La prima volta di Sassari e quella di Siena


Due mesi fa non credevamo certo sarebbe andata a finire in questo modo. Era il 6 dicembre e scrivevamo “La favola di Siena, da squadra di provincia a simbolo di un impero per un decennio, potrebbe essere dunque a un epilogo. Chissà che Sassari, in un momento tanto critico per la Sardegna, possa ripercorrere la stessa parabola, in futuro”. È finita che le due squadre si sono incontrate nella finale di Coppa Italia, quasi a sorpresa, quasi per caso. Ed è stata una prima volta per entrambe.

Per la Dinamo, certo. Il primo trofeo vero e proprio della storia del club nella massima serie italiana, arrivato dopo cinque anni di un progetto che era cominciato in Legadue nel 2009/2010. Anche lì, un po’ per fortuna e tanto per merito era arrivata una promozione quasi impensabile, dato che le favorite di quella stagione erano Brindisi (poi promossa), e una tra Venezia, Veroli e Casale. Sassari partiva defilata, ma partiva. Poi a poco a poco era venuta fuori, classificandosi al secondo posto nella griglia dei playoff (terzo complessivo, Brindisi prima non spareggiava). Da lì, la cavalcata verso la A, con Pistoia, Casale e Veroli regolate, quest’ ultima addirittura con tre vittorie consecutive dopo la sconfitta iniziale. E mentre Brindisi l’ anno dopo faceva una magra figura in Serie A, la Dinamo cominciava il suo ciclo classificandosi sesta nella post season e perdendo la serie contro l’ Armani Jeans di Peterson. Quella era la squadra di James White e Othello Hunter, di Childress e Tsaldaris, non ancora di Diener, decisivo già allora ma non presenza salvifica come oggi. Si paventa l’ ipotesi di una cessione del titolo in primavera, la società è con l’ acqua alla gola ma l’ arrivo di Stefano Sardara e  la nuova sponsorship del Banco di Sardegna salvano capre e cavoli.

L’ anno dopo si aggiungono il cugino Drake, Plisnic, Hosley, Easley, arrivano le semifinali contro l’ ultima Siena di Pianigiani, e l’ anno dopo il secondo posto in stagione regolare sembra comportare un’ ulteriore salto di qualità, tanto più che si gioca anche l’ Eurocup. Non sarà così, Sassari inciampa nella diabolika Cantù di Trinchieri (no, non è un errore di battitura, serve a sottolineare l’ acuto genio dell’ attuale tecnico di Kazan), arriva a un tiro dalla qualificazione alle semifinali, ma lo sbaglia e torna a casa. Ma il gruppo c’ è, è unito. A un certo punto dell’ estate si teme che possa perdere Diener, il dubbio diventa certezza per un po’ di ore, finché non è lui stesso a dare la notizia che il matrimonio continua che, si va avanti insieme. Fino al trionfo, che non è tanto quello contro Siena ma quello contro Milano: la partita vede un’ unico padrone, l’ Olimpia, poi Sassari rientra, mette paura, gli uomini di Banchi hanno tutta la pressione sulle proprie spalle giocando in casa e alla fine ne restano schiacciati. Lì obiettivamente Sassari ha capito che l’ obiettivo era tangibile, che nulla era più impossibile e che la scalata poteva completarsi. Sotto il suo rullo è caduta Reggio Emila, e poi Siena che della Dinamo ha visto solo la targa.

Giusto così, in definitiva. È stata premiata una società tra le più programmatiche, il gioco più divertente di Serie A e un gruppo di giocatori che negli anni ha aggiunto elementi che lo hanno fatto crescere: i due Diener, Vanuzzo, Devecchi sono il nucleo storico su cui è stato costruito questo successo. Siena pare (il condizionale è d’ obbligo, visti i precedenti) avere esaurito il suo ciclo: è la prima volta dal 2008 che sul fronte interno perde una finale (escludendo quella contro Cantù del 2012) . A memoria, poi, da inizio millennio è solo la seconda, contando anche la finale di Coppa Italia 2002 contro l’ ultima Virtus di Messina. Una sequenza immensa, figlia dell’ abilità gestionale e dell’ occhio lungo di Ferdindando Minucci (con l’aiuto essenziale dei rubinetti aperti dal Monte dei Paschi, ça va sans dire). Proprio quest’ ultimo, il giorno dopo la finale di Coppa è stato nominato nuovo presidente di Lega, come in un ideale passaggio del testimone. Chissà se Sassari sarà in grado di vincere come in questi anni ha fatto Siena.

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