Dimenticare il passato per iniziare una nuova vita. Comodo. Necessario
Vedo un giovane studente universitario che ogni mattino si sveglia, con gli occhi che ridono ma il cuore che piange, pronto ad immergersi nella frenesia sfibrante di una giornata che parte è frutto di scelte autonome e parte di scelte indotte dalle aspettative che l’ambiente esterno ha costruito su di lui.
Vedo un’ anziana signora che nel pomeriggio piovoso trascorre ore chiusa in casa passando da un libro ad un altro, annoiata, per far passare il tempo fino all’ora della cena: una zuppa di orzo e verdure.
Intravedo un signore di mezz’età che, con la fronte sudata torna a casa, dalla sua famiglia, guidando lungo la tangenziale in mezzo al rumore dei clacson , alle voci della radio e le luci delle offerte dei distributori di benzina.
Coccolo un gatto che, con gli occhi chiusi, mi fa le fusa, mi parla a modo suo; almeno lui è felice.
Quanti di noi hanno bisogno di una vita nuova?
Quando, verso metà ottobre, ho scoperto che l’argomento da sviluppare per gli articoli del “Discorsivo” del mese di novembre sarebbe stato “Vita Nuova” ho subito esclamato : << Che coincidenza! >>. Poco più tardi ho arricchito la scoperta con la notizia che tale traccia è stata suggerita da un fatto significativo: il cambiamento del nome del giornale che da “Dissonanze” diventa” Discorsivo”.
Riflettendo, il nome “Dissonanze” suggerisce qualcosa che stride, che urta contro qual cos’ altro ; deriva da dissonare in cui il prefisso “dis” ,di origine latina, indica opposizione ed attribuisce valore peggiorativo alla radice sonare. “Discorsivo” invece è un compendio fra ciò che scorre, è facile ed incline alla discussione, ma è, allo stesso tempo, (con significato squisitamente filosofico) logico, concatenato, cioè non intuitivo. Inoltre, in quest’ultimo il prefisso “dis” non compare più, in quanto le prime tre lettere di “Discorsivo” non sono una particella negativa aggiunta ad una radice (che in tal caso sarebbe: corsivo). E’ però interessante notare come il corsivo sia, in termini giornalistici, un breve articolo, scherzoso o polemico, su questioni di attualità.
Dopo tanto naming vi chiederete perché ho esclamato :<< Che coincidenza!>>. Ebbene, semplicemente perché mi ci sono riconosciuto appieno. Ultimamente infatti anche il mio modo di pormi nei confronti della vita, delle persone e dei fatti è cambiato in maniera profonda; non so ancora se questo sia l’inizio di una nuova vita, ma di certo è il passaggio da qualcosa che stonava, che cozzava nella mia esistenza ad un modo più rilassato, fluido di vivere gli accadimenti e di affrontare i problemi.
Torniamo alla domanda iniziale: quanti di noi hanno bisogno di una vita nuova? Non ho intenzione di rispondere in modo quantitativo, ma qualitativo.
Innanzitutto la scelta di cambiamento deve essere guidata da una forte consapevolezza di se, data dalla conoscenza dei propri limiti e quindi delle proprie potenzialità. Attenzione! Per limite non intendo un “finis” oltre il quale troviamo il nulla, ma un “limes” luogo di incontro fra sé e l’ignoto , linea di demarcazione mobile, non fissa. Con il termine limite voglio indicare un segno socratico di ciò che “ so di non sapere”: inevitabilmente cresce al crescere di ciò che so. Da questa base si può poi saltare verso il cambiamento in modo lento, riflettuto, oppure in modo più veloce, repentino, spesso drammatico. Il cambiamento lento è animato da una forza dolce che conferisce linfa vitale alla nostra creatività profonda, cioè alla nostra capacità di trovare nuove vie di sviluppo per il nostro essere sia in termini fisici che psicologici. Il cambiamento veloce è invece associato alla caduta che ci ha fatto toccare il fondo e alla forza di reazione che ci da la spinta non per girare pagina, ma per gettare via il libro che stavamo leggendo e per iniziare a scriverne uno noi.
Credo che questi cambiamenti abbiano in comune, oltre alla consapevolezza di cui ho detto sopra, anche la causa scatenante: la coincidenza. Ho sentito molti racconti di persone che hanno cambiato vita (o che credono di averlo fatto) ed in effetti tutti condividono la coincidenza come elemento che ha fatto traboccare il vaso ormai colmo.
Anche “ coincidenza “ è una parola con un significato importante, da esplorare. Infatti è il verificarsi casuale di due o più fatti che combaciano fra loro e si completano vicendevolmente. E’ perciò quel momento inatteso che, proprio perché tale, ci causa un’ epifania rivelandoci l’errore, la gabbia, la piccolezza del passato e ci spalanca una porta ignota che sentiamo ci condurrà verso qualcosa di nuovo che percepiamo come migliore. Inoltre, e mi avvio alla conclusione, l’altro aspetto della parola coincidenza è quello pratico che tutti sperimentiamo quando ci troviamo in stazione e dobbiamo scendere velocemente dal treno per salire sul successivo; bene è proprio la coincidenza che dobbiamo cogliere per varcare la porta che conduce al cambiamento, senza permettere che questa si chiuda perché non sappiamo quando una strana coincidenza ci permetterà di aprirne un’altra.
Vedo un giovane studente universitario che si sveglia al mattino per tuffarsi nella frenesia di una giornata movimentata.
Vedo un’anziana signora che trascorre pomeriggi interi leggendo romanzi che le ricordano la giovinezza facendola sorridere verso la vita che, con tutti i limiti dell’età che avanza, è pur sempre meglio dell’alternativa.
Vedo chiaramente un signore di mezz’età che in macchia, in tangenziale fra clacson e luci pubblicitarie si sente già a casa e sorride all’idea di abbracciare i suoi due bambini.
Continuo a coccolare un gatto che, con occhi chiusi, mi fa le fusa, parla a modo suo; anche lui è felice.
bell’articolo, il prossimo fallo sulla parola “scelta”!
Grazie mille! :=)
Bellissimo articolo ,)
Grazie, davvero!