Storie di Romagna – III: Il Sindaco-sceriffo e la guerra alla movida romagnola
Eletto con la percentuale bulgara del 69,3% alle amministrative del 2008, il Sindaco di Marina di Porretta, il dottor Armando Costantini, non ha tardato a guadagnarsi l’infausto appellativo di Sindaco-sceriffo. Nel primo discorso pubblico dopo l’elezione aveva subito manifestato la sua volontà di dare un giro di vite agli eccessi e agli abusi che costellavano il suo Comune, da sempre una delle mete principali del turismo balneare romagnolo, e i suoi primi interventi mostrarono di che pasta era fatto.
Innanzitutto, il tratto di spiaggia di lido Petrarca, storicamente frequentato da naturisti, da un giorno all’altro non vide rinnovarsi il via libera del Comune. Dopo vent’anni di frequentazioni che l’avevano fatto diventare il lido naturista più famoso d’italia, la sabbia fine di lido Petrarca diventò improvvisamente off-limits per gli amanti del costume adamitico. “Esigenze di giustizia sociale” tuonò il Sindaco a chi l’aveva tacciato di insensibilità verso un fenomeno ormai consolidato. Non pago, il signor Costantini decise di insistere e si dedicò alla stesura di alcune ordinanze che prevedevano, tra le altre cose, il divieto di vendita di alcolici ai minori di 18 anni a qualsiasi orario del giorno, controlli più severi in molti esercizi del centro storico e persino sulle linee degli autobus, dove “si annidano i veri bulli e si perpetrano le vere ingiustizie sociali”. Un Sindaco attento alla collettività, insomma. Ma il peggio, come succede sempre, doveva ancora arrivare.
La battaglia vera del Sindaco sceriffo fu infatti un’altra, quella contro la temutissima movida. Dopo aver dichiarato lui stesso di avere appreso questa parola da un servizio giornalistico su Italia 1, il dottor Costantini non perse tempo e iniziò ad elaborare un piano per scongiurare la piaga sociale degli ubriachi in giro per le strade di Marina di Porretta. Ma a questo punto una premessa è d’obbligo.
La guerra contro la movida iniziò in una calda nottata estiva, Notte Rosa 2008: negli stabilimenti balneari di Marina di Porretta si festeggia con musica ad alto volume, alcol a fiumi e tanta voglia di non pensare al domani. Ma quella sera il sottile equilibrio della movida viene rotto e alcuni giovani reggiani ubriachi, attraversando il breve tratto di pineta che separa gli stabilimenti dalla strada del lungomare, si riversano proprio su Via delle Nazioni rischiando di venire investiti dagli automobilisti frustrati in coda alla disperata ricerca di un parcheggio e che in quel momento avrebbero voluto essere al loro posto, a folleggiare come scimmie impazzite. I ragazzi iniziano a burlarsi di loro, urlandogli contro e ballando come indemoniati tra i cofani di lamiera bloccati dal traffico. L’irritazione delle persone al volante aumenta; iniziano a venire suonati i primi clacson; arrivano altri ragazzi dalla spiaggia convinti di avere trovato un nuovo divertimento per quella sera: prendere in giro quei poveri cristi dentro le loro vetture. Arriva la Polizia, ma la situazione non migliora: i giovani ribelli – il cui numero aumenta di minuto in minuto – si divincolano dalla presa degli agenti e iniziano a danneggiare per ripicca segnali stradali, bidoni e quant’altro si trovi attorno a loro. Alla fine deve intervenire addirittura la Guardia Forestale, che dopo diverse ore di tentativi sempre meno concilianti riesce con l’aiuto della Polizia a disperdere la folla di giovani e a far circolare il traffico che ormai si era ingolfato a livelli terrificanti.
Probabilmente il Sindaco non aspettava di meglio, per dare via al suo perfido disegno contro ogni forma di divertimento notturno. Dopo una settimana in cui i giornali strillarono indignati della vergogna e dello scandalo di quanto era successo, le ordinanze ammazza-movida erano belle pronte per essere sfornate come pagnotte calde. Ecco in sintesi cosa prevedevano: oltre al già noto stop alla vendita di alcolici dopo mezzanotte, apertura una sera a settimana per gli stabilimenti balneari, stop della musica a mezzanotte per gli stabilimenti stessi e per tutti gli altri pubblici esercizi che diffondono muscia all’aria aperta, mentre nei sabati di luglio e agosto eccezionalmente la musica potrà essere diffusa fino all’una con 65 decibel, mentre fino a mezzanotte i decibel salgono a 68. Ma non è finita.
