Bab Al-Shams, il villaggio resistente


L’11 gennaio scorso 250 attivisti palestinesi e internazionali, coordinati dal Popular Struggle Coordination Committee (PSCC), hanno occupato una collina nella zona di Al-Tur (terra privata palestinese) dietro le colline di Gerusalemme e vicino a una delle più grandi colonie israeliane della Cisgiordania, Ma’ale Adumim, e hanno piantato 24 tende da campo. È nato così il Bab Al Shams village, in italiano “Porta del Sole”.

Gli attivisti hanno accompagnato la costruzione del villaggio con questo annuncio: “Noi, figli e figlie di Palestina, annunciamo la nascita di Bab Al Shams. Noi, senza il permesso dell’occupante, senza il permesso di nessuno, siamo seduti qui oggi perché questa è la nostra terra e questo è il nostro diritto di viverla. Noi non staremo in silenzio di fronte all’espansione delle colonie e alla confisca continua della nostra terra”.

Un vero e proprio atto di resistenza non violenta, dunque. E la zona scelta per quest’azione pacifista non è una zona a caso, si tratta dell’area E1. In passato Israele con la lettera E faceva riferimento alla zona a Est di Gerusalemme. È stato quindi aggiunto il numero 1 per indicare un’area specifica di 13 chilometri quadrati, espropriata allo Stato palestinese nel 1970 per la costruzione dell’insediamento illegale di Ma’ale Adumi. Già nel 1964 quest’area era stata indicata dal governo Rabin come funzionale all’edificazione ed era stato elaborato un vero e proprio progetto E1: edificare un blocco di insediamenti israeliani da Gerusalemme a Gerico per spezzare in due la Cisgiordania, rendendo così impraticabile la soluzione dei due Stati, uno palestinese e uno israeliano.

Nel 2004 però l’amministrazione Bush si era opposta a tale piano e Israele aveva interrotto l’opera di edificazione, continuando invece la preparazione di infrastrutture stradali, idriche e abitative, in attesa di un pretesto per iniziare a costruire.
Il pretesto si è presentato il 29 novembre scorso quando l’Onu ha riconosciuto la Palestina come Stato osservatore.

La costruzione dunque del villaggio Porta del Sole ha voluto essere una risposta alla ripresa di un’attività di edificazione selvaggi da parte di Israele nell’area E1. Gli attivisti lo stesso 11 gennaio hanno presentato una petizione alla Corte Suprema chiedendo che il villaggio non venisse evacuato. La risposta: per i successivi sei giorni l’esercito israeliano non poteva intervenire. Ma questo non è bastato a fermare il governo Netanyahu, che ha dato una propria lettura della sentenza: il divieto di evacuazione era riferito alle tende, non alle persone.

Nella notte del 13 gennaio 600 militari e agenti di polizia israeliana hanno fatto irruzione nel villaggio, ferendo almeno sei palestinesi e arrestando tutti gli attivisti. 

BAB AL-SHAMS (Gate of Sun)

Nel nostro villaggio cresce tutto, tranne l’odio
Nel nostro villaggio il cielo accoglie il sole
Nel nostro villaggio le colombe dormono, sanguinanti,
sotto le baionette
Ho sognato, un giorno, di accogliere il sole dentro di me
E, attraversando la sua arcata, di scoprire l’alba della libertà
Ho chiesto la direzione
Ed ho raggiunto il campo, seguendo i suoi raggi
Nel nostro nuovo villaggio crescono ogni giorno tulipani
Che spargono il loro profumo più buono
La cosa più bella del nostro villaggio sono le donne
che tessono solitarie il loro abito di dignità
Dalla tenda che ci ha dato rifugio
Abbiamo gridato la nostra gioia, la nostra speranza, cantato canzoni patriottiche
Abbiamo bevuto tè e caffè preparato sul fuoco scoppiettante
E mangiato pane fragrante
Nel nostro villaggio, l’oscurità riempie la terra quieta
Il sole cerca di imitare la luna, con umiltà
Le piante crescono nella pianura
Che un bambino innaffia ogni giorno con il latte della libertà
Nel nostro villaggio, la Fenice vola alta nel cielo
Racconta con le sue ali l’epica cananea che avvolge Gerusalemme
Nelle sue montagne, odorose di zafferano e timo
Risuona il canto degli uccelli
Nel nostro villaggio, “La porta del Sole”, tutto è sotto la luce abbagliante
Avido di libertà, mantiene le torce accese
Nel nostro villaggio vivevamo in pace, senza problemi
Ma non lontano da nemici, pietre, uomini e crudeltà
Nei nostri villaggi, dalle nostre mani sbocceranno bellissimi tulipani
La ragazza palestinese canterà per la Palestina
Torneremo domani a “La porta del sole”,
per accogliere il cielo …………….Allora, regnerà la Pace.

Badia Dwaik (attivista palestinese)

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