Avellino, est modus in rebus: decima giornata del campionato italiano di pallacanestro


Avellino è forse il rebus più intrigante e allo stesso tempo più sconcertante di questo primo questo primo scorcio di campionato. La società ha il terzo/quarto budget più alto della Serie A, mentre fino all’ anno passato al termine di ogni stagione pendeva sulla Scandone la spada di Damocle di un eventuale fallimento.

Eppure, paradossalmente, questo clima di incertezza e di tensione ha prodotto stagioni memorabili, quelle con Pancotto e soprattutto Vitucci in panchina. È stato come se l’ essere con le spalle al muro avesse portato ogni anni staff tecnico, squadra e società a dare sempre qualcosa in più, nella prospettiva che tutto potesse finire una volta terminata la stagione. Viceversa, una volta trovata la stabilità societaria, quella tensione sembra essersi dissolta, soppiantata da una sorta di rilassatezza.

Per carità, non si intende affatto che la squadra che Vitucci è tornato a guidare da questa stagione si stia risparmiando impegno e sudore. Questo non sarebbe giusto nei confronti di nessuno dei membri della Scandone, e d’ altra parte non ne esiste alcuna prova concreta di ciò. Semplicemente, pare svanita negli irpini quella tensione stile “Ogni maledetta domenica” che ha portato molte volte negli anni scorsi a fare quello scatto in più, a prendere quella botta in più.

Il problema sembra riflettersi nelle statistiche sulla difesa dell’ area: al momento in cui scriviamo Avellino concede agli avversari il 56.8% dei tiri da due punti, ed è la quarta peggiore dopo Montegranaro, Sassari e Pesaro. E dire che coach Vitucci si è sempre dimostrato abile nello strutturare la sua fase di non possesso, e d’ altra parte essendosi abbeverato alla fonte di guru come Zorzi, Skansi e Messina non avrebbe potuto essere altrimenti. Però il problema esiste, e il fatto che da tre il dato sia decisamente migliore (31.8) non autorizza comunque a dormire sugli allori. L’ altro problema è la solitudine dei numeri primi, almeno in fatto di realizzazione: oltre al solo Will Thomas, che viaggia a 18.8 punti segnati di media, non si trovano altri biancoverdi tra i primi trenta scorer del campionato. Potrebbe essere un segnale di per sé anche positivo, se non fosse che la Sididas ha il quartultimo attacco con 75.1 segnati di media: un rapido calcolo porterà a concludere che gli altri 56.3 punti li segnano gli altri nove membri della rotazione di Vitucci, ovvero attorno ai 6 a giocatore.

Decisamente poco, soprattutto considerando i nomi che fanno parte dell’ organico dei campani: Richardson, Ivanov, Cavaliero, Dean, Hayes, Dragovic, per non parlare la Grande Mente Slovena, al secolo Jaka Lakovic. Finora il suo contributo in termine di punti è sufficiente, 8.2, al contrario di quello degli assist che resta al solito strabiliante (5.3, quinto in assoluto). Nulla a che vedere con il suo rendimento primaverile, quando faceva pentole, coperchi e persino fornelli.

Avellino resta comunque una squadra immatura, forse ancora non pronta mentalmente a salire sui grandi palcoscenici che il suo cachet le permetterebbe. Come per Sassari di cui abbiamo parlato due settimane fa, servirà tempo per acquisire quella cattiveria/fame che ha portato realtà piccole come Siena a fare a pugni con colossi europei come Barcellona, Real Madrid, CSKA. La Dinamo in questo senso è più avanti nel progetto di crescita, cominciato ormai due anni or sono. La Scandone viceversa ha ancora i denti da latte, ma ha il vantaggio che Vitucci comunque conosce l’ ambiente. Il percorso non sarà né semplice né immediato, e sarà necessario agire in due modi, da una parte mantenendo un nucleo ben definito della squadra su cui impiantare dei rinforzi negli anni a venire, dall’ altra acquisire quella ferocia da grande squadra che Siena ancora mantiene, malgrado le traversie dello sponsor principale. La cattiveria, il tremendismo, l’ orgoglio, la fame che da sempre caratterizza chi primeggia. E i fatto di fame, chi è meglio dei lupi d’ Irpinia?

LA DECIMA GIORNATA HA DETTO CHE…

  • Che le pause mentali di Bologna sono una risacca che finora impedisce alla Virtus di spiccare definitivamente il volo 
  • Che evidentemente il problema a Cremona non era Gresta, se a Reggio Emilia si sono presi 18 punti di scarto 
  • Che la netta involuzione di Varese rispetto alla scorsa stagione non è un bel segnale per la nostra pallacanestro

+ Non ci sono commenti

Aggiungi