July Skies ad “Assalti al cuore”


Sabato 7 luglio 2012: Assalti al Cuore, Corte degli Agostiniani, Rimini centro.
75% di umidità, 27 gradi.
Cielo illuminato dalla luna appena calante, e dalle luci degli aerei in partenza.
Negli occhi ancora le immagini del video realizzato da Jacopo Quadri, dedicato alla memoria del regista e sceneggiatore Giuseppe Bertolucci, scomparso lo scorso 16 giugno.
Nella testa ancora i versi di Pier Paolo Pasolini e Attilio Bertolucci, interpretati con eccessiva affettazione da Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni.

Cinque inglesi fanno discretamente ingresso sul palco, e montano e accordano strumenti al buio della luna.
Una volta guadagnate le posizioni prestabilite, si accende il grande schermo dietro di loro, e la musica può cominciare.

I July Skies sono Antony Harding, Robert Glover, Benjamin Holton, Timothy Parkes, Mattew Pinfield. Forti di una carriera decennale, con quattro album all’attivo, due EP, la partecipazione a svariate compilation e il nuovo disco in arrivo, Antony Harding e compagni debuttano in Italia presentando in anteprima europea alcuni brani tratti dal loro prossimo lavoro, “A Day in the Country”.
E aprono il set eseguendo il primo brano del loro primo album:”Coastal Stations”. Una delicata e dilatata trama strumentale è la giusta premessa per un live che si rivelerà un viaggio onirico alla scoperta della countryside britannica, e alla riscoperta dei luoghi di quiete che ciascuno porta nella memoria.

Con rigore ed eleganza tipicamente inglesi, Antony Harding presenta tutte le canzoni, specificando da quale disco provengano, o descrivendone le suggestioni generatrici.

Gli undici brani proposti si susseguono tra melodie alle volte dolci, alle volte energiche, accelerate. La chitarra acustica di Timothy Parkes fa da fitta tela per le decise pennellate elettriche di Antony Harding e Benjamin Holton, che si rincorrono fino a sovrapporsi. Mattew Pinfield alla batteria ha un tocco molto disciplinato, e accompagna i crescendo senza mai eccedere in vigore.

Il riverbero che effetta la voce contribuisce a mantenere una costante atmosfera ovattata, quasi di rifugio in luoghi familiari.

Gli stessi luoghi rappresentati dalle proiezioni video, di accompagnamento al concerto. Immagini di realtà domestica, paesaggi campestri, quotidianità vissuta in semplicità. Luoghi dove dimenticare il sonno turbato e inquieto.

Il secondo brano eseguito è un’anteprima del nuovo disco, benché sia stato suonato in tante occasioni precedenti: “Lulworth Cove” descrive «la bellezza di passeggiare per la campagna il sabato pomeriggio, mentre tutti gli altri stanno facendo shopping, o seguendo una partita di calcio». Molto dolce e dilatato, conferma lo stile compositivo della band.

L’altro brano completamente inedito della serata è “September Comes Again“, che illude con un inizio mite e più cantato più del solito, poi si lancia in una lunga e intensa cavalcata.

Salvo queste novità, e “Birds Fly South on Winter”, contenuta nella compilation “Music & Migration II” pubblicata lo scorso anno, lo show è proiettato alla produzione passata della band. In scaletta “Girl on the Hill” è l’unico brano estratto dal più recente disco, “The Weather Clock” (2008); grande spazio, invece, a “The English Cold” (2004).

Avete mai provato a descrivere a parole i vostri sogni? A volte il linguaggio verbale fatica a riportare fedelmente immagini, e sensazioni residue. Ma dove le parole falliscono, la musica riesce.
E quella dei July Skies, con i selvaggi strumenti del rock sapientemente addomesticati, riesce particolarmente bene.
La staticità del corpo, le galoppate della mente.

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