La spaventa – Sassari


E così, dopo la Coppa Italia, la Dinamo si aggiudica anche la Supercoppa Italiana. Certo l’ ha organizzata in casa, ma era comunque una sfida che presentava più difficoltà rispetto all’ anno passato.

Innanzitutto per il formato, nuovo di trinca: non più gara secca come succedeva fino al 2013, ma una Final Four vera e propria. La nuova concezione mirava un po’ per avere più introiti (dai biglietti e dalle tv) e un po’ all’ eventualità di attirare più seguito, più appassionati, che sono in un buon numero ma sempre maledettamente inferiori rispetto alla disciplina pedatoria, la quale nel nostro paese resta comunque e sempre il metro di paragone.

Poi c’è un fattore non indifferente: Sassari in estate ha perso due delle sue colonne, i cugini – fratelli – comevipare Diener, che dal 2011/2012 erano stati la mente arguta e il braccio armato dei successi sardi. Il sospetto, però, è che il vero artefice della magnifica epopea Dinamo sia ancora lì, e risponda al nome di Meo Sacchetti. Allenatore preparato, che insegna una pallacanestro che va di corsa, che non si ferma ai rossi o agli incroci, un gioco – champagne che in Italia non si vedeva da tempo. Che poi a ben guardare è la rivincita di quella parolina magica di cui tutti si riempiono lo bocca ma a cui pochi alla fine fanno seguito: la parola “progetto”.

Pensateci: Sacchetti allena il Banco di Sardegna dal 2009. È rimasto al suo posto nel passaggio dalla gestione Mele a quella Sardara, con la forza dei risultati: playoff la prima stagione di A, semifinali alla in quella successiva, secondo posto in stagione regolare nel 2012/2013 e vittoria della Coppa Italia l’ anno scorso. Prestazioni sempre in crescendo, e anche se qualche battuta d’ arresto arrivava la convinzione era che comunque si stava facendo il massimo, per una realtà come quella sassarese che comunque presentava limiti oggettivi. Il tutto magari ingaggiando campioni o ex (Thorton, Becirovic, Marques Green, Eze) che non venivano per miracol mostrare ma per mettersi a disposizione, per aiutare un gruppo ad acquisire una mentalità vincente che è sempre sembrata l’ unica, minima, lacuna della banda Sacchetti, l’ unico pezzo che una volta inserito avrebbe messo a posto il puzzle. Una antica massima sportiva dice che “Vincere aiuta a vincere” e in effetti tutti i grandi cicli (Milano, Virtus Bologna, Varese, Cantù, Treviso, Siena) hanno dimostrato che di fatto è così che stanno le cose. Si aveva l’ impressione che Sassari avesse tutto: bel gioco, atleti di valore, campo splendido, pubblico caldo. Mancava solo quello, il killer instinct da vittoria, come direbbe Dan Peterson. Da febbraio il Banco di Sardegna ha acquisito anche quello, sostenuto non solo dai Diener e dai Green, ma anche da Vanuzzo e da Sacchetti, da Tessitori e da De Vecchi, come prima di loro da Tsaldaris e Pinton, da Cittadini e Plisnic e via discorrendo.

La forza di Sassari è quella di cambiare in continuazione rimanendo però sempre la stessa, al sua basket veloce e dinamico. In fin dei conti, ha tenuto fede al suo nome.

Prima che ve lo chiediate: sì, è tornato Tiri Liberi. Era un progetto che avevo da tempo, e d’ altronde il cordone ombelicale con il magnifico staff di Discorsivo (che per me rimane sempre e comunque Dissonanze,) non si è mai spezzato del tutto. Sentivo il bisogno di tornare a dare uno spazio a uno sport, a un hobby, che mi ha sempre dato innumerevoli soddisfazioni. Rispetto alle stagioni passate, quest’ anno cercherò di focalizzarmi sulla pallacanestro nostrana, sia essa di Serie A o di DNC, toccando anche temi la Nazionale o le italiane impegnate nelle coppe europee . Questo per rendere più interessante lo spazio (alla fine, gli anni scorsi si finiva sempre a parlare più volte degli stessi argomenti), e proprio ora che sembra che l’ Italia stia mediaticamente riscoprendo la palla a spicchi: lo si vede sui giornali e sulle reti generaliste, dove appaiono servizi su spazi che fino a qualche anno fa avevano raramente preso in considerazione il basket. Non torneranno i gloriosi anni ’80, ma in fondo è sempre un buon risultato.

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