L’ordinanza regola anche l’uso degli amplificatori e altoparlanti, consentito per i luna park e i parchi giochi, dal 1° giugno al 15 settembre dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 24 e dal 16 settembre al 31 maggio dalle 9 alle 23.
“Guai a chi si diverte” sembra avvertire lo sceriffo, mentre con la stella dorata ben appuntata sul petto percorre il lungomare in sella al suo cavallo, armato della fedele carabina e affiancato dalla sua scorta, uomini truci e pronti a tutto. Osserva ogni cosa, verifica che nessuno provi a divertirsi oltre il – poco – consentito e che le manifestazioni di gioia e spensieratezza anche nelle ore e nei modi permessi siano controllate e discrete, mai plateali o fastidiose, pronto a redarguire con austerità chiunque ecceda.
Districarsi tra tutti questi divieti e redigere una mappa di ciò che è ancora possibile fare risulta davvero difficile. I più virtuosi ci hanno provato, stilando un vademecum della movida lecita, ma il risultato che emerge è che per essere in regola con le varie ordinanze-cappio ci si stanca di più, soprattutto dal punto di vista organizzativo, che a lavorare durante il giorno e se bisogna vivere le poche ore di notte concesse con la frenesia che finiscano, l’occhio che periodicamente cerca l’orologio per vedere quanto tempo rimane, allora non ne vale la pena, tanto meglio andare a vedere un film al cinema o restarsene a casa. Se il sindaco Costantini sentisse queste cose sicuramente sorriderebbe soddisfatto, certo che il suo intento è riuscito.
Sandro Budini, noto habituè della movida notturna porrettiana e romagnola in generale, porta ancora addosso i segni delle lunghe nottate passate bere e fare bisboccia tra gli stabilimenti, e nonostante i suoi trentacinque anni ormai scoccati i suoi occhi e i suoi innumerevoli tatuaggi parlano per lui. Confessa la sua confusione nel non sapere come comportarsi, aggiungendo che in questi casi “sei davvero tentato di violare la legge”, e i modi per aggirarla ci sono, in primis portandosi dell’alcol da casa o acquistato in quantità da grossista prima di mezzanotte, attrezzarsi con radioline o piccoli altoparlanti da piazzare sulla spiaggia a pochi metri dagli stabilimenti ormai ridotti al silenzio. Ma ci confessa anche un’altra cosa. “Abbiamo ricominciato a cantare, come non facevamo prima.” Cantare per strada, a voce alta, per disturbare l’autorità e insieme dar vita ad una propria musica che continui a farli sentire vivi. I tribali tatuati sugli avambracci risplendono di una strana luce mentre Sandro ammette che in fondo queste ordinanze se le sono anche un po’ cercate. “Facevamo casino, forse troppo, ma nessuno ci ha mai dato un avvertimento serio prima di intervenire drasticamente”. Sandro guarda scoraggiato attraverso il ghiaccio del suo primo mojito pomeridiano, come a cercare in quel liquido verdognolo un’indicazione su che cosa fare, ma vi scorge ben poco a parte uno stelo di menta ormai rinsecchito.
Ma in tutto ciò c’è anche chi gioisce, e sono le famiglie con bambini piccoli, che riscoprono quel paradiso di silenzio, ordine e benessere di cui hanno bisogno. Finalmente possono farsi un giro in spiaggia senza gli ubriaconi o possono andare a letto alle undici di sera senza essere disturbati dal pulsare ritmico della musica delle varie discoteche marittime. E il Sindaco-sceriffo culla ognuna di loro, rimbocca loro le coperte e sussurra all’orecchio di stare tranquilli che sarà sempre così, che la movida ormai è morta a Marina di Porretta, che la famiglia è in primo piano, la famiglia è la priorità. Che si fottano, i giovani. Anche questa, signori, è la Romagna.
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