Finché morte non vi separi
Il nonno guardò il nipote dritto negli occhi, poi parlò.
-Voglio raccontarti una storia.
-Dici sul serio? – chiese il ragazzo.
-Certo. Io non scherzo mai.
-E di cosa parla?
-Di donne. E di matrimonio.
-Ho già capito – sbuffò il giovane, roteando gli occhi verso l’alto.
-Ma parla anche di morte – aggiunse il nonno.
-Allora comincia.
-D’accordo. Ascolta.
C’era una volta, diversi anni fa ma non così tanti come pensi, un operaio che lavorava in una fabbrica di materie tessili. Il lavoro gli faceva schifo, ma tirava a campare perché voleva racimolare i soldi per sposarsi con sua moglie, anche lei poverissima, così povera che in casa stavano a piedi nudi e uscivano raramente, per consumare il meno possibile l’unico paio di scarpe che avevano.
Un giorno, dopo aver raccolto una somma consistente, lui le fece la proposta di matrimonio e lei rispose sì, certo che ti sposo, siamo poveri ma quello che conta è l’amore, eccetera eccetera, puoi immaginarti il resto. Erano così innamorati che lei gli fece persino la promessa di matrimonio ufficialmente, davanti ai parenti, e nel paese in cui vivevano aveva valore legale, non era una semplice dichiarazione come accade da noi.
La sera prima delle nozze, che dovevano svolgersi in un castello molto suggestivo alla presenza di un ufficiale del Comune – gli sposi non erano credenti -, accadde che la sposa morì. Era con le damigelle, forse avevano bevuto un po’ troppo per festeggiare l’addio al nubilato, in ogni caso si era accasciata all’improvviso per terra e non c’era stato più nulla da fare. Arresto cardiaco.
-Non c’è problema – disse lo sposo, appena seppe della morte, e non versò nemmeno una lacrima, solo continuò a ripetere questa frase, aggiungendo che tutto si sarebbe dovuto svolgere come nulla fosse, l’indomani. La sposa doveva presentarsi alle nozze, insieme ai genitori.
Il giorno dopo lui condusse all’altare – o più correttamente resse all’altare, perché non stava dritto in nessuno modo – il corpo ormai freddo ma ancora perfettamente conservato della sua fidanzata. Non tutti erano a conoscenza della morte, e alcuni parenti la videro un pò pallida ma pensarono fosse a causa delle lacrime che stavano versando e non ci diedero peso.
Giunti davanti all’ufficiale del Comune, il futuro sposo gli intimò di fare in fretta e di sposarli, poche cerimonie. Il funzionario lesse le frasi di rito, poi li dichiarò marito e moglie.
Già durante i festeggiamenti, che si svolsero in un ristorante molto economico, qualcuno tra una portata e l’altra sollevò timidamente la questione della sposa.
-D’accordo che ha realizzato il suo sogno ed è sposa, ma è morta – affermò la madre di lei, e il padre da dietro annuiva.
-E cosa dovevo fare, allora? Abbandonarla all’altare? – rispose il neomarito.
-Oh no, per carità – pigolò la madre, e tornò al suo pranzo.
Ma i problemi non erano finiti, perché la sorella della sposa, da sempre invidiosa di lei, qualche giorno dopo disse che il loro matrimonio non era legale perché non si poteva sposare una morta. Consultò anche un avvocato, che le propose di sottoporre la questione a un giudice, e così si arrivò in un aula di tribunale, dove lo sposo si presentò da solo.
-Lei è rimasta a casa – spiegò. -Non avrebbe retto all’emozione.
Il giudice non rise alla battuta, anzi si dimostrò molto duro nel sostenere che il loro era un matrimonio impossibile, nello specifico nullo per mancanza di uno dei requisiti fondamentali.
-E quale sarebbe questo requisito? – chiese lo sposo.
-Beh, è evidente – rispose il togato – entrambi gli sposi devono essere in vita.
-Controlli le sue leggi, e mi dica dove ha letto questo requisito.
Allora lui lo guardò perplesso, poi aprì diversi libroni e fece una ricerca in banca dati che gli richiese diverse ore. Alla fine tornò dalla camera di consiglio dicendo che, in effetti, non esisteva nel loro Stato una legge che vietasse di sposare un morto. Anzi, non era nemmeno vietato sposarsi tra morti, ammesso che questa eventualità potesse concretamente verificarsi. Inoltre la promessa c’era stata ed era valida, per cui nulla da fare.
I presenti, in maggior parte parenti della sposa, rimasero sorpresi dalla decisione ma in fondo felici, perché in primis volevano il bene della ragazza e la fine di un matrimonio è sempre qualcosa di brutto, un vero e proprio fallimento da non augurare mai a nessuna donna.
Risolto l’imprevisto, la loro unione procedette senza ostacoli. Il marito portava spesso la moglie a fare dei trattamenti conservativi, come li chiamava lui, per evitare che il tempo – o più precisamente la decomposizione, anche se non l’avrebbe mai ammesso – la consumasse inesorabilmente. Furono una coppia felice, tutto sommato, e il matrimonio andò avanti senza troppi problemi. Lui diceva che lei lo ascoltava sempre, e sapeva intervenire al momento giusto, quando davvero serviva, cioè molto raramente, praticamente mai.
– E’ la donna perfetta – diceva a tutti. -Voglio passare tutta la mia vita con lei.
-E’ finita così? – chiese il nipote.
-Sì – rispose il nonno, – Non c’è più molto da dire.
-E’ ovviamente una storia inventata, irrealistica e senza una morale. Anzi una morale ce l’ha, ma è fortemente maschilista e antifemminista, che poi sono la stessa cosa.
-Tu dici? – chiese l’anziano.
-Certo, dico.
-Come vuoi – disse l’uomo, alzando le spalle. Poi si alzò e andò a prendere una limonata fresca in frigorifero.
Finché morte non vi separi di Fabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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