Trees of paper: corrispondenza dal Brasile #7


Cecilia Polizzi è una giovane laureata in Scienze della Comunicazione all’università di Bologna. Da tre anni è membro del comitato direttivo dell’associazione di volontariato “Mateando for Children”, che si occupa della tutela, della formazione e del sostentamento ai minori che vivono situazioni di disagio nella provincia di Buenos Aires.
Da aprile di trova in Brasile, per svolgere un’attività di volontariato itinerante dal sud verso il nord del paese allo scopo di acquisire maggior consapevolezza delle problematiche che affettano il continente latinoamericano anche al di fuori dell’Argentina.
Durante la permanenza in Brasile, ci ha inviato e continua a spedirci corrispondenza.  
Pubblichiamo qui a cadenza regolare le pagine del suo diario.

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25-04-2012
Piove sui cavi elettrici

L’unica differenza tra un bambino nato in una favela ed un bambino nato in qualunque altra parte del mondo é che quando questi gioca a guardia e ladri con pistole di cartone non si trova i poliziotti intorno.
É il preconcetto a creare una discriminazione culturalmente radicata sin dalla iniziale occupazione di queste montagne nel principio degli anni ’30.
Ció che si scorge oggi é solamente il prodotto degradato di un antico classismo.
É come se a poco a poco le favelas si siano tramutate in ció che la gente pensava che fossero.
Focolai di una miseria criminale.
Ed é proprio dalla stessa miseria criminale che oggi si cerca riscatto. In Argentina le chiamano “cittá occulte”, qui in Brasile le favelas assumono una evidenza tale per cui non possono non essere considerate parte integrante del quotidiano.
Parte integrante della cittá.
Parte integrante di quegli stessi bambini del centro che non vengono puniti dalla polizia per aver giocato a rincorrersi con pietre e bastoni di carta.

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