Guidi come una scimmia


Era l’una di notte e la radio non riusciva a tenermi compagnia.
Guidavo verso casa sulla statale adriatica, fuori era così freddo che non si vedeva nemmeno una prostituta sul ciglio della strada e i parcheggi dei motel erano vuoti e tristi, come le piscine degli alberghi svuotate dopo l’estate. Già da qualche minuto avevo raggiunto un’auto davanti a me, che scimmiaprocedeva tranquilla, facendo i sessanta, come se non avesse un nastro di strada libera davanti a sé in una zona senza autovelox. Era una Golf grigia, un vecchio modello di Golf, simile a quella che aveva mio padre quando ero piccolo. La carrozzeria posteriore era piena di bozzi, uno dei fanali era rotto e la targa ammaccata oscillava leggermente, come se fosse sul punto di svitarsi e cadere sull’asfalto. Ebbi una mezza idea di sorpassarla, poi però vidi la doppia linea continua e rinunciai all’idea.
    Ad un certo punto l’auto rallentò e mise la freccia a sinistra, per entrare in un’area di servizio sulla carreggiata opposta, e mentre la sorpassavo da destra buttai un occhio nell’abitacolo. Due zampette pelose sul volante, due occhi piccoli e lucenti e l’impressione che quello non fosse un viso umano, come se fosse un muso più che un viso. Mi lasciai la Golf alle spalle, accelerando, poi però mi chiesi: che male c’è se mi fermo anch’io?
Una piazzola alla mia destra, con un’inversione pericolosa tornai indietro e svoltai al distributore.
L’auto di prima era ferma ad una pompa a pochi metri da me e stava facendo rifornimento. Il guidatore, una scimmia piccola e marroncina con il muso bianco, era sceso e sembrava avercela con il benzinaio. Indicava con un dito il tabellone luminoso con i prezzi del carburante e nel frattempo ringhiava in faccia all’uomo in tuta blu che la osservava divertito. Quest’ultimo estrasse l’erogatore dalla Golf, lo riagganciò alla pompa e chiese i soldi, aprendo la zip del marsupio pronto per dare il resto. Sembrava non dare peso alla scimmia, restava impassibile davanti a lei mostrando il palmo della mano aperta e alla fine riuscì a farsi pagare. Il primate gli voltò le spalle seccato, risalì in macchina e se ne andò via sgommando.
 
-Mi scusi.
Mi ero avvicinato al benzinaio, mentre faceva per rientrare nel suo ufficio.
-Mi scusi lei, non l’avevo vista! Quanto le faccio?
-No, non è per la benzina. Lei sa chi era quello?- chiesi, indicando la strada nella direzione in cui era sparita la scimmia.
Lui alzò le spalle. 
-No. Chi dovrebbe essere?
-Sono abbastanza sicuro fosse Red Monaco.
Lui sbiancò in volto e aprì la bocca a formare una grossa O.
-Lei dice? E’ sicuro?
-Abbastanza. Ha un manifesto per controllare?
-Certo. Subito. – corse rapido all’ufficio, cercò qualcosa, poi tornò con un foglio di carta gialla di quelli usati per i ricercati, il viso se possibile ancora più cadaverico. Stava sudando, e non era solo per lo scatto improvviso.
-Era davvero lui. Ed era anche arrabbiato. – disse l’uomo, sul punto di piangere.
-Ha rischiato grosso.
Lui non trovava le parole e si appoggiò alla pompa coprendosi il viso, tremando di paura.
-Stia tranquillo, ora. Era diretto a sud per cui non ripasserà certo di qui. Le è andata bene. 
L’uomo mi guardò, poi annuì, respingendo indietro le lacrime.
-Sì – riconobbe. -Mi è andata bene.
-Poteva ucciderla.
-Poteva uccidermi. – confermò il benzinaio e mi volse le spalle senza salutare, dirigendosi al coperto. Mentre si allontanava riuscii a cogliere qualcuno dei suoi lamenti, che proferiva sottovoce, parlando con sé stesso.
-Mia moglie, e i miei scimmiotti… i miei scimmiotti… senza più un padre…

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Guidi come una scimmia di Fabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

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