi suonati su corde aperte. Blackmore usa la pennata alternata, per suonare andamenti veloci e triplette. A volte, suona il ritmo con le dita, mettendo il plettro in bocca. Un ‘esempio di questa tecnica si puo’ ascoltare nell’introduzione a “Smoke On The Water“, nella quale egli pizzica i quinti con le dita, producendo cosi’ un tono a percussione. Sebbene la sua tecnica a mano destra sia piuttosto aggressiva, con la sua mano sinistra usa, sulla tastiera, un tocco leggero, ritenendo che questo gli permetta di suonare piu’ velocemente.
Quando passo’ alla Stratocaster, Blackmore inizio’ ad usare la leva del tremolo, utilizzandola per aumentare il suo vibrato a mano sinistra e per creare effetti sonori sbalorditivi e sgargianti, come per esempo lasciare cadere il tono di una nota di un ottava o scuotere violentemente le note. Fu ispirato, per i suoi effetti teatrali del vibrato, dal chitarrista del James Cotton Blues Band e dalle tecniche di Jimi Hendrix.
Ultimamente, questa tecnica e’ usata con più’ parsimonia, durante i suoi assoli. Quando suona una Stratocaster, Blackmore non usa mai il pickup middle, preferendo il tono dei pickups del neck o del bridge. Ama suonare con il suo amplificatore alzato al massimo, controllando la dinamica e “pulendo” regolandosi dal volume sulla sua chitarra.

CHITARRE: La prima chitarra di Blackmore fu una chitarra acustica spagnola Framus di seconda mano. All’eta’ di 16 anni, Ritchie acquistò una Gibson ES-335, che egli uso’ fino al 1970. I primi tre albums dei Deep Purple furono registrati con questa chitarra.
Dopo essere rimasto affascinato dalla musica di Hendrix, Blackmore decise di abbandonare la Gibson ed iniziare a suonare una Fender Stratocaster, che continua a usare fin d’allora.
Blackmore sostiene che la sua prima Strat gli fu regalata da Eric Clapton. Da allora, Ritchie, ha sempre preferito le Strato, specie quelle del ’70 , perché molto dinamiche, aperte e agressive.
Blackmore apporta modifiche sue personali sulle Stratocaster: inizialmente i pickup erano di casa fender, ma con gli anni sperimentò pickup e configurazioni sempre nuove. Per esigenze di palco ed eccessiva rumorosità dei single-coil classici, con il tempo Ritchie mise nelle sue stratocaster pickup sovravvolti di casa Fender, Red Rhodes, Bill Lawrence, Lace Sensor e Schecter F500T (con magneti più grandi del normale). Una delle versioni più celebri delle sue Stratocaster è strata riprodotta dalla Fender (foto a destra). Questa Super-Strat ha le superfici scavate (concave) nella tastiera tra i frets (foto qui sotto, a lato), il pickup middle è “fantasma” (ovvero non è attivo), la leva del vibrato è regolata cosi che possa essere sia tirata su’ che spinta giù, ha le meccaniche della Schaller, Pickup Seymour Duncan Quarter Pound, ed infine ha la paletta del manico in stile anni settanta (più grande rispetto alla classica paletta anni ’50). Usa pesanti picks fatti appositamente , con estremita’ squadrate e generalmente adopera una scalatura di corde .010 – .042.

AMPLIFICATRI ED EFFETTI: Blackmore ha suonato con un Vox AC30 per i primi 3 albums dei Deep Purple. Nel 1970, e’passato alle “scaffalature” di Marshall. Le testate dell’amplificatore erano delle Marshall Major da 200 watt, che erano state modificate in fabbrica. Sebbene egli sostenga che gli amplificatori avessero ampie modificazioni (due tubes in aggiunta nel output stage e che venissero spinti a 250 o a 300 watt) , fonti sicure alla Marshall riportano che l’unica modifica apportata agli amplificatori fu l’aggiunta di un master volume. Blackmore utilizzava un binario di Marshall sul palco: una testata con due speaker cabinet da 4×12 e lo stesso tipo di assetto in studio. Con i Rainbow, negli ultimi periodi, usava anche amplificatori ENGL Savage e Sovereign. Sebbene sia noto il suo non-apprezzamento per gli effetti, di tanto in tanto utilizza un pedale wah-wah e nel periodo con i Rainbow anche octaver e phaser.
Durante il periodo in cui faceva delle sessioni e durante i primi tempi con i Deep Purple, usava un treble booster Hornby-Kues. Egli dice che usava questo congegno per ottenere maggior supporto, e non per far aumentare la risposta del treble. Sul palco, ha suonato spesso mediante un congegno a nastro per eco che si costrui’egli stesso da un registratore.

