Impiccala sul più bello!


L’artista Duchamp abbozzò un’installazione dada raffigurante una possibile sposa scheletro. Lei avrebbe avuto in se stessa un serbatoio di benzina “amorosa”. Simbolicamente, il romanticismo del matrimonio a Duchamp pare “intimidito”, per una sessualità ancora potenziale. La sposa scheletro doveva accorpare un motore a cilindri “deboli” (da accendere). La dimensione del vissuto è sempre di tipo costante (con la nascita che tende inesorabilmente verso la morte). Per Duchamp, essa avrebbe una qualità desiderante. Se qualcosa ci manca, certo noi la cercheremo sempre (costantemente). Nella sposa scheletro, un magnete del desiderio faceva “scintillare” il motore a cilindri del corpo. Quest’ultimo per Duchamp sarebbe scoppiato in due tempi. In primo luogo, il magnete del desiderio doveva “scintillare”, entro una sorta di colonna vertebrale. Era la dimensione del vissuto, che inevitabilmente si poneva verso l’alterità della sua situazione esteriore. Poi, le “scintille” del desiderio avrebbero materializzato il battito d’un congegno ad orologeria. Quest’ultimo realisticamente appartiene al cuore. La sposa scheletro di Duchamp configura un vero marchingegno. Per il filosofo Lyotard, i suoi elementi avrebbero un movimento ripetitivo, benché a prima vista sia “teso” a cambiare. Il marchingegno si percepisce ad unire “per sbaglio”. Duchamp aveva immaginato che la sposa scheletro fosse celibe. Soprattutto la coppia di fidanzati riunisce un uomo ed una donna, ma sempre potendo volgere verso il matrimonio, o di contro l’abbandono. Duchamp chiamò Impiccato femmina la configurazione tridimensionale e cubistica della sposa scheletro. Nella fotografia di Manuela Kalì, il corpo è inquadrato di profilo. Emerge la composizione percettiva delle braccia. Esse quasi configurano un numero quattro. Basta collegare visivamente la triangolazione del gomito destro sulla spalla sinistra, il cui braccio è in verticale. Possiamo rinvenire la posa dada del cosiddetto Impiccato femmina, da Duchamp? Il braccio destro va allacciato ai capelli che cadono sulla nuca. Il nostro sguardo sarebbe indotto ad “incappucciare” l’intera testa della modella. Il volto cercherebbe di salire, come a sottrarsi dalla morsa del respiro, sul collo. La bocca è molto aperta. Pare che essa si sforzi di respirare. I capelli cadenti sul petto ci rimanderebbero al capo restante della corda (oltre il suo nodo, il quale rientrerà pure nella mano in alto). Nel complesso, la modella Sonia è percepita a posare col dinamismo del marchingegno. La spalla sinistra “urterebbe” il collo, contraddicendo la “distensione” della bocca, che vogliamo proiettare sull’angolo del gomito destro. La modella ha un corpo che “carbura” a due tempi. Il braccio sinistro funge da colonna vertebrale, urtando il collo. Il magnetismo del primo sul secondo si risolverebbe nella distensione della bocca, verso l’angolo del gomito destro. Qui, percepiremo il trapassare del “motore a scoppio” corporeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia consultata:

M. DUCHAMP, Scritti, Abscondita, Milano 2005, pp. 45-58

S. MAGNANI, La lettura lyotardiana di Marcel Duchamp, Parol – Rivista “On-line” 2002/2003

 

Nota biografica sugli artisti recensiti:

La fotografa professionista Manuela Kalì è nata nel 1980, e vive a Roma. In passato, lei aveva lavorato a Milano, come modella, nel campo della fashion industry. Nel 2002, Manuela Kalì sceglie di tornare a Roma, cominciando pure a scrivere il suo primo romanzo, intitolato Senza fiato, poi pubblicato nel 2009. E’ in quegli anni che matura il suo interesse per la fotografia. Manuela Kalì ora lavora nel campo del fashion, della pubblicità, del glamour. Per lei, la fotografia deve “seguire” il senso della visione, come se potesse “esplorarlo”, in maniera tale da ricavarne l’emozione. (www.manuelakali.it)

La modella Sonia Di Palma è nata nel 1992 a Roma, dove vive tutt’ora. S’è diplomata al Liceo Linguistico, ed ora frequenta l’Università “Americana” di Roma, volendosi laureare in Marketing. Sonia ama lavorare nel campo della pubblicità. Lei ha un passato da giocatrice di tennis, a livello agonistico. Sonia è chiamata affettuosamente dagli amici Jukebox, dal suo amore per la musica ed il canto. Eletta Miss “Roma Capitale” 2012, lei di recente ha anche partecipato a Miss “Italia” 2012, vincendo a Montecatini Terme, nella finale nazionale, il titolo di Miss “Forme Morbide”.

 

Nota biografica supplementare:

La fashion designer Silvia Meneghetti, nata a Roma, ha fornito il corsetto indossato dalla modella Sonia, in questa fotografia. Già laureata allo I.E.D. di Torino, lei è stata brava a fondare un suo marchio, dal titolo molto preciso: Les Bustiers. I corsetti di Silvia Meneghetti nascono per farsi indossare da tutte le donne. A lei, interessa assottigliare la vita e valorizzare il seno. Il corsetto deve uscire dal suo ambito classico (nella lingerie o per le cerimonie), divenendo un elemento chiave del guardaroba femminile, anche molto versatile (facendosi abbinare ai jeans come alle gonne). Silvia Meneghetti tiene a Milano la sua “base” lavorativa. (www.lesbustiers.com)

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