Quo Vadis Chitarrista?


Tradotto: dove vai chitarrista? Dove ci sta portando questa nuova generazione? Sappiamo tutto quello che c’è da sapere di questo strumento? Che possibilità ci ha offerto, ci offre e ci può offrire una chitarra?

Quelle che possono sembrare domande esistenziali (anche un po’ astratte), in realtà vogliono essere solo un incipit volto a fare il punto della situazione in cui si trova il chitarrista ordinario al giorno d’oggi.

Come la storia ci insegna, possiamo vedere quanto nelle varie epoche il nostro strumento a sei corde è sempre soggetto a continue evoluzioni, che vanno da quelle della costruzione e della fabbricazione , a quelle riguardanti la parte sonora dell’esecuzione della melodia ed all’apprendimento tecnico vero e proprio, che ha fatto della musica una vera e propria arte.

Per sapere dove siamo diretti, meglio sapere prima dove siamo stati.

Innanzitutto possiamo dire che la vera grande svolta, nonché la più significativa, l’abbiamo avuta con l’avvento della chitarra elettrica. Questo strumento non solo aveva capacità di “mutare” il proprio suono (con l’apertura e la chiusura dei toni e del volume) ma traeva la sua forza anche da una sensibilità sonora che nessun altro strumento aveva. Questo è bastato tanto da crearsi uno spazio a 365 gradi nella musica moderna.

Con l’avvento degli amplificatori e la successiva fabbricazione di effetti  si sono aperti veri e propri mondi sonori, in cui il chitarrista delle varie epoche si è potuto creare un proprio marchio, una propria personalità musicale nella quale esprimersi e farsi riconoscere da generazioni intere, ancora tutt’oggi.

Sicuramente il periodo di maggiore espressione e delle sperimentazioni di questo strumento lo abbiamo avuto a cavallo degli anni 60 e 80, quando cioè, si era partiti alla scoperta di questo (allora sconosciuto)  strumento.

Gruppi ed artisti ne scoprirono aspetti diversi per dare voce al proprio genere di riferimento: chi sul ramo blues (Clapton,BB King ecc.), chi sul ramo del rock n’ roll (Elvis,Chuck Berry, Eddie Cochran, Buddy Holly ecc. ecc.), su quello del country (Eagles, Johnny Cash) e chi sul funky (James Brown, Earth Wind and Fire) ecc ecc.

Analizziamo ora la parte meno “storica” e più “tecnica”, ovvero di come si è evoluto questo strumento ed il modo di suonarlo.

Negli anni 50 e 60 si è partiti con un uso semplice della chitarra elettrica (anche rapportato ad i generi di allora) chitarre più che altro pulite, pochi effetti e molto rock’ n roll.

Negli anni 70 i sound si fanno più grezzi (vedi Jimi Hendrix), si iniziano a (vedere) sentire più effetti (delay, chorus, fuzz, wha solo per citarne alcuni), si comincia a sperimentare (vedi quello che musicalmente hanno “partorito” lo storico gruppo dei Pink Floyd). Il livello tecnico dei chitarristi si alza molto: le scale diventano più veloci, le tecniche diventano più complete, le composizioni si fanno più complesse e il chitarrista diventa da figura complementare a figura di spicco, solista. Potremmo definire questo periodo una sorta di vero e proprio Rinascimento musicale, un periodo dove si rimescolano gli stilemi classici e si parte a nuova vita.

E se gli anni 70 sono il Rinascimento, possiamo definire gli anni 80 come una sorta di Barocco, ovvero quel periodo dove si iniziano a usare sempre più effetti (ambientali e non) ed i livelli tecnici si alzano ulteriormente (nasce L’Heavy Metal), mentre il chitarrista diventa padrone di un più ampio repertorio di tecniche (sweep picking per citarne uno fra i tanti). Un periodo insomma dove si marcano (talvolta si migliorano) e si portano avanti le “scoperte” del 70’.

