Focus Eurolega: CSKA Mosca


Da lassù, al colonnello Gomelski sarà scesa una lacrima. Il CSKA, l’ Armata Rossa, che torna a raccogliere il meglio del movimento cestistico russo (anzi, si po’ addirittura dire sovietico, dato che tra le fila dei moscoviti ci sono anche i lituani Lavrivovic, Siskauskas  e Kazlauskas, rispettivamente i primi due in campo e il terzo in panchina), come già succedeva negli anni ’60 e ’70. Oggi, tuttavia, ad aggiungere qualità c’è la presenza dell’ unico americano della squadra, Jamont Gordon. Obbiettivamente, la corazzata russa sembra davvero inaffondabile, anche alla luce del cammino che l’ ha vista cadere una sola volta, quest’ anno, in Eurolega. Una marcia che fa davvero paura, e che ha radici profonde nella campagna europea dell’ anno passato.

LA RIVOLUZIONE RUSSA
Sbolognato frettolosamente Evgeny Pashutin, che aveva portato la squadra nel 2010 alle Final Four benché fosse il suo primo anno alla guida di un club così importante, la dirigenza moscovita si era affidata a Dule Vujosevic. Il tecnico serbo era stato la vera sorpresa dell’ Eurolega 2010, perché capace di portare il piccolo Partizan Belgrado fino alla fase finale di Parigi. Sappiamo però com’ è finita l’ avventura del coach sulla panchina russa: eliminazione al primo turno, risultati altalenanti anche in campionato ed esonero, con Kazlasukas chiamato a sostituirlo. I ritiri di J.R. Holden e Trajan Langdon ha poi dato il via al processo di rinnovamento che ora è sotto gli occhi di tutti: per tornare competitivi, si è rastrellato in giro il meglio di quel che il mercato offriva. La crisi economica greca ha facilitato l’ approdo di Milos Teodosic, uno tra i tre migliori playmaker europei. Poi è arrivato Darjius Lavrinovic dal Fenerbaçhe, e poi le ultime perle dal mercato NBA, complice il lockout che ad inizio stagione ha bloccato l’ attività del basket professionistico americano.  Approfittando di ciò, sono giunti a Mosca Krstic e soprattutto Kirilenko, che erano entrambi free- agent senza restrizione, e dunque liberi di accordarsi con chi volevano. È stato un ottimo colpo soprattutto il russo, che fra una cosa e l’ altra ha avuto anche modo di essere inserito nel quintetto ideale dell’ Eurobasket 2011, dove ha guidato la nazionale di David Blatt al terzo posto finale. Arma micidiale a questi livelli, meno fisici dell’ NBA, e dunque con più possibilità di far pagare i mismatch che lo vedono prevalere sulle altre ali piccole per la sua altezza (211 cm.) e sulle ali forti per la sua tecnica e per l’ abilità con cui sa colpire anche allontanandosi da canestro. Nessun elemento del Panathinaikos, l’ avversaria del CSKA alla Final Four di Istanbul, sembra in grado di marcare un tale mix di fisico e tecnica. D’altra parte, già le due gare in regular season sono finite appannaggio dell’ Armata Rossa, vincitrice in casa e corsara ad OAKA, l’impianto degli uomini di Obradovic. Il quale però preparerà di sicuro qualche sorpresa al collega Kazlauskas.

LO STILE DI GIOCO
Ben delineato, il quintetto iniziale di Kazlauskas: Teodosic, Siskauskas, Khryapa, Kirilenko e Krstic sono i cinque con cui il coach lituano predilige partire. I due nazionali russi sono intercambiabili sia in difesa che in attacco, dove possono agire in entrambi i ruoli di ala. Già detto di Kirileno, Khryapa è più fisico e meno dinamico, più basso ma con maggiori abilità difensive. Krstic torna rinforzato dalle arene NBA, abituato alla fisicità imperante oltreoceano, mentre in connazionale Teodosic è quanto di meglio si possa trovare, in materia di playmaker capaci di impostare così come di finalizzare: l’ unica pecca del serbo è che forse spesso ad andare fuori giri e a fare tutto da solo, ma in un contesto come quello moscovita questo difetto si è visto meno che in passato. Ago della bilancia insieme a Kirilenko è Siskauskas, che è guardia grossa fisicamente, con tiro mortifero ed esperienza da vendere (lo vedemmo anche a Treviso, vinse lo scudetto 2006 con Blatt in panchina), che muore dalla voglia di portarsi a casa il terzo titolo di Eurolega della sua carriera. Insomma un bel mix di campioni, quello proposto quest’ anno dal CSKA. Che diventa ancora più imponente se si guarda la panchina, dove figurano un play veloce e realizzatore come Shved, un play- guardia forte fisicamente e poliedrico come Gordon, un lungo bidimensionale come Vorontsevich e uno fisico ma tiratore come Darijus Lavrinovic, dotato anche di un’ ottima intelligenza di gioco e di perfetti fondamentali. Una squadra così forte e completa, almeno a livello europeo, è difficile ricordarsela. Forse è addirittura una delle più forti che da queste parti si siano mai viste.
CURIOSITÀ
Diventa interessante, in conclusione, guardare i precedenti tra Jonas Kazlauskas e Zelimir Obradovic, due coach che hanno fatto la storia del basket recente. Già detto dei recedenti stagionali, la curiosità nasce dal fatto che entrambi sono stati commissari tecnici delle rispettive nazionali, fra l’ altro nello stesso periodo (dal 1996 al 2001 per il lituano, un anno in meno per il serbo, che però ha avuto un’ ulteriore appendice dal 2004 al 2005). Ebbene, a livello di gare dentro o fuori i precedenti sorridono ad Obradovic: nel 1996 la sua Yugoslavia (allora ancora si chiamava così) vinse 66 – 58 contro la Lituania del collega nelle semifinali alle Olimpiadi di Atlanta, e replicò l’ anno successivo con il successo 75 – 60 nei quarti di finale dell’ Eurobasket che poi vide gli slavi sul gradino più alto del podio. Per due anni sfide ufficiali non ce ne furono, ma nel 2000, alle Olimpiadi di Sydney, chi trionfò nei quarti di finale fu Kazlauskas (76 – 63). Infine, il precedente più originale: ai Giochi Olimpici del 2004, l’ attuale tecnico del CSKA era assistente di Del Harris sulla panchina della Cina, che superò 67 – 66 la Serbia che era appena tornata in mano ad Obradvic.Per tacere del fatto che, a livello di club, dal 2004 al 2006 si sono affrontati sulle sponde opposte dei due club di Atene. Insomma, quella che si svolgerà a Istanbul sarà una sfida tra titani. Per chi vorrà seguirla, non perdersi neanche un’ azione diventerà un piacere, più che un obbligo.

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