Focus Final Four: Regal Barcellona


Fermandosi un momento a riflettere, è curioso pensare come all’ interno di un club che raccoglie più discipline sportive come il Barcellona, possa esserci un’ impronta caratteristica così differente, da una sezione all’ altra. Prendiamo quelle del calcio e del basket, che operano in seno alla società blaugrana: mentre la squadra di Guardiola si contraddistingue per sua la mentalità offensiva e la sua capacità di realizzazione, quella dell’ altro enfant du pais Xavi Pascual fa della solidità nella metà campo difensiva la propria arma in più, affidandosi in attacco a schemi di base su cui innesta il talento dei singoli. Analoga operazione, ma al contrario, succede ai rivali storici del Real Madrid, dove la mentalità prettamente difensiva (ma non solo) degli uomini di Mourinho è controbilanciata dal basket veloce e offensivo della squadra di Pablo Laso.

 

LO STILE DI GIOCO

Tutto si può dire di Xavi Pascual, tranne che non sia un uomo pragmatico. La mentalità e il suo gioco non sono spettacolari, ma mirano a massimizzare l’ efficacia dei grandi interpreti che ha a disposizione. Ecco la grande differenza tra lui e il predecessore Ivanovic, uomo il cui sistema sopravanzava qualunque singolo avesse in squadra. Il gioco del coach blaugrana si sviluppa in modo molto semplice, a livello di quintetto base: c’è Huertas in cabina di regia che, dopo aver portato la palla nella metà campo offensiva, cerca il blocco in punta del lungo, che di solito è Boniface Ndong, mentre a dare pericolosità sotto i tabelloni rimane Lorbek. Dopo aver ricevuto il blocco, il play brasiliano serve palla a uno degli esterni (Eidson o Navarro) e si apre sul lato, da dove magari può ricevere un eventuale passaggio di ritorno, e da lì o servirla nuovamente, o penetrare o tirare (anche da tre punti, dove ha una discreta mano). Se l’ azione non prosegue nelle sue mani si cerca Lorbek dentro l’ area, in post alto o basso che sia, dato che è in grado sia di mettere palla per terra che di giocare spalle a canestro. Non è un caso che sia proprio il lungo sloveno il miglior realizzatore dei catalani, almeno a livello europeo: 13.8 punti contro i 13.3 di Navarro, che resta ad ogni modoun fattore importante, dato che può crearsi un tiro da solo, così come trovare il canestro grazie a un’ iniziativa personale: soprattutto nel caso che i giochi del Barcellona siano stati spezzati. Un elemento inimitabile, Navarro, “l’unico giocatore che possa sbagliare cinque tiri di fila senza che nessuno gli dica nulla”, copyright di Sergio Scariolo dopo la vittoria ad Eurobasket 2011. Dalla panchina, poi, si alza Victor Sada, playmaker più razionale e più difensivo rispetto a Huertas, e non va sottovalutato l’ apporto di Pete Mickeal, ala fisica e con punti nelle mani, il vero ago della bilancia nell’ Eurolega vinta dai catalani nel 2010 a Parigi, spesso bloccato dagli infortuni nelle ultime due annate.

 

IL FATTORE LUNGHI

La profondità nel reparto lunghi è la vera arma in più dei blaugrana. Già detto dei movimenti a livello complessivo, va analizzata anche l’ affascinante rotazione che Pascual utilizza. In quintetto solitamente partono Lorbek e Ndong. Il primo fornisce le sue mani educate e le sue capacità realizzative, mentre il centro camerunense, almeno ad inizio gara, è il perno attorno a cui gira il Barcellona :il suo compito è infatti quello di ancorare la difesa catalana, andare in aiuto e a rimbalzo, saltare e stoppare, oltre che portare blocchi in attacco. Svolge così sostanzialmente lo stesso ruolo che Tyson Chandler aveva nei Dallas Mavericks dell’ ultima finale NBA, quella che i texani hanno poi vinto. In alternativa, questa funzione è affidata a Kosta Perovic, che è (relativamente) meno fisico del centro africano, ma dispone di una migliore tecnica. Diverso è se in campo ci sono CJ Wallace e Fran Vasquez: sono lunghi caratteristicamente diversi rispetto a Lorbek e Ndong: atletico e propenso al taglio sulla linea di fondo lo spagnolo, capace di mettere palla per terra l’ americano,  e di agire anche come playmaker aggiunto, palleggiando e facendo muovere la difesa oltre la linea dei tre punti.

 

LE PROSPETTIVE

La finale sembra un traguardo minimo, per il Barcellona, che si troverà però prima ad affrontare il rompicapo Olympiakos. La grande avversaria sembra essere tuttavia il CSKA: insieme hanno raccolto solo tre sconfitte in totale, in questa edizione di Eurolega (due per i russi, una per i catalani), e le cifre sono più o meno simili. In attacco meglio i primi (85.5 contro 75.5), in difesa meglio i secondi (61.5 contro 71.9), che sono in grado di piazzare parziali di 6-7 punti consecutivi in poche azioni offensive, grazie alla solida difesa e all’ attacco mutaforma. Una cosa è sicura: se la finale di Eurolega dovesse effettivamente CSKA – Barcellona, la definizione di “più grande spettacolo dopo il Big Bang” non andrebbe troppo lontano dalla realtà.

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