Ulteriori approfondimenti sulla strumentazione e la tecnica di Ritchie, li potete trovare cliccando qui, qui e qui.

Un articolo solo non basta per questo artista: pertanto vi lascio alla musica, come di consueto.
Al prossimo appuntamento!

https://www.youtube.com/watch?v=1slq_FwRN8o

10 Comments

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  1. Fernando

    Blackmore ha avuto una sola sfortuna, non aveva i media dalla sua parte, come ha avuto Page ed i Led Zeppelin, che sono stati osannati, senza avere un Jon Lord nella band, quindi incompleti musicalmente. 1969 Deep Purple – “Wring That Neck” (Live at the Bilzen Jazz Festival 1969) Basta ascoltare gli 8 minuti finali, per capire che erano i numeri 1, quello che fa Blackmore nel 1969 Endrix lo poteva solo sognare!

    • Anonimo

      Fernando hai proprio ragione ! Senza togliere nulla agli Zep che forse a livello creativo in certi momenti hanno avuto picchi altissimi, ma i purple, wring that neck, che forza…
      Hendrix è stato un grande innovatore ma ogni epoca ha i suoi
      Blackmore è stato grandissimo. Conoscendo degli amici inglesi di quell’epoca tutti hanno confermato la grandezza di Blackmore che per colpa di un carattere ombroso era pero’ inviso alla stampa mentre gli Zep anche per merito di Peter Grant, il grande manager erano più “ruffiani ” Comunque tutti grandi musicisti gli uni e gli altri. Ciao

      • ago

        Hai detto bene. Senza nulla togliere agli Zeppelin Creativamente in alcuni momenti forse superiori , Blackmore era inviso alla stampa per il brutto carattere e per la mancanza di un… Peter Grant grande mente dietro gli Zep. Lavorando molto con gli inglesi ho parlato spesso di questo con loro e proprio loro mi hanno detto queste cose. Al tempo le notizie in Italia arrivavano col contagocce e sapevamo cio che dovevamo… sapere. saluti

  2. salvatore Fancetti

    Concordo con quello che dice Fernando, un po’ il fatto dei media ma soprattutto il fatto che la formazione mk2 si è sciolta nel momento del massimo splendore a causa dei continui litigi con Gillan, se solo la band (Blackmore, Gillan, Lord, Paice e Glover) avesse continuato ancora per 10 anni, sicuramente a quest’ora sarebbe la band osannata ancora più dei Led Zeppelin.
    Non dimentichiamo che poi Blackmore ha realizzato altre opere di spessore con i Rainbow.

  3. Lore

    Un grande per innovazione del hard rock aggiungendo influenze blues e classica. Inoltre per chi non sapesse ci in circolazione pezzi, difficili da reperire, in cui suona anche jazzrock. Un cararatteraccio, ma un mito come chitarrista. I Deep Purple senza di lui non son mai stati più gli stessi, nonostante Morse sia molto bravo è anche molto ripetitivo e stanca.

  4. corrado

    io concordo con tutti l’unica cosa in più che posso dire è che sia i led che i deep sono stati si i più grandi ma con la vecchiaia che incombe mi sono convinto che sono due gruppi che hanno fatto due generi diversi tra loro uno non più blues , folk sperimentatori mentre i deep hanno inventato veramente l’hard rock il prog. suonando con varie orchestre e poi il metal che li ha proprio presi come esempio ( detto da molti addetti ai lavori) comunque grazie ai deep che ai led .

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