Zelimir Obradovic, il ritorno del Migliore


È stato lontano dal basket giocato per un anno, Zelimir Obradovic. Troppo, per lui e per noi. Noi che ci eravamo ormai abituati a vederlo sulla panchina del Panathinaikos. Sin dal 1999, quando aveva lasciato la Marca trevigiana per approdare ad Atene. E mentre sulla panchina rivale dell’ Olympiakos si succedevano allenatori uno dopo l’ altro (Zouros, Kazlauskas, Yannakis, Ivkovic) lui rimaneva sempre lì. A vincere, perché sotto il suo regno i biancoverdi hanno collezionato cinque titoli di Eurolega (2000, 2002, 2007, 2009, 2011) e dodici campionati nazionali, bucando solo nel 2002. Per porre fine al dominio dei biancoverdi, nel 2010/2011 all’ Olympiakos esasperati hanno richiamato un altro santone serbo, il già citato Ivkovic. Il quale conosce bene Obradovic, dato che questi è stato un suo giocatore nella Jugoslavia medaglia d’ argento olimpica nel 1988, e poi gli ha fatto da secondo sulla panchina della Serbia, prima di prenderne il posto nel 1996. L’ operazione- Ivkovic non ha prodotto risultati nel breve termine, al contrario: solo nel 2012, infatti, la squadra del Pireo ha portato a casa campionato ed Eurolega, quest’ ultima contro il CSKA nel modo che tutti ricordiamo. .

Più che per il numero di successi, Obradovic è il Migliore per come queste vittorie sono arrivate, in modo continuo e mai identiche. Al Partizan ha trionfato con Djordjevic, Danilovic e Rebraca, al Real Madrid con Sabonis, a Treviso con Bonora, Nicola e Marconato. Poi è venuto il Panathinaikos: Gentile, Bodiroga e Rebraca, poi Sanchez, Bodiroga e Mulaomerovic, poi Diamantidis, Siskauskas e Batiste, per finire con Spanoulis, Nicholas e Pekovic. Nel 2011 strapazzò Siena in semifinale di Eurolega con Calathes e Sato, poi in finale furono Diamantidis e Batiste a piegare il Maccabi di David Blatt.

In un intervista a “Superbasket”, nell’ ultimo numero uscito del glorioso settimanale dedicato alla pallacanestro, così diceva: «Tutti parlano di come giochiamo bene il pick&roll, che giochiamo molto bene perché abbiamo giocatori che sanno interpretarlo molto bene. Ma nel nostro attacco c’ è molto altro perché sono tante le caratteristiche dei giocatori. Per esempio avevamo Nicholas: che sa fare lui? Uscire dai blocchi e tirare, e quindi disegniamo giochi per questo. Che sa fare Logan? Che sa fare Sato? Di volta in volta adeguiamo i nostri attacchi». Per questo ci sentiamo di definirlo il Migliore. Punto. Non ce ne voglia Ettore Messina, il quale d’ altronde è stato superato in finale di Eurolega da Obradovic ad Atene nel 2007 (si giocava ad Oaka, casa del Pana) e a Berlino nel 2009, e nella finale dell’ Eurobasket nel 1997. Ed è per questo che, quando comincerà la stagione di Eurolega, ci verrà da fare il tifo per il Fenerbahçe, la nuova avventura di Zeljko. Cosa non nuova, dato che già l’ anno scorso il fatto che quella panchina la occupasse il ct della Nazionale Italiana, Pianigiani, portava a simpatizzare per i la squadra di Istanbul.

Quello però era un Fenerbahçe diverso, di sicuro meno forte rispetto a quello a cui si accosta il tecnico serbo. Che avrà sempre McCalebb nel motore, ma diversi interpreti negli altri ruoli: al posto di Sato ci sarà Nemanja Bjelica, al posto di Andersen Kleiza. Zoric, pur con dna diverso, prende il posto di Batiste, così che il quintetto a disposizione diventa meno da gioco fuori – dentro, e più fisico e agile allo stesso tempo. Sato, Andersen e Batiste già da un paio di stagioni erano in pauroso calando, a proposito di prestazioni: al contrario, i nuovi arrivati hanno dimostrato agli Europei di essere in un momento di crescita e maturità strepitoso. Sotto la guida sapiente di Obradovic possono solo migliorare. A contornare il tutto ci saranno la sapiente regia di Onan, la mano mortifera di Bogdanovic e la forza fisica di Savas. Chissà che, con questo mix, non arrivi a maggio anche la prima vittoria di una squadra turca nella massima manifestazione continentale per club. Sarebbe l’ ennesima Eurolega, per il Migliore, dato che ne ha vinte già otto: le cinque con il Pana, più una con il Partizan, una con il Real e una con Badalona. Non ci sarebbe da stupirsi se a Milano, sede delle Final Four di quest’ anno, a trionfare fosse sempre lui. Certo, il girone A della prima fase prevede due corazzate come Barcellona e CSKA. La sensazione è però che la compagine di Istanbul abbia le possibilità di lasciarsi dietro almeno una di queste due. È solo una sensazione, per carità, non è supportata dai fatti, se non quello che il basket è uno sport imprevedibile per natura. Ma quando hai a che fare con il Migliore, le chance che ciò accada aumentano vistosamente.

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