Goodbye, Anna


Per anni è stata la colonna di Vogue Italia, utilizzava il vintage prima ancora che venisse coniato il termine.

Anna Piaggi  è mancata la notte del 7 agosto. Con lei, scompare una delle figure più importanti del fashion system internazionale: piccola di statura, ma grande come giornalista.

La notizia della sua morte è arrivata ancora una volta da Twitter: «Anna Piaggi si è spenta oggi all’età di 81 anni, splendidamente camuffati dalla sua carnagione liscia come porcellana». Moltissimi i tributi, dal cordoglio di Francesco Scognamiglio e Stefano Gabbana, alle parole di Franca Sozzani: «23 anni di lavoro insieme, migliaia di Doppie Pagine insieme. Ti ricorderò sempre Anna».

La Piaggi non si limitava a creare e a dirigere importanti testate, ma anticipava sviluppi e mutamenti delle tendenze. Innovativa nei suoi collage d’immagini e parole, ha fatto della moda un linguaggio.

Paradosso eccezionale: la stessa donna che odiava ostentare nella vita, vestiva però in maniera decisamente eccentrica. Anna usava se stessa per le proprie invenzioni e, col passare degli anni, il confine che separava l’opera dall’autore scomparve. Indossava tutto quello che le passava per la testa: cappelli, tende, tessuti, oggetti di design, chili di trucco e di colore.

Diventò giornalista di moda nei primi anni Sessanta. Il mestiere era ancora da inventare, il Made in Italy un sogno. Dopo un inizio precario, intraprese la strada che, di giornale in giornale, l’avrebbe portata a Vogue Italia, dove arrivò nel 1968. Il momento era perfetto perché le sue fantasie scatenate potessero esplodere dalle Doppie Pagine patinate della rivista. A fine anni Ottanta diventò la musa del Kaiser Karl, che dedicò un fumetto al suo anticonformismo, Anna Chronique: «Anna inventa la moda. Nel vestirsi fa automaticamente quello che noi faremo domani».

La sua passione per fashion designer, stylist, per irriproducibili prototipi, per couture e millinery, hanno riempito il suo ricchissimo guardaroba: Anna collezionava di tutto e inventò il concetto di vintage quando ancora nessuno pensava di comprare e indossare abiti usati. I suoi look stravaganti resteranno a testimonianza dell’entusiasmo e del coinvolgimento.

Assisteva, assolutamente front row, alle sfilate più importanti, impeccabile nei vari strati dei suoi look insoliti. «L’unica italiana da fotografare», secondo il fotoreporter del New York Times, Bill Cunningham. Nel 2006 il Victoria & Albert Museum di Londra le dedicò la mostra Anna Piaggi Fashion-ology, esponendo oltre 3 mila dei suoi abiti e 265 paia di scarpe.

Smart crafts sono le sue ipnotiche Doppie Pagine di agosto: coloratissime immagini che offrono, come sempre e per l’ultima volta, la sua attenta interpretazione degli elementi base dello stile di oggi e che mettono sotto i riflettori tutti i temi e le tendenze di questa fall/winter 2012-13.

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