La rinascita degli eroi (parte 2)


Continua ( anzi, si conclude) il nostro breve viaggio alla scoperta delle società che sono rinate dopo essere fallite in passato. La scorsa puntata l’ abbiamo dedicata a quelle che una volta erano le uniche due categorie professionistiche, la Serie A e la A2 Gold. Questa volta ci occupiamo della ex Divisione Nazionale A (che con la nuova riforma è stata ribattezzata A2 Silver e anch’ essa ha carattere pro), della DNA, le prima dellecategorie dilettantistiche. I lignaggi importanti non mancano neanche lì.

A2 SILVER

Scorrendo la lista della terza divisione per importanza, saltano subito all’ occhio due nomi: Treviso e Reggio Calabria. I veneti in particolare, ovviamente, considerando la quantità di trofei che i bianco verdi hanno vinto tra l’ inizio degli anni ’90 e il primo decennio del 2000. Non è un caso che Superbasket (rivista anch’ essa scomparsa a inizio 2012 e tornata fortunatamente attiva) l’abbia posizionata al primo posto nel proprio ranking. Pinton è ovviamente il leader dall’ alto della sua esperienza (lo abbiamo citato nell’ articolo del ritorno di Tiri Liberi, era parte integrante del sistema sassarese), ma non c’è solo lui. Di valore sono infatti le acquisizioni di Negri e soprattutto Rinaldi: il centro italiano è esperto di queste categoie, e insieme a Pinton costituirà l’asse su cui coach Pillastrini (altro califfo, per la categoria) punterà per far tornare Treviso “là dove merita”, che sarà pure un’espressione abusata, ma in questo caso è veritiera. Dopo il fallimento del 2012, ripartì dalla Promozione, fu promossa in D e poi ripescata in B. I tempi d’oro di Benetton paiono finiti, ma sotto l’ egida di De Longhi e con le scelte giuste le speranze di un futuro roseo si riaccendono.

A Reggio Calabria qualcuno magari non è troppo soddisfatto di ciò, contando che la serie di playoff contro Treviso è ancora oggi oggetto di discussione per l’arbitraggio quantomeno dubbio (canestro valido di Garrett annullato, sarebbe stata semifinale per gli uomini allora di Recalcati). O magari non importa poi più che tanto, perché ciò che conta è essere tornati a respirare aria professionistica: nel luglio del 2007 la Viola non si iscrive alla Legadue, e per due anni non partecipa ad alcun campionato. Torna nel 2009 in B Dilettanti, e da lì riparte, fino al 2012 quando viene ripescata in DNA, dove resta fino ad oggi. Il roster presenta qualche elemento già noto come il play Rossi e le ali Casini e Rush (nazionale svedese), più la guardia Deloach, vista a Lucca e Chieti. L’ altezza media dei lunghi è importante, vedremo se gli arancioneri sapranno essere la variabile impazzita di questo campionato.

Restando sempre nel meridione, è bello vedere anche il ritorno di Roseto e Scafati, che nel nuovo millennio sono state per lungo tempo realtà belle del basket pro. Gli abruzzesi arrivarono addirittura ai playoff, i campani sfiorarono la zona post – season alla prima in Serie A, prima di retrocedere. Così anche Ferrara, che poi dovette cedere il titolo sportivo di Legadue nel 2011, e che rinacque come Pallacanestro Ferrara 2011. Ora, con esterni Hasbouck, Huff e Amici, l’obbiettivo sembra decisamente quello di tornare a calcare palcoscenici più prestigiosi.

LA DNB

Il primo nome che salta all’occhio, ovviamente, è quello di Siena, di cui è superfluo raccontare i recenti successi. Dopo il disimpegno della Montepaschi, la Mens Sana è saltata in aria. Coach Crespi è andato a Vitoria (a rimediare ai danni di Scariolo), ma coach Mecacci ha comunque costruito un’ ottima compagine: Ranuzzi, Parente, Chiacig sono nomi importanti per ripartire bene dopo un periodo difficile. Gli auguri di cuore di un pronto ritorno sono d’ obbligo. E sempre in terra toscana, non sarebbe male rivedere ad alto livello anche la Don Bosco Livorno, erede di quella Libertas e di quella Pallacanestro Livorno che negli anni ’80 diedero vita a derby infuocati.

Anche Pavia ha un passato importante: come Napoli, Reggio Calabria e Siena, è stata una delle tante società allenate da coach Tonino Zorzi, icona del calcio nostrano degli (ma anche dagli) anni ’60. E proprio restando in ambito friulano (il paròn è di Gorizia) ritroviamo con piacere Udine, protagonista di splendide stagioni in A dal 2000 al 2008. Poi la mannaia del fallimento è caduta anche sulla formazione udinese, che nell’ estate del 2011 annunciò la fine di ogni attività. Ora, c’ è la Amici Pallacanestro Udine a tenere alto il nome della società nel territorio.

Nella stessa infausta estate anche i Crabs di Rimini dovettero rinunciare a iscriversi alla Legadue, ma al contrario dei friulani trovarono le risorse per iscriversi alla DNB, dove tutt’ ora giocano. I romagnoli, per chi non lo sapesse o non ricordasse, negli anni ’90 lanciarono giocatori come Myers e Scarone, e un coach come Piero Bucchi. Rimanendo sempre in zona, dalla stessa categoria è ripartita anche Montegranaro, vero miracolo sportivo in serie A dal 2006 fino all’ estate scorsa. Il contributo dei marchigiani è stato inestimabile, tra giocatori fatti esplodere (Luca Vitali, Andrea Cinciarini, Tamar Slay, Valerio Amoroso, Daniele Cavaliero, Sharrod Ford, Giuliamo Maresca) e nomi importanti in panchina (Pillastrini, Finelli, Frates, Drucker, Recalcati).

La chiosa finale è una dedica alla Fortitudo Bologna: le peripezie sono state mille e mille ancora, e negli ultimi anni i tifosi si sono sentiti presi in giro. L’ Aquila Biancoblù aspetta da troppo tempo di spiccare il volo per tornare al nido chiamato Serie A. Simbolo del benessere della pallacanestro italiana degli anni ’90 e poi del malessere della fine del primo decennio del nuovo secolo, della Fortitudo sono sempre piaciuti lo spirito, la passione dei tifosi (il primo dei quali era Seragnoli, storico proprietario), il tremendismo messo in campo in ogni partita. Molte sono state le finali vinte, molte di più quelle perse, alcune anche dolorose (il ’98 e il 2001 contro la Virtus, il 2002 e il 2006 contro Treviso). E Bologna continua sì a essere Basket City indipendentemente dal derby in A, ma è come se al mondo del basket felsineo e italiano in generale mancasse un pezzo. Toccherà alla nuova dirigenza provare a colmare finalmente la lacuna.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi