Antimafia sociale, per una cultura della legalità.


Questa settimana parliamo con il Gap, Gruppo antimafia Pio La Torre. Come siete nati e che cosa fate?

La nostra nascita come associazione risale a novembre 2011, però come gruppo informale operiamo a Rimini già dal 2009. Le nostre attività principalmente sono: sostegno a una cooperativa sociale di tipo B che opera sui terreni confiscati alle mafie a Corleone; raccolta fondi; organizzazione di eventi pubblici per riuscire a sponsorizzare le attività della cooperativa.  Oltre a questo facciamo sensibilizzazione su temi di antimafia e di infiltrazione e radicamento mafioso al nord, in particolare sul nostro territorio: Rimini, Romagna, San Marino.     

Nella vostra azione lavorate da soli o collaborate con altre realtà analoghe?

Abbiamo molte collaborazioni in fieri; a livello locale e provinciale abbiamo operato con un gruppo di Morciano, “Il caffè”, facciamo parte di un coordinamento di associazioni antimafia della provincia di Rimini in cui vi sono: “Vedo, sento, parlo”; la Cgil e altri soggetti come il “Centro autogestito Grotta Rossa”, alle attività del coordinamento partecipa anche la Provincia di Rimini. Siamo molto legati al gruppo “Sottomarino” di San Marino e ad altri  come il circolo Arci “Pane e le rose” di Forlì, il “Gruppo dello zuccherificio” a Ravenna e la rete No-name- Antimafia in movimento di Bologna.    

L’uomo della strada pensando ad attività di antimafia immagina operazioni di polizia e di intelligence; in che senso è importante fare antimafia sociale e promuovere la cultura della legalità?

Nel senso che il contrasto alla mafia nasce dalle attività quotidiane: dalla denuncia dei piccoli abusi che si riscontrano giorno per giorno, siano alla denuncia del mafioso che chiede il pizzo. Non c’è un salto tra queste due attività ma una continuità tra l’inizio, appunto la denuncia della piccola cosa, sino poi a denunce che portano anche a esporsi in prima persona  contro il fenomeno mafioso. Le operazioni di polizia servono per togliere alle organizzazioni delle persone operative. Questo però non sradica il fenomeno a livello sociale, perché è necessario far capire alle persone che è la mafia nel suo insieme a essere un problema; l’appartenente che viene arrestato non basta a sradicare il fenomeno.  E’ solo agendo sulle persone, sui ragazzi in particolare, come fanno anche altre associazioni, per esempio Libera, che si può iniziare a fare antimafia sociale, poi anche a livelli più impegnativi, per esempio con la promozione di osservatori e il rapporto con i comuni per la gestione dei beni confiscati. Sono molte le attività che possono essere utili, oltre l’azione della magistratura e della polizia. Sono proprio loro a ricordarci che la loro azione è importante ma è un 25%, l’altro 75% lo deve fare la società, l’unica che può emarginare la mafia. Fondamentalmente serve un nuovo modo di pensare alle cose, un fermento culturale e una spinta forte che viene dal basso, dalle associazioni, dalle cooperative. quello che si cerca di fare è creare cultura antimafia più che fare lotta nel senso “violento” del termine.               

Si dice spesso che la criminalità organizzata oggi ha cambiato faccia, indossa la maschera del rispettabile uomo d’affari, questo fino a che punto è vero e in che modo si può combattere?

Direi che per il territorio riminese e dell’Emilia-Romagna è completamente vero; praticamente il 100% dei casi che sono stati portati alla luce tramite operazioni di polizia ma anche attraverso inchieste giornalistiche rivelano che ci sono imprenditori e professionisti collusi con la mafia. Queste persone operano alla luce del sole mentre all’ombra riescono a mettersi d’accordo con la criminalità organizzata, che le sfrutta per mostrarsi limpida. Soprattutto per quanto riguarda il riciclaggio di denaro è fondamentale avere professionisti che aiutino a ripulire i soldi, così anche per l’ingresso in imprese tramite la compravendita di quote azionarie; non è possibile che si esponga il mafioso, ed è qui che subentra l’avvocato oppure l’imprenditore che desidera fare un aumento di capitale. Anche personaggi della nostra zona, come Elio Baiocchi o l’avvocato Cavalli sono implicati in questi eventi, anche se al momento  attendono ancora l’esito del processo che li proclamerà innocenti o colpevoli.    

Quali sono secondo voi i mezzi per disincentivare l’economia mafiosa e promuovere quella legale?

Noi riteniamo questo un punto fondamentale, combattere l’economia mafiosa è innanzitutto ridare possibilità al tessuto economico, riminese e italiano, di crescere legalmente, quindi pagando le tasse, per poter proseguire nel cammino verso una ripresa economica il più veloce possibile. Cerchiamo di promuovere i prodotti che arrivano dalle terre confiscate, portarli nella nostra zona e venderli. questo perché spesso la provenienza dei prodotti non si conosce, questi sono biologici e certificati, legali al 100%, non ci sono mafiosi che fanno da intermediari o che coltivano direttamente le materie prime. Questo può essere uno stimolo importante per la società civile. Poi ci sono le istituzioni locali che devono fare la loro parte, attraverso il monitoraggio degli appalti, creando liste bianche, opposte a quelle nere, in cui includere tutte le imprese che hanno, oltre il certificato antimafia, che è un metodo importante ma non decisivo per capire qual’è la composizione societaria di un’impresa, anche altri requisiti che le permettono di essere dichiarata legale al 100% e quindi idonea a partecipare ad appalti pubblici. Lo stesso dovrebbe valere anche tra privati, cercando di monitorare tutti i fallimenti e ricostruzioni di un imprenditore attraverso lo screening dei dati che ha la confcommercio; incrociando i dati sugli affitti e sulle case sfitte che può fornire il comune. Sono molte le cose che possono essere fatte per migliorare l’economia. A volte si pensa che queste attività burocratiche possano ingolfarla, non c’è dubbio che la burocrazia italiana sia oltremodo pesante per le imprese,  però questi tipi di controlli sono necessari per migliorala, non per deprimerla.

Le dichiarazioni di Grillo prima delle amministrative riguardo alla parità o addirittura a un rapporto peggiorativo tra Stato e mafia sono state molto discusse; cosa ne pensate in quanto associazione antimafia?           

Fantozzi direbbe:” E’ una cagata pazzesca” raccogliendo probabilmente 90 minuti di applausi; Questa la realtà perché ha detto una cosa che, oltre a essere demagogica e populista, non corrisponde assolutamente al vero. E’ totalmente decontestualizzata dal contesto italiano, la mafia uccide, non chiedendo il pagamento delle tasse, ma attraverso un pizzo che non scende e non sale a seconda dei governi ma rimane sempre uguale. Soprattutto, per chi non paga lo Stato, dopo vari gradi di giudizio, può arrivare la requisizione dell’impresa; mentre la mafia brucia, uccide, ti picchia senza alcuna remora. Anche Rimini ha vissuto questo fenomeno con l’operazione Vulcano nel 2011; ci sono imprenditori che sono stati picchiati o che venivano portati a vedere un altro imprenditore picchiato dalla mafia. Oltre a essere falso è totalmente fuori dalla realtà.      

Per concludere: quali sono le vostre prospettive per il futuro?

Continuare su questa strada: continueremo a vigilare sulla realtà locale e su ciò che succede a livello nazionale, sia legislativo che dal punto di vista delle inchieste; a fare pressioni sul sindaco e sul vice sindaco di Cattolica perché i beni confiscati che possono essere ancora assegnati, quelli non ancora venduti, siano effettivamente ridati alla collettività, per qualsiasi utilizzo loro ritengano più opportuno per la realtà cattolichina.  Avremo poi alcune iniziative come il 23 giugno in cui saremo a San Clemente con una bellissima associazione di Morciano con cui collaboriamo, “Il caffè” e faremo un incontro con Salvatore Borsellino, il 24 giugno invece saremo a Marzabotto a parlare all’Anpi nazionale  della nostra attività, il primo settembre poi, con l’associazione “Una goccia per il mondo”, organizzeremo un evento in cui speriamo di poter portare il procuratore Gian Carlo Caselli a Rimini, per intervistarlo sul radicamento mafioso al nord; visto che a Torino c’è stata un’operazione tra le più importanti a livello italiano degli ultimi decenni, che ha portato all’arresto di più di 150 possibili collusi con la ‘Ndrangheta. Vogliamo cercare di far capire qual’è l’attività mafiosa in Romagna, ci piacerebbe anche scrivere un libro, anche se ancora siamo ingolfati da esami e tesi dei nostri soci, ma speriamo di arrivarci a breve. Ovviamente continueremo a lavorare con il coordinamento antimafia per cercare di esportare l’attività antimafia anche al grande pubblico perché per noi non è  una questione di visibilità ma di vero contrasto. 

+ Non ci sono commenti

Aggiungi