Bologna, il ritorno di Basket City, e il punto sulla prima giornata di campionato


Negli anni ’90, Bologna non si chiamava più Bologna. Era Basket City. La Virtus che ingaggiava campioni come Danilovic, Savic, Rigaudeau, Nesterovic, Abbio. La Fortitudo che rispondeva con Djordjevic, Myers, Galanda, Basile, senza contare i passaggi da una sponda all’ altra (Frosini e Moretti tra gli altri). Basket City era Cazzola contro Seragnoli, Messina (primo e secondo periodo, inframezzato da Bucci) contro la girandola di allenatori che caratterizzava la Fortitudo di quegli anni. Fino a Recalcati, il Grande Normalizzatore che portò lo scudetto nel 1999. Un anno prima la Virtus aveva vinto l’ Eurolega, a cui sarebbe seguita un’ altra nel 2001, quando già l’ avvento di Madrigali in casa bianconera aveva dato il via alla politica del fumo contrabbandato per goloso arrosto. Lì si può dire che Basket City sia finita: un’ epopea unica, con Bologna che dal 1992 al 2007 ha portato in finale scudetto almeno una squadra ogni anno (derby nel 1998, con il famoso tiro da 4 di Danilovic, e nel 2001, a senso unico per gli uomini di Messina), ad eccezione del 2000.
Nel frattempo in casa bianconera arrivarono le carte dei tribunali, il fallimento, la rinascita dovuta a Claudio Sabatini, la promozione. Tutto questo mentre dall’ altra parte si godeva per una finale di Eurolega contro il Maccabi (2004) e per il secondo scudetto (2005), vinto a Milano con una tripla allo scadere siglata da Ruben Douglas.

Tutto questo, in sintesi, è stato Basket City. Quello che è venuto dopo è da tragicommedia: le risibili e dilettantesche gestioni della Fortitudo firmate Martinelli – Sacrati, così come quelle di Sabatini, sull’ altra sponda, i fallimenti giuridici dei biancoblu e quelli sportivi della Virtus. Fasti che agli occhi ai sostenitori di entrambi gli schieramenti appaiono lontani anni luce, un’ epoca che sembra da relegare alla storia, come si fa con Omero, Giulio Cesare, Napoleone. Già, sembra.
Il nuovo corso che entrambe le società hanno intrapreso quest’ estate ha portato fiducia nei tifosi delle due squadre. Il risultato è stato debordante: 3015 abbonamenti in casa Fortitudo con 4500 persone a vedere l’ esordio in DNB (la quarta serie). Sono invece 2106 le sottoscrizioni per la Virtus, che alla prima contro Sassari ha fatto registrare 5131 presenze all’ Unipol Arena.
Chi è nell’ ambiente afferma che solo Pesaro e Caserta siano piazze appassionate tanto quanto quella felsinea, anche se si tratta di realtà di dimensioni più piccole. Se non per gli investimenti economici, dunque, Bologna sembra finalmente tornata a essere Basket City. Almeno per il calore con cui la gente ha salutato le nuove squadre. Ritrovarle entrambe, magari in Serie A, sarebbe un bel guadagno. Per la città e per il movimento cestistico italiano.

LA PRIMA GIORNATA HA DETTO CHE…

Che l’ avvento di Banchi a Milano non ha portato novità rispetto agli anni scorsi, quando la squadra si appoggiava alle star senza privilegiare il gioco collettivo. Nella sconfitta 88 – 80 in prima linea Langford (29) Moss (19) e Samuels (11), ma dietro il vuoto: urgono provvedimenti, pena la perdita di pazienza di tifosi e (soprattutto) proprietario.
Che, sempre a proposito di nuovi ricchi, Avellino deve capire che in campo non ci vanno i soldi, ma il cuore. Quello che Pesaro ha buttato oltre l’ ostacolo, guidata da Dell’ Agnello in panchina e in campo dalla vecchia volpe Young (10) e dal paisà Trasolini (18).
Che Varese e Reggio Emilia saranno ancora due belle realtà del campionato, visto il livello di gioco e d’ intensità nella sfida di ieri. Ha prevalso Varese, ma il punteggio è stato in bilico fino agli ultimi due minuti, quando non ha retto il sorpasso lombardo ed è caduta rovinosamente.
Che Roma si è messa sulla scia della stagione scorsa, ampliando però ancora di più le rotazioni e dando maggiori responsabilità a Goss, che alla prima non ha steccato. Datome è negli USA, la Acea invece è ancora qui.
Che, ancora una volta, sarà necessario fare i conti con Siena per la vittoria finale, specie se English (22), Carter (18) e Green (12, come Hunter e Nelson) sono davvero questi.
Che, infine, sembra rinata un’ altra Virtus, quella bolognese. Non era facile per Villalata e Arrigoni ripartire dopo le macerie fumanti dell’ anno passato. Le premesse – promesse, da King (12) a Walsh (19) a Hardy (24), ci sono tutte.

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