London Tales: in scena gli abiti di Hollywood.


«Clothes are never a frivolity, they always mean something», James Laver.

I costumi di scena più famosi di Hollywood sono esposti da ieri in una mostra al Victoria and Albert Museum di Londra: le originali Ruby Slippers indossate da Judy Garland nel 1939 per interpretare Dorothy nel Mago di Oz, il costume di Darth Vader in Guerre stellari, il tailleur da viaggio di Kate Winslett in Titanic

Un’esposizione nata per raccontare la storia degli abiti di scena. Un centinaio i costumi cinematografici che ripercorrono un secolo di cinema. Tra i pezzi di maggior suggestione: l’abito bianco di Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza o quello color crema di Elizabeth Taylor in Cleopatra.

Con Hollywood Costume, il tempio londinese del design e della moda rende omaggio all’arte di chi crea abiti per il cinema, analizzando quello speciale rapporto tra costumista, attore e regista che porta all’invenzione di indimenticabili personaggi.

Dopo cinque anni di accurata ricerca in archivi e collezioni private, il V&A è finalmente approdato a un’eccezionale rassegna, la più grande mai realizzata. Il compito più arduo è stato recuperare i pezzi da esporre. In molti casi, dopo la produzione, gli abiti vengono abbandonati o danneggiati. Come nel caso di Robert De Niro che ha prestato personalmente cinque abiti da lui indossati in vari film e che aveva tenuto per sé (come la mantella-accappatoio leopardata che teneva sulle spalle danzando sul ring in Toro scatenato).

Molti i designer di moda che hanno offerto al cinema le proprie creazioni: Giorgio Armani, dai tempi di American Gigolo, ha fornito abiti per oltre duecento film. Per Paura in palcoscenico Hitchcock ha voluto Christian Dior, Paco Rabanne mitico costumista di Barbarella, il tubino nero di Hubert de Givenchy indossato con classe unica da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

Come spiega la costumista Deborah Nadoolman Landis in Costume Design, è importante non confondere il costume con la moda propriamente intesa e non pensare al suo lavoro come a «Halloween, fancy dress, theme park».

Per questo, a celebrare un’arte percepita come laterale a quella vera e propria del cinema – sebbene ogni anno l’Academy of Motion Pictures assegni gli Oscar ai migliori costumisti (molti i vincitori italiani, un’autentica scuola in questo ambito) – ci pensa la prima grande retrospettiva Hollywood costume.

C’è da scommetterci che in molti andranno a vedere dal vivo i calzoncini da boxer di Sylvester Stallone in Rocky, i vestiti di Robert de Niro in Taxi Driver, il vestito di velluto verde di Rossella O’Hara in Via col vento o l’abito sformato, il cappello e il bastone di Charlie Chaplin.

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