Gli italiani all’estero


Dopo la panoramica sulla pallacanestro italiana attraverso quelle società prima fallite e poi rinate, ci sembra ragionevole in questa occasione dedicare un po’ di spazio ai portabandiera italiani al di là dei nostri confini nazionali. Sì, perché nonostante il nostro basket sia anch’ esso nel pieno di una restaurazione, dopo la crisi nera dell’ ultimo decennio, comunque il know how del nostro paese resta comunque molto richiesto all’ estero. Come non ricordare le medaglie di Scariolo alla guida della selezione spagnola, l’ esperienza di Ettore Messina tra CSKA, Real e Lakers, e, sempre in NBA, le valutazioni positive per Belinelli, Gallinari e Datome (meno Bargnani), anche quando magari hanno assaggiato il campo per pochi minuti? O Maurizio Gherardini, partito da Forlì e arrivato attraverso Treviso fino a Toronto e poi a Ocklahoma City? Questi sono tutti segnali di una nostra pallacanestro ancora viva e creativa, malgrado i magri risultati in campo internazionale dal 2000 in qua. Scendiamo più nel dettaglio…

Little Italy

“Coach Messina è certamente uno dei migliori allenatori al mondo e quando abbiamo avuto l’opportunità di aggiungerlo al nostro staff l’abbiamo fatto immediatamente. Lo rispetto da parecchio tempo e, assieme ad Obradovic, è un allenatore europeo di livello superiore alla media. Entrambi sono sulla cresta dell’onda da parecchi anni, posso definirli dei devoti del basket, e amano questo sport. Aggiungere coach Messina è stato divertente, ed è un bene per me”. Firmato Gregg Popovich, fresco vincitore del suo quinto anello NBA, uno che ha allenato gente Avery Johnson, Tony Parker, Manu Ginobili, Tim Duncan, David Robinson, e che insomma non è proprio l’ ultimo degli arrivati. Non è mai stato prodigo di complimenti, coach Pop, e che ne abbia riservato uno di questo valore al nostro Ettore (e al suo quasi connazionale Obradovic, altrettanto bravo) dimostra che la considerazione che gli addetti ai lavori negli USA hanno del basket FIBA è più alta di quello che noi stessi pensiamo, e che il talento lo sanno sempre e comunque riconoscere. E talento Ettore Messina ha dimostrato di averlo sin da quando debuttò in A nel 1990 e vinse la Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. Ora, il coach nato a Catania torna negli Stati Uniti dopo la precedente esperienza del 2011/2012 alla corte dei Lakers, come ricordato nell’ introduzione. Stavolta, però, c’ è il rischio serio che ci vada per restare. Ragioniamo: Popovich ha 65 anni, ha raggiunto Riley e Kundla a 5 titoli vinti per cui è già nell’ olimpo del basket, magari resterà altri due o tre anni in panchina. Poi… poi c’è la sensazione che possa passare la mano, magari lasciando insieme a tre moschettieri con cui ha costruito l’ indimenticabile epopea Spurs (Parker, Ginobili, Duncan). E così chi ci impedisce di pensare che Messina possa essere il primo coach straniero della storia della NBA, a maggior ragione considerando il fatto che a San Antonio sono sempre stati di mente aperta, all’ avanguardia? Risposta: nessuno. Per carità, questa è solo una sensazione nostra, magari una speranza illusoria. Ma si sa cosa si dice della speranza.
Sempre con coach Popovich apriamo il capitolo dedicato ai nostri atleti nella NBA (a proposito: scusate per il banale titolo “Little Italy”), Su Belinelli l’ anno scorso affermò: “Il suo amore per questo gioco e la voglia di esserci nei momenti chiave lo rendono speciale” e lo definì “un perfetto uomo – squadra”. Parole importanti, che testimoniano come, da tiratore di striscia e poco altro che era alla sua partenza nella NBA, il suo gioco sia via via cresciuto fino a toccare una completezza pressoché totale. Ora conclude da tre, dalla media distanza, da vicino a canestro, prende i rimbalzi, porta palla e quando il tiro non entra semplicemente difende e gioca per la squadra. Segno di una maturità sportiva ormai raggiunta, che invece sembra sempre mancare ad Andrea Bargnani. Non vogliamo credere che qualcosa nella testa manchi, perché non ai arriva a certi livelli senza mentalità (no, rettifichiamo, ci si arriva, ma non ci si resta nove anni). Però… però c’è qualcosa di cui il buon Andrea sembra sempre essere mancare, che si tratti di concentrazione o di semplice cattiveria agonistica. Con coach Derek Fisher e sotto il patrocinio di Phil Jackson siamo fiduciosi che finalmente riuscirà a dimostrare il suo reale valore. Gallinari e Datome, dal canto loro sono entrambi in rampa di lancio: il primo per riprendersi dopo la sciagurata serie di infortuni delle ultime due stagioni, mentre il neo capitano della Nazionale aspetta il regno di coach Stan Van Gundy per prendersi più minuti e più punti, anche perché gli in between con il coach ex Orlando e Miami hanno sempre reso (ricordate le ali Turkoglu – Lewis che portarono i Magic alla finale 2009?). Se non dovesse andare, le offerte comunque non mancheranno, anche a livello di Eurolega.

Di Europa (ma non solo) si deve parlare
Abbiamo preso in prestito il refrain della RAI per focalizzare la nostra attenzione sugli italiani che si fanno valere nelle varie competizioni europee. Cominciamo dalla Spagna: terminata l’ esperienza a Vitoria, Peppe Poeta, 190 centimetri di pure piratesche incursioni in area, ora prosegue la sua avventura a Manresa. Quest’ estate ha raggiunto 100 presenze in Nazionale ed è stato una delle guide spirituali del gruppo azzurro. In terra basca il tricolore sventola ancora, però, perché è stato Marco Crespi a prendere il posto in panchina del silurato Scariolo. Il quale, peraltro, nell’ ultima stagione deve aver pestato i piedi a parecchie persone all’ interno del Baskonia, visti i comunicati estivi al veleno implicitamente indirizzati al coach bresciano. Rimanendo in area mediterranea, a Istanul sponda Galatasaray è approdato Pietro Aradori: sarà interessante vedere come se la caverà in Eurolega, lui che nelle ultime tre estati è stato uno dei leader della nostra nazionale. A Cantù negli ultimi due anni è sempre stato il go – to – guy, mentre ora tornerà a essere parte di un sistema come è successo nel biennio senese. Manco a dirlo, facciamo il tifo per lui.
La panoramica la concludiamo con altri due tecnici: Andrea Trinchieri e Matteo Boniciolli. Il primo, che ora allena il Bamberg in Germania, un paio di settimane fa ha esaltato il nuovo contesto di lavoro, preannunciando un possibile superamento della pallacanestro tedesca su quella italiana. Il secondo, invece, nel 2013 ha condotto la sua nazionale del Kazakhistan all’ ottavo posto nel FIBA Asia Championship. Come inizio è incoraggiante, in attesa , chissà, di ottenere un risultato più prestigioso già l’ anno prossimo in Cina.

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