John Mayer: Un giovane talento


Ben ritrovati cari lettori della rubrica “il chitarrista”. Abbiamo parlato a lungo di molte leggende della musica come Brian May, Eric Clapton, John Fogerty e molti altri Guitar hero, ma non abbiamo mai parlato della nuova generazione di talenti, che hanno raccolto l’eredità dei grandi e ne hanno saputo far virtù, personalizzando ed ampliando linguaggi musicali già noti, per creare qualcosa di unico e personale, come solo i “grandi” hanno saputo fare a loro tempo.
Parlando di Blues e affini, possiamo sicuramente citare Derek Trucks, Joe Bonamassa e tanti altri tra cui…John Mayer, del quale parleremo proprio in questo numero.
Questo “ragazzo” (anche se ormai ha 35 anni), originario del Connecticut, è stato influenzato fin dalla giovane età da un’icona quale era un certo Stevie Ray Vaughan, un grandissimo bluesman contemporaneo (scomparso prematuramente nel 1990 in un incidente aereo) con uno stile pressoché unico. La sua passione per la musica lo portò a frequentare il Berklee College of Music di Boston, lasciandolo però dopo solamente un anno, per affrontare la carriera solistica.
Il talento strumentale e vocale di John non tardò molto a dare i suoi frutti: notato da grandi case discografiche, nei primi anni 2000 vediamo il suo esordio ufficiale con l’album Room for Squares.
Oltre ad avere una voce molto personale e particolare, Mayer è soprattutto un ottimo chitarrista.

Nei dischi, John fa trasparire solo parzialmente le sue influenze (Blues) più grandi come Vaughan, BB King, Clapton, Freddie e Albert King, ed ha una dimensione decisamente più pop e commerciale: è infatti nei live che questo musicista esprime tutto il suo vero talento (soprattutto con il suo Trio), alternando sessioni prettamente pop a quelle blues/rock, con vere e proprie improvvisazioni ed impronte musicali tipiche di quest’ultimo genere. Si potrebbe azzardare nel definirlo un Alex Britti degli USA, intendendo, con questa affermazione, un artista che offre il massimo in contesti fuori dallo studio di registrazione.

Lo stile chitarristico, in ambito elettrico, di Mayer, si può ricercare nei grandi artisti blues sopra citati, ma in particolar modo notiamo subito, di primo ascolto l’impronta stilistica e sonora di S.R.Vaughan. Persino le chitarre Signature di Mayer ricordano molto quelle di Stevie, sia esteticamente che in sonorità. L’impronta musicale di Mayer dunque, è molto legata al Blues, sia che si parli di Roots Blues o Blues Rock più recente. Largo uso di pentatoniche maggiori e minori (blues), bending sostenuti e vibrati sono alla base del suo stile personale, il tutto alternato tra plettro e dita, per dare più dinamica e atmosfere diverse alle sue esecuzioni.
Le chitarre di punta sono di certo le Fender Stratocaster, e Mayer in ogni concerto ne sfoggia diverse: molte sono Signature personalizzate, altre repliche di chitarre storiche (come la Monterey di Jimi Hendrix o la Charlie stratocaster di Stevie Ray Vaughan). La sua chitarra più celebre rimane la Black One, modello in edizione limitata prodotta dal Masterbuilder John Cruz della Fender. Questa chitarra, dall’aspetto molto consumato (heavy relic), oltre ad avere meccaniche non di casa fender, ha pickup fatti apposta per l’artista, i Big Dipper, che hanno un particolare taglio sulle medie frequenze (presenti anche su altre Signature della Fender). Oltre alle Stratocaster, Mayer è solito a cambiare parecchie sei-corde durante i suoi concerti: Lo vediamo usare anche chitarre Guild, Gibson es335 ed SG, Telecaster, Moog e molte altre.
In campo acustico, Mayer utilizza principalmente il marchio Martin. Dal vivo ed in studio, predilige i suoi 2 modelli personalizzati (la OM-JM e la 00-45SC) e la Signature di Eric Clapton (ovvero la triplo 0).
Per il suo sound, a Mayer occorrono principalmente 2 amplificatori: Two Rock (modello personale dell’artista) e Dumble (Steel String Singer, qui a sinistra), a cui affianca anche altri amplificatori di casa Fender (come il Bandmaster ad esempio).
Soprattutto in tempi recenti, John utilizza un buon numero di effetti. Dai più utilizzati Ibanez TS808, TS9 e TS10, Klon Centaur, Marshall Bluesbreaker e Fulldrive come Overdrive, fino a effetti d’ambiente come UniVibe, Delay (Eventide Timefactor e Way Huge Aqua Puss ed altri). Effetti sia analogici che digitali quindi, contrallati in live tramite pedaliera Midi.
Per approfondire ulteriormente la strumentazione ed il setup di questo artista cliccate qui e qui.
In conclusione, John Mayer ha saputo raccogliere alla perfezione l’eredità dei grandi bluesman, ed ha saputo mescolare il pop ed il blues, dando così varietà e personalità nuova a questi 2 generi. Consigliato l’ascolto.
Vi lascio con 2 video tratti dal concerto “Where the Light Is”, registrati al Nokia Center di Los Angeles.
Al prossimo appuntamento!

+ Non ci sono commenti

Aggiungi