Election Night, LIVE


November, 6th. Boston

 

11.16 p.m. (ET) NBC: “Obama re-elected”

11.17 p.m. (ET) FOX: “Obama re-elected”

11.19 p.m. (ET) CNN mostra la cima dell’Empire State Building, illuminata come due colonnine rossa e blu, dove la colonna blu ha toccato il culmine (quota 270 voti elettorali)

11.20 p.m. (ET) TWITTER <<This happened because of you, thank you>> (B. Obama)

Inizia l’attesa per il discorso di Romney che deve ammettere la sconfitta.

11.40 p.m. (ET) Dal quartier generale di Romney a Boston tutto tace. Il voto popolare (che comunque non ha alcun valore al fine dell’elezione) mostra che, fino ad ora, 45.494.000 di Americani hanno votato per Romney, contro 45.422.000 per Obama.

November, 7th. Boston

00.20 a.m. (ET) Il voto popolare riporta un vantaggio di appena 10.000 voti circa su quasi 100.000.000, a favore Romney. Il presidente sconfitto ancora rimane dietro le quinte. La East Coast è irrequieta (e vorrebbe andare a letto).

0.55 a.m. (ET) Romney esce sul palco del Boston Convention Center per il “Concession Speech”. Qui sotto alcuni passaggi del discorso dello sconfitto.

<<I have just called President Obama to congratulate him on his victory. […] I wish all of them well, but particularly the president, the first lady and their daughters. This is a time of great challenges for America, and I pray that the president will be successful in guiding our nation. […]

We look to our teachers and professors, we count on you not just to teach, but to inspire our children with a passion for learning and discovery.
We look to our pastors and priests and rabbis and counselors of all kinds to testify of the enduring principles upon which our society is built: honesty, charity, integrity and family.
We look to our parents, for in the final analysis everything depends on the success of our homes.
We look to job creators of all kinds. We’re counting on you to invest, to hire, to step forward.
And we look to Democrats and Republicans in government at all levels to put the people before the politics.

I believe in America. I believe in the people of America.
And I ran for office because I’m concerned about America. This election is over, but our principles endure. I believe that the principles upon which this nation was founded are the only sure guide to a resurgent economy and to renewed greatness. […] Thank you, and God bless America. >>

1.36 a.m. (ET) Obama, ora che il candidato ha ammesso la sconfitta, si presenta sul palco di Chicago per il “Victory Speech”.

Avrei voluto riportarlo, ma è difficile far delle scelte su cosa scrivere e cosa tagliare, e l’ora è davvero tarda. Rimando quindi alla sua trascrizione e direttamente qui sotto al video, 20 minuti davvero da non perdere (specialmente la seconda parte).

[discorso tradotto in Italiano http://www.youtube.com/watch?v=eztv-gHC7PI] [link alternativo http://video.msnbc.msn.com/nbc-news/49720780#49720780 ]

Il resto è la cronaca di una giornata in cui ci si sente davvero “nella storia”. A Boston la temperatura balla su e giù intorno agli zero gradi, ma il clima è tutt’altro. La mattina inizia con l’ultimo “consiglio” elettorale direttamente posto sulla porta di casa (pro ‪Elizabeth Warren‬, di Cambridge e professoressa ad Harvard, candidata per Obama al seggio del senato che fu di Kennedy).
La metro, le strade, piene di persone con l’adesivo “I voted“, negli angoli delle strade e nelle stazioni ancora gli irriducibili volontari con i cartelloni che per settimane hanno portato il loro contributo di propaganda. Questa è l’America che elegge il suo presidente, l’America degli Americani che da mesi girano con gli adesivi di uno o dell’altro candidato sulla maggioranza delle auto, che espongono i cartelli di supporto fuori delle case, che discutono e tifano i candidati ai dibattiti faccia a faccia, che fanno ore di code nonostante la temperatura gelida per votare (con volontari a offrire un thè caldo). La stessa America delle contraddizioni, come evidenziato nell’editoriale di Ottobre, dove a fronte di questo coinvolgimento politico che si respira, poco più del 50% degli aventi diritto effettivamente si reca generalmente alle urne.

 

Romney giunge in serata al centro congressi di Boston dove il partito repubblicano trascorrerà la notte elettorale, quartier generale in “terra ostile” trovandosi nel cuore democratico Americano, il Massachusetts (banale sottolineare lo schieramento di uomini e mezzi degno di quanto si vede solo nei colossal americani, come pure la presenza di giornalisti da ogni angolo del globo).

Arriva la serata. Uno dopo l’altro scattano i count-down della CNN che preannunciano l’arrivo del prossimo exit-poll. I locali, pub, ristoranti, sono attrezzati per la serata elettorale e sono punto di ritrovo per seguirne gli avvenimenti. Prima dello scadere della mezzanotte i giochi sembrano compiuti.

 

Gli Stati Uniti hanno un nuovo presidente. Quello che rimane è una campagna elettorale colossale, costata qualcosa come 7 miliardi di dollari ai due candidati. Una campagna elettorale combattuta, e soprattutto combattuta sui programmi, su “quel che ho fatto”, “quel che farò”. Una campagna elettorale vissuta nei dibattiti (basta seguire i primi minuti per capirne lo stile, e i temi trattati quali istruzione e lavoro con risposte chiare e precise).

E ora, come ha riportato per concludere il cronista di FOX, “next chapter begins”. Buon lavoro Mr. President.

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