Dinamiche di un acquisto insensato


E quindi?

Ho un casco senza possedere alcuna moto.

Che problema c’è?

Dove sta scritto che per comprare un casco bisogna avere sotto le natiche un due-ruote con cui sgasare?

Lo avevo adocchiato da un pezzo quel cosino lucido e nero. Mi urlava “Coooomprami!”. E l’ho fatto.

A primo acchito, in verità, era stato un colpo di fulmine con un enduro della KTM, ma il portafoglio nella tasca dei pantaloni mi diede una gomitata fortissima nella pancia.
Inutile dire che rinunciai all’impresa: lui era il più forte fra i due.

Per ripicca uscii dal negozio con il casco nero in mano. Bello. Acuminato. Sfavillante. Profumava di cuoio.

Fu in quel momento che iniziai a fare una botta di conti: ipotizzando di trovare un lavoro stabile, sette giorni su sette, trenta euro al dì, esclusi i festivi, sarebbero mancati circa novantadue anni all’incasso lordo del mio primo milione. Novantadue anni e mi sarei potuta permettere all’incirca duecento moto da cross, come quella su cui avevo lasciato gli occhi e un ragguardevole quantitativo di bava.

Ma il mio buon umore, basato sulla speculazione di gioia derivato dal nuovissimo acquisto, durò poco: il tempo di svoltare l’angolo per andare a recuperare la bici, incatenata a chissà quale palo del paese.

Incontrai un amico:

Uelà, la moto nuova?

-No, l’ho lavata con Perlana.

Secondo amico:

-Hai comprato una moto?

-La grandine ha ammaccato la bicicletta e ho dovuto ripiegare su qualcosa di più resistente (il casco nda).

Il prete del paese:
-Guarda che non voglio darti l’estrema unzione, dopo che avrai fatto un incidente con la moto.

Non avevo nemmeno sprecato il fiato per rispondere a quest’ultima trovata, simpatica quanto le zanzare a digiuno.

Tornai a casa: fantastico. Avevo infilato il casco nel cestello davanti al biciclo (giusto per essere raffinati) e via, pedalate a non finire.

-Mamma, guarda!

Tirai fuori il casco e lei impallidii. Non soddisfatta, rincarai la dose:

-C’è una specie di corsa di motociclette giù a Gioia Tauro la prossima settimana.

-Toglitelo subito dalla mente! Non avrai mica comprato una moto? E comunque non ti lascerei andare nemmeno con qualcun altro!

Era quasi cianotica, tanto l’avevo spaventata: se avessi aggiunto altro sarebbe morta di sicuro.

-Io ho semplicemente comprato un casco. Tutto il resto lo hai montato tu, come un bel film.

Non sto a ripetere la serie di gentili epiteti che mi rivolse subito dopo.

Incredibile, tutti avevano avuto l’intuizione della moto.

Due più due: lei ama l’enduro, girava sempre in moto con il suo ex ragazzo, ora l’ho incontrata con un casco al braccio… Ha comprato il KTM dei suoi sogni.

Se incontrassi la vecchia zia zitella con un cagnolino al guinzaglio, la prima cosa che penserei sarebbe “oh, finalmente ha deciso di condividere la sua vita con qualcuno”?

Non credo. Sicuramente mi fionderei sul cane facendo strani versi, come fossi impazzita.

Se andassi in farmacia a comprare dei profilattici, non sarebbe scontato il fatto che abbia perso la verginità.

Se fossi obesa, potrei avere una malattia congenita e non forzatamente un enorme appetito.
Se entrando in casa mia qualcuno vedesse una chitarra, non sarebbe d’obbligo per me saperla suonare. Per me o qualsiasi altro mio familiare.

Magari la usano i miei gatti per far festa. Oppure non è una chitarra, ma un oggetto d’arredo.

E poi, perbacco, esistono veterinari allergici al pelo degli animali da compagnia!

Siamo diventati tutti giudici, degli Sherlock Holmes.

Non ho avuto il coraggio di smontare tutti i loro castelli, i loro ragionamenti: dire “non ho una moto, ma solo un casco” li avrebbe indotti a darmi dell’idiota. Una frase elementare, ovvia, banale diventa inconcepibile, se va a contraddire la logica comune.

Ora che ho sparato a zero su ogni aspetto dell’acquisto di un casco senza possedere la moto, devo riconoscere la mia codardia, per non aver nemmeno provato a spiegare le ragioni di questo gesto.

Forse perché non c’erano delle vere e proprie ragioni.

Forse perché mancano ancora novantadue anni al mio primo milione.

Forse perché ho avuto una sfiducia preventiva nelle persone che mi circondano.

Forse perché è stata un’idiozia sul serio, ma non posso riconoscere l’errore: ho anche io un orgoglio, no?

Ma sì, in fondo qua grandina spesso e la sicurezza viene prima di tutto! 😉

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