Negli anni 90 i generi più in voga erano sicuramente il pop da un lato ed il grunge dall’altro (affiancati da generi non meno importanti quali british pop e indie). Il primo con il suo “easy listening” con suoni puliti e leggeri, l’altro totalmente opposto, ovvero con suoni sporchi  e aggressivi (Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam). Effetti come fuzz, distorsioni e melodie accattivanti con tonalità più “scure” trovano spazio nelle composizioni più articolate.

C’è da dire, senza paura di essere smentito, che dagli anni 99 in poi è nato e morto ogni tipo di sound; sono sorti decine di generi musicali dai nomi pittoreschi ispirati dalle tendenze musicali più strane e lontane; tendenze musicali di cui non parleremo per rispetto dell’antica arte, per parlare di una vera rivoluzione culturale, partiamo dagli anni 2000 ad oggi.

Cos’è che caratterizza il sound di una chitarra elettrica oggi e che livello di conoscenza si è raggiunto?

Gli anni 2000 si possono definire come un periodo di generale livellamento. Per la maggior parte si tende sempre di più a produrre un prodotto orecchiabile e vendibile, a scapito di un prodotto di qualità, sacrificando così estro e fantasia personale che porterebbero alla sperimentazione di nuovi testi e nuovi canzoni con l’ausilio del puro strumento (purtroppo il business è diventato il principale nemico della musica oggi). Si è creato come un disorientamento generale in cui possiamo trovare più generi  di espressione musicale.

Una parte dei musicisti di oggi invece si dedica principalmente a cover, in memoria di quei grandi tempi che furono i favolosi anni 70 e 80.

Una parte invece si dedica a ricerche di sonorità sempre più sperimentali senza ausilio di tecnica, altri invece dell’ausilio della tecnica fanno la loro forza. Questo perché a tutt’oggi si è persa in gran parte la consapevolezza di ciò che si ha. E’ sempre più facile arrivare ad un livello tecnico equiparabile ad esempio a quello di un Eric Clapton  o ad un David Gilmour. Con l’avvento di internet l’informazione è cresciuta così come il bagaglio culturale di anni può essere appreso in poche ore, in qualsiasi parte del mondo, con un semplice click. Le registrazioni si possono fare anche in casa e andando sempre avanti si perde il significato enorme che hanno queste cose. Si è arrivati così a spostare l’attenzione all’immagine di un personaggio piuttosto che alla sostanza del prodotto musicale che esprime.

Con la mia ultima domanda voglio chiedere a voi: E’ possibile scoprire ed inventare qualcosa di nuovo al giorno d’oggi nel pianeta della chitarra? La risposta è si. Il nostro limite è soltanto la nostra immaginazione e la volontà che abbiamo di esprimere noi stessi e le nostre idee.

Naturalmente, queste che ho espresso sono valutazioni che posso condividere o meno con voi  sulla rubrica: prometto che sarò felice di rispondere a chiunque voglia arricchire e/o completare quanto sopra detto.

Concludo con una canzone del maestro Bruce Springsteen che vuole essere un incoraggiamento per le nuove generazioni. Come on up for the rising!

https://www.youtube.com/watch?v=HI8hYSpK3Aw

2 Comments

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  1. Fabio Pirola

    Io non sono un chitarrista, però ho studiato per cinque anni chitarra blues ed è uno studio che richiede davvero tanti sacrifici… e forse, tutte le “distrazioni” che abbiamo oggi a livello tecnologico non incoraggiano uno studio pieno e preciso come avveniva invece in passato… con la conseguenza di avere chitarristi magari più tecnici, ma sempre meno conoscitori della musica in senso ampio e sempre meno in grado di spaziare tra generi e stili.

    • Francesco Galassi

      Sono d’accordissimo con te! Purtroppo il troppo flusso di informazioni di questi tempi, paradossalmente, limita la conoscenza piena della musica in senso ampio come dici tu! Una volta magari si avevano più stimoli, si cercava di più “l’essenza” ed il gusto particolare che ha ogni cosa ed ogni genere!

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